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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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Taiji, la caccia ai delfini è ufficialmente aperta

Taiji, la caccia ai delfini è ufficialmente aperta

Primo giorno di caccia ai delfini. La denuncia dello “Sportello dei diritti”

Taiji, la caccia ai delfini è ufficialmente aperta

Primo giorno di caccia ai delfini. La denuncia dello “Sportello dei diritti”

 

Oggi nella prima giornata di caccia, causa maltempo niente cattura, ma la stagione
dei prelievi proseguirà per sei mesi fino a marzo. Le imbarcazioni che a Taiji,
in Giappone, saranno utilizzate per la cattura dei delfini da destinare ai delfinari
e per la macellazione sono rimaste tutte in porto. “La stagione è iniziata oggi
e durerà fino alla fine di febbraio”, ha riferito un funzionario dell’associazione
dei pescatori di questa città nel sud-ovest dell’arcipelago”. Mentre gli ambientalisti
erano già arrivati sul posto per monitorare le operazioni. L’ultima campagna di
caccia aveva provocato reazioni indignate, specialmente da parte dell’ambasciatore
degli Stati Uniti in Giappone, Caroline Kennedy, che aveva denunciato la “disumanità”
di questa pratica in un messaggio sul suo account di Twitter. Questi pescatori del
porticciolo attirano i delfini in una baia, circa 2.000 ogni anno, uccidendone una
parte per vendere la loro carne. Gli altri sono venduti ai parchi acquatici. Dietro
all’esibizioni di delfini ammaestrati, la maggiori attrazioni dei parchi acquatici,
c’è un lato decisamente oscuro, la provenienza e delle modalità di cattura di questi
animali. Le loro evoluzioni incantano moltissimi visitatori, che sono però ignari
della. La cittadina di Taiji, chiammata la baia insanguinata, situata nel sud del
Giappone, dà in questo senso molte e inquietanti risposte. In questa località la
cattura dei delfini rappresenta una consolidata attività economica poiché un esemplare
destinato ai parchi acquatici può valere centinaia di migliaia di franchi. Dopo
essere stati avvistati al largo dai pescherecci, i branchi vengono fatti deviare
dal loro corso attraverso il rumore prodotto e propagato in acqua da bastoni metallici.
I delfini, frastornati, vengono così disorientati e forzati a entrare all’interno
di questa angusta baia, dove la ristrettezza dello spazio si rivela non di rado fatale.
Si procede quindi alla famigerata selezione. Da una parte, gli esemplari ritenuti
idonei ai parchi acquatici. mentre quelli scartati, vengono uccisi al fine di commercializzarne
le carni come genere alimentare. I delfini sopravvissuti una volta introdotti nei
parchi, vivono in condizioni di intenso stress, denuncia Giovanni D’Agata, presidente
dello “Sportello dei Diritti [1]”. Forse non lo sapete ma il delfino è l’animale
che sta peggio di tutti in cattività. In natura questi mammiferi possono vivere
anche fino a 60 anni, in cattività muoiono dopo un paio di anni, i più irriducibili
arrivano a 12-15 anni. In passato quando 20/30 anni fa in Inghilterra si costruirono
delfinari in ogni posto quegli introdotti preferirono uccidersi sbattendo la testa
contro le pareti delle vasche oppure ingerendo le mattonelle. È giusto andare a
vedere i delfini nel loro habitat, dove possono nuotare liberi come accade per i
loro simili di Cuba, Findhorn e delle isole Skye, Mull e Iona (oltre alle orche e
alle balene) in Scozia, e dell’Irlanda, dove attirano migliaia di visitatori ogni
anno pur essendo liberi in mare aperto. C’è un paese importante come l’India, che
proprio di recente ha deciso di vietare i delfinari nel proprio territorio.