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TAURIANOVA (RC), VENERDì 26 APRILE 2024

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Spilluccio il riccio

Spilluccio il riccio

Arriva il terzo protagonista de “Le storie da giardino”

di GABRIELLA CAPPELLI

Spilluccio il riccio

Arriva il terzo protagonista de “Le storie da giardino”

 

di Gabriella Cappelli

 

 

Vicino alla casa dei nonni c’era una piccola pineta immersa fra i vigneti. In questa pineta, fra gli altri animali, viveva una famiglia di ricci: c’era Papà Riccio, Mamma Riccio e quattro piccoli ricci di età diverse. Il più piccolo di tutti era anche il più vispo ed era la disperazione di Mamma Riccio perché combinava sempre guai. La tana della famigliola si trovava ai piedi di un grande e vecchio pino, era confortevole e Mamma Riccio la teneva sempre ben pulita anche se non era semplice con quei piccoli frugoletti. Papà Riccio usciva tutti i giorni dalla tana per andare a procurare il cibo per tutta la famiglia. La pineta era ben provvista di bacche, radici e piccoli frutti e la famigliola aveva sempre di che sfamarsi. Solo Spilluccio non riusciva a saziarsi e quello che il babbo portava non gli bastava mai.

Era un giorno d’estate e tutta la famiglia stava riposando nel fresco della tana, quando Spilluccio si svegliò sentendo brontolare il suo piccolo stomaco. Cercò di addormentarsi di nuovo, ma la fame ebbe il sopravvento e Spilluccio, cercando di ingannare il tempo nell’attesa che anche Papà Riccio si svegliasse ed uscisse per procurare la cena, si affacciò alla porta della tana e … Mamma mia, com’era tutto immenso la fuori!

Spinto dalla curiosità uscì dalla porta: anche i fiori e l’erba intorno erano più alti di lui! Guardandosi intorno Spilluccio cominciò a camminare e non si accorse che si stava allontanando dalla tana.

“Come sono alti questi alberi e che immenso tappeto verde c’è per terra” – pensava mentre camminava.

D’un tratto gli alberi non c’erano più e Spilluccio vide delle strane piante dalle quali penzolavano strani frutti piccoli e tondi, tutti attaccati l’uno all’altro. La fame gli suggerì di assaggiarne uno: com’era buono e dolce! Papà Riccio non lo aveva mai portato a casa. Doveva dirgli dove si trovava quel ben di Dio così anche i suoi fratelli avrebbero potuto assaggiarne. E così pensando camminava e camminava. Erano finiti anche i vigneti e si vedevano delle strane cose che non esistevano nella pineta.

“Chissà cosa saranno quelle cose”.

Erano le case degli uomini e da una di queste uscì un grosso cane. Spilluccio si spaventò così tanto che si tuffò nel prato accanto finendo con un ruzzolone in mezzo a degli arbusti pieni di fiori profumati.

Nel giardino Paciuga e Romero stavano mangiando i resti di una fetta di pane che i nonni avevano messo lì per loro. Sentirono uno strano rumore provenire dalla siepe di gelsomini e mentre Romero volò sul più vicino ramo d’olivo temendo che si trattasse di Pepe il Gatto, Paciuga andò in avanscoperta, tranquilla e sicura nella sua dura corazza. Si avvicinò piano piano alla siepe ed infilò il musetto fra le foglie.

“Chi sei? – disse guardando il piccolo animaletto, – e come sei arrivato fin qui? Non ti ho mai visto prima da queste parti.”

Spilluccio un po’spaventato da quello strano animale si mise in posizione di difesa, arrotolandosi su se stesso e spingendo fuori i suoi aculei.

“Mi chiamo Spilluccio, sono un riccio e vivo nella pineta. Sono uscito perché avevo fame e non mi sono accorto che mi stavo allontanando da casa. Per favore puoi dirmi dove mi trovo ? E tu chi sei? Ho tanta paura…”

“Non temere – rispose Paciuga – io sono una tartaruga e vivo in questo giardino. Non so dove si trova la pineta perché non sono mai uscita da qui, ma vedremo di aiutarti”.

“Romeroooo – chiamò Paciuga – scendi giù, tutto tranquillo!!”

Rincuorato Romero spiccò il volo e planò vicino a Spilluccio che fece un salto di paura .

“E tu chi sei?” disse drizzando nuovamente gli aculei e rintanandosi ancora di più fra le foglie.

“Sono un uccello, come vedi, e più precisamente un merlo; anch’io vivo in questo giardino da tanto tempo”.

Paciuga spiegò a Romero la storia di Spilluccio e di come, per troppa curiosità, si era allontanato da casa e si era perso.

“Beh, puoi fermarti a vivere qui con noi – disse Romero al piccolo riccio- in fondo qui si sta bene, tutti i giorni i nonni ci danno del buon pane e della buona frutta e saremo ben felici di dividere tutto con te”.

Gli occhietti di Spilluccio si riempirono di lacrime

“Vi ringrazio amici, ma io voglio tornare a casa, chissà come sarà in pena la mamma ed il babbo sarà già in giro a cercarmi…”

Adesso le lacrime scendevano giù piano piano mentre il piccolo riccio singhiozzava. Paciuga, che era molto saggia perché era molto vecchia, disse”Non disperarti, adesso penseremo noi a come farti tornare a casa. Intanto mangia questa fetta di mela, dopo ti sentirai meglio”

Nonostante la paura e la disperazione, Spilluccio si avventò sulla mela e la finì in un batter d’occhio. Intanto Paciuga rimuginava fra sé e sé spostandosi da qua a là nel giardino. D’un tratto si fermò

“Trovato! – esclamò – Romero, farai un bel volo di ricognizione sulla pineta e cercherai di individuare la tana di Spilluccio”.

Ciò detto Romero partì alla volta della pineta. Giunto sopra di essa scese planando piano piano controllando sotto tutti gli alberi. D’un tratto sentì una piccola voce che chiamava disperatamente “Spilluccioooo, Spilluccioooo!” Vide un animaletto uguale a Spilluccio, solo un po’ più grande e gli si avvicinò.

“Buongiorno, sono Romero il merlo, stai cercando per caso un piccolo riccio?”

“Sì, sono suo padre, ma tu sai dov’è?”

“E’ nel giardino della casa dei nonni non molto lontano da qui, avvicinati alla vigna che vado a prenderlo e lo accompagno da te!”

Intanto nel giardino dei nonni Paciuga parlava del più e del meno per tenere tranquillo Spilluccio.

“Vedi – gli diceva- tu sei ancora piccolo e non conosci il mondo che ti circonda. Sei stato fortunato a capitare in questo giardino ma chissà cosa avrebbe potuto accaderti in un altro posto. Ricordati che non bisogna mai avere fretta, c’è il giusto tempo per ogni cosa e non si deve mai fare il passo più lungo della gamba! Te lo dice una tartaruga!”

In quel momento Romero si posò vicino a loro e disse di aver trovato Papà Riccio e di come si era accordato per il ritorno di Spilluccio.

“Accompagnami anche tu” – disse Spilluccio a Paciuga.

“Non posso, cammino troppo piano e ci vorrebbero giorni prima di arrivare alla pineta, vai tranquillo ti guiderà Romero”:

Spilluccio si avviò mentre ringraziava Paciuga per l’aiuto ed allontanandosi le disse “Ciao amica, tornerò a trovarti quando avrò imparato a conoscere il mondo intorno a me”.

Beh, naturalmente Spilluccio tornò sano e salvo alla sua tana. Aveva imparato due grandi lezioni: tutto va affrontato con coscienza e preparazione e dovunque si possono trovare amici disposti a darti una mano: bisogna sempre avere fiducia nel prossimo!

Da parte mia posso dirvi che non è difficile, in estate, vedere uno strano trio in qualche angolo del giardino dei nonni. Sono Paciuga, Romero e Spilluccio che si incontrano e si scambiano notizie ed esperienze mentre gustano belle fette di frutta fresca all’ombra del grande olivo!

redazione@approdonews.it