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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 14 NOVEMBRE 2024

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Taurianova, ecco i Nomi e Video delle persone arrestate nella notte dai carabinieri. Tanti insospettabili finiscono in manette Operazione “SPES CONTRA SPEM”: 11 misure cautelari a carico di esponenti della cosca di ‘ndrangheta “ZAGARI-FAZZALARI-VIOLA-SPOSATO” e “AVIGNONE” di Taurianova. Pasquale Zagari, tornato in libertà dopo trenta anni di reclusione, aveva tentato di riprendere il controllo egemonico del territorio

Nella giornata odierna, nella Provincia di Reggio Calabria, Brescia e Monza-Brianza, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto di militari dei Comandi Provinciali competenti per territorio, dello Squadrone Carabinieri Eliportato “Cacciatori“ e dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, sotto lo stretto coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Capo Dott. Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione all’Ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria (Dott.ssa Tommasina Cotroneo), su richiesta del Procuratore Aggiunto Dr. Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Dr.ssa Giulia Pantano, nei confronti di 11 persone (di cui 10 sottoposti alla custodia cautelare in carcere e 1 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione illegale di armi anche da guerra, esercizio arbitrario delle proprie ragioni, sostituzione di persona, truffa anche aggravati dal metodo e le finalità mafiose, avendo preso parte o comunque favorito la ‘ndrangheta nelle sue articolazioni territoriali operanti in Taurianova, denominate cosca ZAGARI-FAZZALARI-VIOLA-SPOSATO-TALLARIDA e cosca AVIGNONE, nelle loro attività di condizionamento e assoggettamento del territorio, delle persone e della locale vita imprenditoriale ed economica.

I soggetti destinatari della misura cautelare, tutti originari di Taurianova, sono:

  1. ALESSI Antonino, classe 1989;
  2. AVATI Francesco, classe 1982;
  3. AVIGNONE Domenico, classe 1975
  4. CANNIZZARO Giuseppe detto Enzo, classe 1970;
  5. CARIDI Annalisa, classe 1970;
  6. DE RACO Giuseppe, classe 1964, sottoposto agli arresti domiciliari;
  7. LAFACE Claudio, classe 1964;
  8. LAFACE Giuseppe, classe 1986;
  9. LEVA Rocco, classe 1975;
  10. PEZZANO Marzio, classe 1970;
  11. ZAGARI Pasquale, classe 1964.

Sono inoltre indagati in stato di libertà:

  1. A., classe 1966;
  2. A., classe 1971.
  3. M., classe 1972;
  4. G., classe 1980.

La complessa e articolata attività investigativa, convenzionalmente denominata “Spes contra Spem”, è stata avviata dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova nel giugno 2020, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – D.D.A., P.M. Dott.ssa Giulia PANTANO, e supportata da attività tradizionali e specialistiche compresi servizi di osservazione e pedinamento, il tutto rafforzato dalle testimonianze di alcuni imprenditori vittime di estorsione.

La genesi dell’indagine è rappresentata dalla raccolta di alcune dettagliate informazioni, resa possibile dalla capillarità dei Comandi Stazioni profondamente inseriti nel tessuto sociale del territorio, che hanno fatto ipotizzare che alcuni imprenditori erano vittime di vessazioni ed estorsioni da esponenti della criminalità organizzata locale.

Lo sviluppo delle investigazioni, capillarmente coordinate dalla DDA reggina, ha permesso di riscontrare le prime informazioni acquisite nonché identificare alcuni vittime che, una volta sentite, hanno ammesso le vessazioni e le richieste estorsive subite da parte, in particolare,  di due storici referenti mafiosi di zona, AVIGNONE Domenico e ZAGARI Pasquale, quest’ultimo tornato a Taurianova dopo una lunghissima detenzione ed un periodo di sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale nel Nord Italia.

Proprio Pasquale ZAGARI, avvalendosi della fattiva collaborazione di partecipi e gregari, come l’AVATI Francesco, ALESSI Antonio e LEVA Rocco, era tornato nel suo paese di origine da capo e reggente, referente mafioso per la risoluzione di qualsivoglia questione, anche privata, da vecchio ‘ndranghetista mai ravvedutosi realmente, che chiede il “pizzo” o cui ci si affida per la risoluzione di contrasti privati, tentando di ristabilire quel controllo egemonico del territorio scalfito dalle recenti operazioni di polizia.  ZAGARI Pasquale era l’unico esponente di rilievo della famiglia ad essere libero da vincoli giudiziari, atteso che gli altri fratelli ZAGARI Giuseppe cl.’63 e ZAGARI Carmelo cl.’69 sono detenuti, il primo condannato con sentenza definitiva alla pena dell’ergastolo ed il secondo condannato anche dalla Corte di Appello di Reggio Calabria nell’ambito procedimento penale c.d. “Terramara Closed” (esecuzione risalente al 2017) perché ritenuto appartenente ad associazione di tipo mafioso, unitamente alle sorelle, ZAGARI Italia cl.’59 (moglie dell’ergastolano VIOLA Marcello cl.’59) e ZAGARI Rosita cl.’75, entrambe condannate per concorso esterno nell’ambito dello stesso procedimento “Terramara Closed”, ed al cognato Fazzalari Ernesto, marito di quest’ultima, anch’egli già condannato con sentenza definitiva alla pena dell’ergastolo per plurimi omicidi, e catturato dopo una ventennale latitanza nel 2016. Anche ZAGARI Pasquale, uno dei principali protagonisti della faida di ‘ndrangheta di Taurianova nei primi anni ’90, era stato condannato all’ergastolo, pena però poi rideterminata in 30 anni di reclusione, conclusi con un periodo di sorveglianza speciale nel Nord Italia.

ZAGARI Pasquale aveva anzi avviato un apparente percorso di “riabilitazione sociale”, partecipando a dibattiti, convegni e incontri, come testimone di redenzione, pentendosi del suo passato criminale, e contro l’ergastolo ostativo, in ultimo proprio a Taurianova, nel settembre 2020.

In realtà, proprio nei primi permessi rilasciati durante la sorveglianza speciale una volta uscito dal carcere, ZAGARI era ritornato a Taurianova per compiere le sue attività delittuose, insieme a nuove leve della criminalità organizzata.

In particolare, per come acclarato dalla complessa indagine, con la fattiva collaborazione di altri indagati, medianti gravi minacce, anche evocando esplicitamente i morti della faida di Taurianova e la sua capacità di risolvere i problemi con la violenza, ha costretto imprenditori e cittadini a dazioni in denaro, sia per rafforzare la cosca di appartenenza e sia per il mantenimento delle famiglie in carcere, o li ha costretti ad abbandonare i locali utilizzati per l’attività commerciale svolta, o ancora si è intromesso nella compravendita di terreni, chiedendo somme di denaro non dovute per autorizzare l’acquisto o comunque coartando la loro volontà nelle scelte imprenditoriali e private, in favore di altri soggetti a lui vicini. ZAGARI, da storico ‘ndranghetista, ha anche offerto e imposto la sua protezione mafiosa, non richiesta, alle vittime, in cambio di aiuti economici e favori, il tutto per tentare di ristabilire il controllo egemonico del territorio e ottenere l’assoluto riconoscimento di “capo”. Proprio a causa della violenza e insistenza delle sue pretese, nell’ottobre 2020 è stato arrestato in flagranza dai Carabinieri di Taurianova, in occasione dell’ennesima “visita” ad una delle vittime, in realtà vicenda rientrante in un più ampio piano delinquenziale.

In tali gravi fatti entrano in gioco anche altri soggetti, come PEZZANO Marzio, DE RACO Giuseppe, CANNIZZARO Giuseppe, i quali, benché apparentemente estranei a contesti mafiosi, si erano rivolti a vario titolo proprio a ZAGARI Pasquale per risolvere forzatamente in loro favore le controversie in corso con alcune delle vittime delle condotte estorsive (anche al fine di ottenere il rilascio dei locali utilizzati per le attività aziendali), così divenendo veri e proprio mediatori, partecipi  e “mandanti” delle azioni delittuose, ricercando e ottenendo quell’aiuto “mafioso” che rafforza e fortifica la criminalità organizzata nel territorio, in sostituzione dello Stato. Una richiesta illecita di aiuto che però si è ritorto contro di loro, essendo stati destinatari di misura cautelare quali concorrenti in estorsione aggravata dal metodo e finalità mafiose.

RICOSTRUZIONE STORICO-GIUDIZIARIA “VENERDI’ NERO”

La faida di Taurianova, scatenatasi a cavallo degli anni ’80 e ’90, aveva infatti visto contrapposte la ‘ndrina Zagari-Viola-Avignone detta comunemente “cosca di Jatrinoli” e la “cosca di Radicena”, all’interno della quale erano aggregati gli Asciutto-Neri-Grimaldi.
Il potere mafioso su Taurianova, durante gli anni ’80, veniva esercitato in un regime di “monopolio” dalla famiglia AVIGNONE, rappresentata dai fratelli Filippo cl. ‘29 (deceduto poi per cause naturali), Giuseppe cl. ‘38 ed Antonio cl. ‘31. Tuttavia una serie di eventi provocavano uno squarcio all’interno di tale consorteria, primi fra tutti gli arresti operati nei confronti di AVIGNONE Giuseppe cl. ’38 ed altri, a seguito del processo, definito dalla Corte di Assise di Palmi il 21.7.1981, concernente anche la tristemente nota strage di Razzà del 10 aprile 1977.
Storico capo della cosca di Jatrinoli divenne Giovinazzo Domenico cl. 45, espressione della famiglia Avignone, che scarcerato nel 1988, riusciva a mantenere il dominio della famiglia di origine, riorganizzando il clan e dando nuova linfa all’organizzazione criminale.
Per la sua ferma e netta presa di posizione contraria all’ingresso della ndrangheta nel mercato della droga fu ucciso dal gruppo mafioso di Radicena. L’assassinio di Domenico Giovinazzo, nel maggio del 1990, diede la stura ad un cruento conflitto tra il gruppo dominante, in cui primeggiava Rocco Zagari, e quello degli Asciutto della cosca di Radicena, in ascesa nei circuiti criminali e soprattutto nel traffico degli stupefacenti, alla cui affermazione si era opposto Giovinazzo Domenico.
Nella faida fu ucciso nel giugno del 1990 anche Francesco Asciutto, padre di Santo, successivamente a capo della consorteria di Radicena nel periodo più acceso della faida.
Zagari Rocco (padre di Zagari Pasquale cl. 64) veniva quindi ucciso il 2 maggio 1991 mentre si trovava in una sala da barbiere a Taurianova.
Di qui il sanguinoso scontro, consumatosi il 3 maggio 1991, un “venerdì nero” appunto allorquando la furia vendicativa degli Zagari si concretizzò in molteplici attentati ai danni di esponenti della cosca rivale.
In quel triste venerdì 03.05.1991 (c.d. venerdì nero), in risposta all’uccisione di ZAGARI Rocco cl. ’32, , avvenuta nel primo pomeriggio del 2.5.1991, venne perpetrata la strage di quattro persone, colpevoli di avere legami parentali con accoscati del gruppo contrapposto, ovvero quello degli ASCIUTTO – NERI – GRIMALDI.
Nello specifico, il primo omicidio di quel 03.05.1991, si concretizza alle ore 12:30, quando SORRENTO Pasquale cl. ‘62 veniva raggiunto da diciannove colpi di arma da fuoco. Solamente quattro ore più tardi in via Grimaldi, nei pressi dell’Ufficio Postale, vengono assassinati i due fratelli GRIMALDI, Giuseppe cl. ‘37 e Giovanni cl. 32; rispettivamente padre e zio dei due collaboratori di giustizia, GRIMALDI Vincenzo cl. ‘71 e GRIMALDI Salvatore Roberto cl. ‘68, uomini di fiducia di ASCIUTTO Santo cl. ‘64.
Le due vittime, lontane da ogni ambiente delinquenziale, erano stati trucidate con numerosi colpi d’arma da fuoco, tanto che la testa di GRIMALDI Giuseppe fu staccata dal tronco e ritrovata a circa otto metri di distanza dal corpo. Gli accertamenti balistici effettuati dimostrarono che uno dei fucili utilizzati in questo duplice omicidio era stato anche usato per uccidere il SORRENTO. Sempre nella stessa giornata, alle ore 20:30 viene eseguita l’uccisione anche di LA FICARA Rocco cl. ‘59.
Alla mattanza del “Venerdì nero” di Taurianova seguì una forte mobilitazione sociale e mediatica, oltre che una vigorosa reazione delle autorità politiche centrali.
Il 31 maggio 1991, il decreto legge 164 introduce le “Misure urgenti per lo scioglimento dei consigli comunali e provinciale e degli organi di altri enti locali, di tipo mafioso”. Il Prefetto di Reggio Calabria dispose la immediata sospensione del consiglio comunali di Taurianova , successivamente sciolto con dpr il 02 agosto del 1991.

All’ampiezza dell’arco temporale di azione delle due cosche, è correlato il cospicuo numero dei fatti delittuosi (20 omicidi, 10 tentati omicidi, episodi di estorsioni tentati e consumati, porto e detenzione di un rilevante numero di armi), realizzati con una successione cronologica a volte terrificante, in quanto ad un omicidio ai danni di un gruppo, seguiva immediatamente la risposta di sangue dell’altro che, volendo essere maggiormente “efficace” sul piano criminale, si caratterizzava per una violenza ed efferatezza inaudita.
La faida si concluse con la prevalenza della cosca di Jatrinoli però falcidiata da numerose operazioni giudiziarie.
Dopo un periodo di detenzione e di sorveglianza speciale, Zagari Carmelo divenne l’esponente di maggiore rilievo.
Infatti Viola Marcello classe 1959 (genero di Rocco Zagari per averne sposato la figlia Zagari Italia), Giuseppe Zagari e Pasquale Zagari (entrambi figli di Rocco Zagari e fratelli di Carmelo) erano stati condannati a lunghe pene detentive e Fazzalari Ernesto (ritenuto parte della famiglia Zagari perché fidanzato di Rosa Zagari, figlia di Rocco e sorella minore di Zagari Giuseppe, Pasquale e Carmelo) si era dato alla latitanza.

Il primo accertamento giudiziale, in ordine temporale, quindi, circa la sussistenza ed operatività a Taurianova e comuni limitrofi della cosca Viola-Fazzalari-Zagari si ha con la sentenza del procedimento “Venerdì Nero”, emessa dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria in data 10 febbraio 1999, divenuta definitiva in data 27 novembre 2002.
La successiva sentenza della Corte di Assise di Palmi del 22 settembre 1999, nell’ambito del procedimento “Taurus” a carico di Abramo Francesco + 79, invece, verteva, come detto, su una serie di omicidi e tentati omicidi susseguitisi verso la fine degli anni ’70 a Taurianova, riconducibili alla faida che insanguinò quel centro urbano fino agli anni ’90, scoppiata dopo l’omicidio di Rocco Zagari, avvenuto il 2 maggio 1991.
Secondo la ricostruzione fatta in sentenza, le organizzazioni che si sono fronteggiate aspramente sono state quelle facenti capo alle famiglie Asciutto-Neri-Grimaldi (legate al gruppo dominante sull’intera piana di Gioia Tauro delle famiglie mafiose dei Piromalli e dei Molè) e quelle facenti capo alle famiglie Avignone-Zagari-Fazzalari-Viola.
I due gruppi venivano indicati rispettivamente come “cosca Radicena” e “cosca Iatrinoli” in relazione alla denominazione del rione di provenienza all’interno del paese di Taurianova dei rispettivi accoliti.
Nella sentenza venivano ripercorse:
– prima della guerra di mafia, le fasi del dominio incontrastato della famiglia mafiosa degli Avignone (rappresentata dai fratelli Filippo poi deceduto per cause naturali, Giuseppe ed Antonio, sino all’intervento dei provvedimenti di sorveglianza speciale dell’agosto 1990 che imponevano l’allontanamento dalla Calabria dei componenti più in auge);
– il fenomeno dell’attività estorsiva che rappresentava la principale fonte di reddito delle cosche;
– la nascita del gruppo di Radicena, con a capo Santo Asciutto, insofferente alla supremazia degli Avignone; dal 1988 le tensioni creatisi che sfociarono nella guerra di mafia a “fini espansionistici” e di “monopolio criminale”, la cui caratteristica peculiare era stata proprio quella del passaggio di appartenenti di un gruppo criminale ad altro gruppo opposto nel corso del suo svolgimento;
– la scissione del gruppo di Iatrinoli sul finire della faida con un mutamento dei rapporti di forza in senso favorevole alla cosca Zagari-Viola-Fazzalari, detta anche “cosca Iatrinoli”.
Nel processo “Taurus” furono condannati alla pena dell’ergastolo i fratelli Zagari, Giuseppe e Pasquale, nonchè Ernesto Fazzalari che veniva condannato:
– per la sua partecipazione ad associazione di stampo mafioso per avere fatto parte della cosca Avignone-Zagari-Viola-Fazzalari;
– per l’omicidio di Maisano Vincenzo (avvenuto il 9 febbraio 1989), commesso in concorso con Zagari Giuseppe, fratello di Carmelo. Il movente dell’omicidio era costituito dal fatto che il Maisano, spacciatore di sostanza stupefacente, aveva rifornito di droga Zagari Felice, figlio di Zagari Rocco e fratello di Zagari Giuseppe, Zagari Pasquale e Zagari Carmelo, deceduto successivamente per overdose;
– per il tentato omicidio di Sorrento Antonio, esponente del clan rivale, avvenuto in data 13 luglio 1991, commesso in concorso con Zagari Giuseppe e Viola Marcello (Zagari Pasquale, dopo una condanna in primo grado, veniva mandato assolto dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria
– per l’omicidio di Asciutto Francesco;
– per il tentato omicidio (in concorso con Zagari Giuseppe e Avignone Guerino) avvenuto il 30 giugno 1990, di Asciutto Santo, considerato il capo della cosca di Radicena, contrapposta a quella di Iatrinoli
Nell’ambito del procedimento Taurus era emerso che: (…omissis…) gli ZAGARI prediligevano il settore tradizionale delle guardianie abusive e delle tangenti con inserimento diretto anche negli affari politici mediante rappresentanti di particolare rilievo come l’anziano Rocco ZAGARI ed il suo giovane genero, Marcello VIOLA, eletti nel consesso civico di Taurianova.

Appunto relativo arresto “Fazzalari” anno 2016

Ulteriore colpo inferto alla cosca Zagari è stato quello relativo all’arresto di Fazzalari Ernesto, all’epoca 46enne, avvenuto il 26 giugno 2016, in Molochio (RC) frazione Monte Trepitò, in esecuzione di un ordine di carcerazione a seguito di condanna all’ergastolo, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, porto e detenzione illegale di armi. L’operazione, eseguita dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, era giunta ad esito di articolata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia.
Il prevenuto, latitante di massima pericolosità, all’epoca secondo dei ricercati per importanza e pericolosità, era inserito nel programma speciale di ricerca, irreperibile dal giugno 1996 allorquando sottrattosi all’arresto nell’ambito dell’operazione convenzionalmente denominata “TAURUS”, era stato poi individuato all’interno di un’abitazione in complesso di caseggiati a ridosso di impervia area aspromontana.

Dettagli dell’operazione del giugno 2016

FAZZALARI, ritenuto elemento di vertice dell’articolazione territoriale della ‘ndrangheta operante prevalentemente in Taurianova, Amato e San Martino di Taurianova e con ramificazioni in tutta la provincia ed in altre in ambito nazionale, sorpreso nel cuore della notte, non aveva opposto resistenza e, subito dopo l’irruzione degli operatori del GIS, aveva fornito le proprie generalità lasciandosi ammanettare.
Nel corso delle successive operazioni di perquisizione era stata rinvenuta una pistola con il relativo munizionamento, nonché altro materiale ritenuto di interesse per ulteriori approfondimenti investigativi.
All’interno dell’abitazione, al momento dell’irruzione, inoltre, era stata trovata anche una donna, di anni 41, tratta in arresto per i reati di procurata inosservanza di pena, concorso in detenzione di arma comune da sparo e ricettazione.