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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Su Calabria on web l’intervista ad Antonio Staglianò, vescovo di Noto

Su Calabria on web l’intervista ad Antonio Staglianò, vescovo di Noto

“Ammiriamo l’umiltà di Benedetto XVI che si ritiene ‘servo inutile’, dopo aver fatto tutto quello che c’era da fare, e aver capito ora che per continuare a fare quello che c’è da fare occorreva dimettersi, per permettere ad altri di avanzare operativamente l’azione di evangelizzazione”

Su Calabria on web l’intervista ad Antonio Staglianò, vescovo di Noto

“Ammiriamo l’umiltà di Benedetto XVI che si ritiene ‘servo inutile’, dopo aver fatto tutto quello che c’era da fare, e aver capito ora che per continuare a fare quello che c’è da fare occorreva dimettersi, per permettere ad altri di avanzare operativamente l’azione di evangelizzazione”

 

 

Perché Benedetto XVI ha lasciato il soglio pontificio? Risponde Antonio Staglianò, vescovo di Noto e teologo fine (copiosa la sua produzione culturale) nato 53 anni fa ad Isola Capo Rizzuto.

Intervistato da “Calabria on web” (www.calabriaonweb.it), il magazine edito dal Consiglio regionale, il vescovo meridionale che parla fluentemente il tedesco, afferma: “Non parlerei di trauma. È vero che un certo sconvolgimento questa scelta l’ha prodotta. Ma la comprenderemo gradatamente; forse meglio di noi i nostri posteri. Tuttavia, non sono state sconvolte le norme, perché il codice di diritto canonico contempla anche un’eventuale dimissione del sommo pontefice, purché avvenga nella piena libertà. Potrebbe sembrare cinica l’affermazione ‘morto un Papa se ne fa un altro’, e invece dice una verità splendida: siamo tutti a servizio e nessuno è indispensabile. Ammiriamo l’umiltà di Benedetto XVI che si ritiene ‘servo inutile’, dopo aver fatto tutto quello che c’era da fare, e aver capito ora che per continuare a fare quello che c’è da fare occorreva dimettersi, per permettere ad altri di avanzare operativamente l’azione di evangelizzazione”. Definisce “illazioni da corridoio” le tesi per cui, grazie alle dimissioni di Benedetto XVI, si potrà finalmente dare compiutezza al Concilio Vaticano II ed avviare un rinnovamento delle istituzioni della Chiesa: “Il Concilio Vaticano II, proprio nell’anno cinquantenario della sua convocazione, sta conoscendo, grazie agli impulsi di Benedetto XVI, un approfondimento di tipo storico, teologico e pastorale”. Per Staglianò: “La Chiesa si rinnova solo ritornando alla sua origine. Il Concilio Vaticano II ha avuto questo grande merito: non si è scagliato contro nessuna eresia né ha condannato alcun riformatore. Ci ha voluto riportare alla genesi del cristianesimo e così ha promosso il rinnovamento della Chiesa. Questa è la strada, o meglio, il metodo che bisogna seguire. Dialogo, ascolto, incontro, proposta, annuncio: queste sono le parole-chiave del rinnovamento del corpo ecclesiale. E attenzione: la Chiesa non è solo la Curia Romana. Questa è al servizio della comunione universale, ma non il suo criterio. Guardiamo ai molteplici fermenti di fede, di carità, di grazia e di speranza sparsi in tutto il mondo e comprendiamo che le spinte del Concilio sono all’opera”. Fine della monarchia nella Chiesa? Per Staglianò “parlare di monarchia o di democrazia nella Chiesa non pare appropriato. C’è solo l’esigenza del governo che richiede spirito di discernimento e di servizio e non sete di potere. Qualora ciò avvenga, vuol dire che si è travisato il Vangelo. Per cui, se vuole, più che di democrazia bisogna parlare di comunione, e più che di monarchia bisogna parlare di responsabilità pastorale. Non si tratta di un gioco di parole, ma di essenza stessa della Chiesa. Ribadiamolo: la Chiesa cattolica non è interpretabile (in ogni suo gesto) in termini solamente sociologici, perché è evento ‘teandrico’, coinvolge cioè non solo l’elemento umano, ma anche l’azione stessa di Dio. Le dimissioni di Benedetto XVI, lungi dall’essere ‘uno scendere dalla Croce’, saranno di fatto un entrare più profondamente ‘nello spessore della Croce’, abitandone dimensioni nascoste, non appariscenti, eppure reali”.

Sulla stanchezza del Papa e sugli scandali che hanno turbato la Chiesa, mons Staglianò argomenta: “Che il Papa sia stanco ed affaticato, è sotto gli occhi di tutti. La questione degli scandali è stata affrontata con coraggio e realismo. E’ chiaro però che problemi molto seri, insabbiati per decenni, non possono trovare una soluzione immediata. C’è bisogno di tempo. E Benedetto XVI ha fissato le premesse perché si giunga a una soluzione. Da esperto teologo e uomo di governo, lui capisce che non si potrà sanare, entro lo spazio del suo pontificato, questa grave ferita. Spetterà ai suoi successori portare avanti l’opera di rinnovamento da lui iniziata”.