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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Spezzati i legami tra le cosche calabresi e americane. Colpite le ‘ndrine del reggino

Spezzati i legami tra le cosche calabresi e americane. Colpite le ‘ndrine del reggino

Maxi operazione condotta da polizia ed Fbi contro le cosche calabresi legate alle consorterie criminali negli Stati Uniti e con ramificazioni anche in altre regioni italiane – VIDEO E FOTO

Spezzati i legami tra le cosche calabresi e americane, 26 arresti. Colpite le ‘ndrine del reggino

Maxi operazione condotta da polizia ed Fbi contro le cosche calabresi legate alle consorterie criminali negli Stati Uniti e con ramificazioni anche in altre regioni italiane. L’Fbi è riuscita a infiltrare un proprio uomo nell’organizzazione. Cocaina nei barattoli di frutta

 

 

“Operazione New Bridge”

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Oggi, la Polizia di Stato (Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine e Squadra Mobile di Reggio Calabria), a seguito di complesse indagini, ha dato esecuzione al decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria.
L’indagine, che ha disvelato un’organizzazione criminosa dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti del tipo eroina e cocaina, è stata caratterizzata dalla sinergia tra Autorità Giudiziarie e Investigative Italiane e Statunitensi, nella specie del U.S. Department of Justicee e Federal Boureau of Investigation, e si è sviluppata, sin dall’inizio, in un costante scambio informativo e di proficua collaborazione mediante attività rogatoriali tempestivamente poste in esecuzione grazie al prezioso apporto dell’Ufficio del Magistrato di Collegamento presso l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Roma.
In particolare, è stata data esecuzione al provvedimento di fermo di indiziati di delitto, emesso in data 5 febbraio u.s. dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti dei sottoindicati soggetti accusati, a vario titolo, di aver preso parte ad un’organizzazione transazionale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo eroina e cocaina tra la Calabria e l’America, avente come riferimento la famiglia di ‘ndrangheta degli URSINO di Gioiosa Jonica (RC) e quella mafiosa siciliana dei GAMBINO di New York City, collegata ad un altro gruppo mafioso armato insediatosi nel territorio di Montefalcone di Val Fortore (BN) e zone limitrofe avente lo scopo di commettere una serie di delitti in materia di armi, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, nonché il commercio di sostanze stupefacenti:

1. BRILLANTE Carlo, nato a Montefalcone di Valfortore (BN) il 7 ottobre 1965;
2. CARROZZA Nicola, nato a Marina di Gioiosa Ionica il 24 aprile;

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3. CAVOTO Daniele, nato a Benevento il 21 maggio 1986;
4. GERANIO Domenico, nato a Locri (RC) il 1° luglio 1982;

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5. IENCO Cosimo, nato a Monroe (U.S.A.) il 29 novembre 1991;

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6. IGNELZI Eugenio, nato in Montreal (Canada) il 31 gennaio 1976;
7. LACATUS Daniel, nato in Romania il 7 novembre 1974;
8. MARANDO Cosimo, nato a Gioiosa Ionica (RC) il 3 ottobre 1932;

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9. MEMMOLO Andrea, nato a Benevento l’11 settembre 1986;
10. MORABITO Giovanni, detto “u’Scassaporti”, nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 26 ottobre 1952;

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11. PARRELLI Vincenzo, nato a Locri (RC) il 22 ottobre 1971;

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12. PISCIONERI Carlo, nato a Marina di Gioiosa Ionica (RC) il 9 agosto 1969;

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13. SIMONETTA Nicola Antonio, nato a Gioiosa Ionica (RC) il 6 luglio 1949;

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14. TAMBURELLO Antonino Francesco, detto “Nick”, nato a Partanna (TP) il 7 febbraio 1969;
15. URSINI Mario, nato a Gioiosa Ionica (RC) il 20 aprile;

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16. URSINO Francesco, nato a Gioiosa Jonica (RC) il 26 dicembre 1982;

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17. VONELLA Francesco, nato a Catanzaro il 23 gennaio 1987;

Le fasi genetiche delle indagini, avviate dal mese di aprile del 2012 congiuntamente da codesto Servizio e da questa Squadra Mobile, si dipanano da un incontro avvenuto a Brooklyn (U.S.A.) tra LUPOI Franco ed il suocero SIMONETTA Nicola Antonio, indicato quale organico di un potente gruppo criminale della Calabria avente come base logistica Marina di Gioiosa Jonica, nel corso del quale si programmava la gestione un vasto traffico internazionale di sostanze stupefacenti tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America, attraverso il porto di Gioia Tauro.

Dopo l’incontro di Brooklyn, grazie alle numerose intercettazioni telefoniche avviate sulle utenze riferibili all’entourage familiare di LUPOI Franco e SIMONETTA Nicola Antonio, emergeva il piano criminale del SIMONETTA, atteso che, dopo il suo rientro in Italia, egli aveva immediatamente avviato una serie di “singolari” contatti con alcuni parenti di suo genero, nonché con URSINO Francesco – figlio del noto URSINO Antonio, ‘alias “Toto”, nato a Gioiosa Jonica l’8 novembre 1949, capo ‘ndrangheta attualmente detenuto – al fine di predisporre la rete necessaria per l’approvvigionamento di droga da inviare in America.

Fin dalle fasi iniziali delle indagini è emersa le figura di PARRELLI Vincenzo, cugino di LUPOI Franco, il quale era in contatto col predetto SIMONETTA per accordarsi circa il traffico di stupefacenti.

Il contesto di riferimento ruota principalmente attorno all’area di Gioiosa Jonica e buona parte dei personaggi indicati sono legati direttamente o indirettamente ad una organizzazione di tipo ‘ndranghetistico che fa capo alla cosca URSINO; difatti, l’indagine ha consentito di individuare un legame, a doppio filo, tra famiglie di ‘ndrangheta, con particolare riguardo alla citata famiglia di Gioiosa Jonica e alcuni personaggi italo-americani, insediati a New York City, di chiara estrazione mafiosa.

In questo senso, è stato fondamentale per l’avvio delle indagini il contributo di un Agente Statunitense sotto copertura, il cui pseudonimo era quello di “Jimmy”, che grazie a un suo fiduciario, è riuscito a infiltrarsi nelle cosche newyorkesi ed a intrecciare rapporti con LUPOI Franco. Ciò ha consentito di svelare un’attività diretta ad assicurare un’esportazione di sostanza stupefacente del tipo eroina dalla Calabria a New York.

In questo senso, i personaggi calabresi hanno posto in essere operazioni funzionali al reperimento di eroina da mettere a disposizione dei partners statunitensi, acquistando stupefacente del tipo eroina sia nel versante Jonico-Reggino, dalla nota famiglia di ‘ndrangheta dei MORABITO di Africo (RC) facente capo a MORABITO Giovanni detto “U Scassaporti”, che nel Nord Italia.

E’ stato di fondamentale importanza il sequestro di un chilo e mezzo di eroina, avvenuto a Reggio Calabria il 27 agosto 2012, che URSINO, LUPOI e GERANIO Domenico consegnavano all’agente Jimmy, nella veste di interposta persona o comunque di ausiliario di Ufficiali di P.G. nominati agenti sotto copertura ai sensi dell’art. 9 Legge 146/06 dalla Direzione Centrale Servizi Antidroga (D.C.S.A.), a seguito dell’avvenuto pagamento di un corrispettivo pari a 30.000.

Una seconda tipologia di attività ha permesso, in maniera inequivocabile, di individuare le modalità fattuali con le quali importare lo stupefacente del tipo cocaina attraverso il calabrese CARROZZA Nicola; questi, infatti, aveva preso parte ai dialoghi dai quali si evince che URSINO avrebbe elargito un prestito di poche migliaia di euro a PISCIONERI Carlo, un imprenditore nel settore ittico, al fine di aderire al loro progetto. In buona sostanza l’intendimento dei sodali era quello per cui sarebbe stata allestita una attività commerciale (lecita) che doveva fungere da schermo per la importazione e ciò mediante una impresa dedita al commercio di prodotti ittici.

Va evidenziato che la creazione di un canale per l’importazione in Italia di cocaina vedeva sempre come protagonisti, sul fronte americano, LUPOI Franco e, sul fronte italiano, tra gli altri URSINO e GERANIO. In quel contesto, LUPOI, nei periodi in cui si trovava negli Stati Uniti, si serviva di tale PARRELLI Rocco per fungere da “ambasciatore” dei messaggi afferenti il programmato traffico.

Secondo il programma criminoso, le famiglie calabresi avrebbero acquistato circa 1 milione di euro di cocaina. La droga sarebbe dovuta partire da un mercantile della Guyana per arrivare a Gioia Tauro, stivandola in partite di pesce surgelato.

Un importante riscontro circa il reale oggetto delle trattative è stato offerto da un’operazione di polizia (avvenuta tra il 12 e il 19 novembre 2012), posta in essere in Malesia che ha inciso sull’iter dell’organizzazione della fornitura di droga ostacolando i “programmi” dell’organizzazione italiana e di quella americana in quanto sono stati sequestrati di circa 76 kg lordi di cocaina in Malesia nei confronti di esponenti dell’organizzazione fornitrice di cocaina della Guyana.
A seguito dell’arenarsi delle attività dirette all’importazione di cocaina attraverso il canale della Guyana, le indagini permettevano di individuare ulteriori proiezioni del traffico internazionale di stupefacenti.
E invero gli esponenti della famiglia di New York, in particolare LUPOI e VALENTE Raffaele, facevano giungere in Italia, nel mese di aprile del 2013, un loro conoscente di nome TAMBURELLO Francesco Antonio, detto Nik, che, in quel periodo, era stato espulso dagli Stati Uniti d’America. Il coacervo indiziario permetterà di dimostrare come LUPOI e VALENTE abbiano “affidato” il TAMBURELLO ad un’organizzazione criminosa di stanza nel territorio beneventano finalizzata non solo a commettere reati in materia di stupefacenti. In questo contesto, poi, è emerso un collegamento tra il gruppo criminoso di Gioiosa Jonica (RC) e quello beneventano che è stato rafforzato al punto che i singoli associati sono stati sottoposti a un vincolo più profondo, contrassegnato da affiliazioni e riti tipici di quelli di stampo mafioso.

L’indagine ha permesso di dimostrare chiaramente il ruolo di TAMBURELLO di fungere da collante con i più svariati gruppi criminosi e di sfruttare le proprie pregresse frequentazioni in altrettanto criminosi ambienti americani dove aveva potuto condividere gli stessi interessi. E d’altronde non è un caso se il predetto riusciva a interloquire con personaggi in contatto con narcotrafficanti sudamericani. In questo contesto deve essere messo in risalto il viaggio del TAMBURELLO alle Bahamas (settembre 2013), utilizzando la copertura economica che avrebbero assicurato LACATUS Daniel e un tale “Angelo” (poi identificato in HALILI Bledar) per acquistare il biglietto aereo, al fine di poter stringere accordi con fornitori di stupefacenti.
A seguito del viaggio alle Bahamas, TAMBURELLO manteneva i contatti sia con i beneventani che con i calabresi ed, a partire dal 21 settembre 2013, egli tramite LUPOI, cominciava a intrattenere rapporti anche con PARRELLI Vincenzo, fino a recarsi in Calabria, a Gioiosa Jonica, insieme ad IGNELZI Eugenio, il successivo 26 settembre, per mettere in atto i propri progetti criminosi.
Le attività di indagine hanno fatto emergere altresì i connotati mafiosi dell’associazione facente capo a BRILLANTE Carlo. In alcuni dialoghi intercettati, uno degli appartenenti al gruppo “beneventano”, VONELLA Francesco faceva riferimento a un giuramento di sangue esistenti all’interno del gruppo ed indicava i personaggi di spicco del clan in BRILLANTE Carlo, VALENTE Raffaele e AMABILE Michele. Il VONELLA, poi, addirittura parlava di simboli per il riconoscimento degli adepti al gruppo, quali un anello, un “collanone” e un bracciale.

Occorre sottolineare che nel provvedimento di Fermo sono confluiti gli esiti della Commissione Rogatoria richiesta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria al U.S. Department of Justice di New York City, volta a potere disporre del materiale acquisito dall’agente sotto copertura Jimmy.

In parallelo, negli Stati Uniti, sono stati eseguiti provvedimenti di cattura per il reato di riciclaggio nei confronti di 7 persone residenti in New York e precisamente:
Charles Centaro (riciclatore legato alla famiglia Gambino)
Franco Lupoi (trafficante di stupefacenti legato alla famiglia Gambino e in collegamento diretto con la famiglia Ursino)
Charles Fasarakis (funzionario della Alma Bank di New York)
Dominique Ali (riciclatore collegato a Lupoi e alla famiglia Gambino)
Alexander Chan (mediatore per gli acquisti di cocaina per conto di Lupoi e del cartello sudamericano)
Valente Raffaele (sodale di Lupoi legato ai Gambino, responsabile della costituzione del sodalizio mafioso in provincia di Benevento)
Freddy (fornitore delle partite di eroina e mediatore per gli acquisti di cocaina con il cartello sudamericano)
verranno eseguiti i provvedimenti di cattura di alcuni personaggi della organizzazione di New York City, emessi della Magistratura Americana.

‘Ndrangheta: Pansa, è al top ma la colpiremo ovunque. Scoperte nuove alleanze grazie a collaborazione FBI
“L’operazione di oggi contro il ‘cartello’ mafia americana-‘ndrangheta dimostra come la criminalità organizzata calabrese sia arrivata ormai ai livelli più alti dei circuiti delinquenziali internazionali, riuscendo a ricoprire un ruolo non solo di partnership operativa, con capacità non più limitate ai territori europei”. Lo spiega all’ANSA il capo della Polizia, Alessandro Pansa che avverte: “il messaggio che vogliamo trasmettere deve essere però chiaro, le forze dell’ordine italiane e americane sono attente e in grado di colpire dovunque gli ‘ndranghetisti vadano ad operare”. “L’indagine ci ha permesso di scoprire come la ‘Ndrangheta abbia ampliato il teatro di azione sostituendosi agli intrecci storici tra mafia siciliana e americana”, sottolinea il capo della Polizia che, per i risultati dell’indagine ‘New Bridge’, con gli arresti di oggi in Italia e negli Usa, ha ricevuto i complimenti delle Istituzioni per il lavoro della Polizia, in particolare del Servizio centrale operativo. Inoltre “l’operazione – aggiunge Pansa – ha dimostrato la capacità operativa e l’alto livello di cooperazione della Polizia e dell’Fbi. Ciò che si è arrivati a scoprire sono le nuove alleanze tra criminalità italiana e americana e i nuovi canali usati sia per il traffico di droga che per il riciclaggio dei proventi illeciti”. E proprio per potenziare questo sistema di collaborazione tra Polizia italiana e americana, annuncia Pansa, “nel prossimo mese di marzo accompagnerò il ministro dell’Interno Alfano in una missione in nord America”. “Il ministro, infatti – prosegue Pansa – vuole sia innalzato il livello di contrasto al crimine organizzato”.

***

ROMA – Centinaia di uomini della Polizia e dell’Fbi hanno eseguito in diverse regioni italiane e negli Stati Uniti una serie di arresti e fermi nei confronti di soggetti legati alla ‘ndrangheta e a famiglie mafiose americane responsabili, secondo le accuse, di un traffico internazionale di droga. 

Gli arresti e i fermi sono stati eseguiti dagli uomini della Squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato nelle province di Reggio Calabria, Napoli, Caserta, Torino, Benevento, Catanzaro e a New York negli Stati Uniti. L’inchiesta, denominata ‘New Bridge’ e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria, avrebbe consentito di scoprire e disarticolare un’organizzazione che fa capo alle ‘ndrine della Ionica calabrese e che operava fra Italia, Stati Uniti, Canada, Centro e Sud America, in stretto contatto con famiglie mafiose americane e narcos sudamericani. Le accuse, ipotizzate a vario titolo nei confronti dei presunti appartenenti all’organizzazione, vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso all’associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, dallo spaccio al riciclaggio e altri reati.

26 provvedimenti, 40 indagati tra Italia e Usa
Sono complessivamente 26 i provvedimenti restrittivi destinati a soggetti in Italia e negli Stati Uniti nell’ambito del blitz congiunto tra Polizia e Fbi. Otto sono destinati a persone residenti negli Stati Uniti, dove si trova un team di funzionari del Servizio centrale operativo della Polizia, mentre 18 riguardano soggetti in Italia, dove stanno operando anche uomini dell’Fbi. Oltre 40 le persone indagate.
L’indagine che ha portato al blitz di oggi nasce due anni fa grazie alla collaborazione tra la polizia italiana e le autorità americane, resa possibile dal protocollo tra Italia e Stati Uniti in base al quale è previsto lo scambio di investigatori esperti nella lotta alle organizzazioni mafiose. Secondo gli inquirenti, l’organizzazione puntava all’apertura di un nuovo canale per il traffico di droga e il riciclaggio. L’operazione – sotto il coordinamento del procuratore di Reggio Federico Cafiero De Raho, dall’aggiunto Nicola Gratteri e del pm Paolo Sirleo per l’Italia, e dell’Eastern District di New York per gli Usa – ha visto l’impiego di agenti sotto copertura dello Sco e dell’Fbi, che hanno consentito di sequestrare oltre otto chili di droga a New York e Reggio Calabria. Per la polizia, i profili internazionali dell’inchiesta sono stati curati dalla Direzione centrale per i servizi antidroga e dal Servizio cooperazione internazionale di Polizia.

Droga in barattoli di frutta destinata a Gioia Tauro

La cocaina proveniente dal Sud America sarebbe dovuta arrivare al porto di Gioia Tauro, nascosta in barattoli di frutta: è quanto hanno accertato le indagini dello Sco, della squadra mobile di Reggio Calabria e dell’Fbi che hanno portato al blitz di oggi. La spedizione della droga, secondo quanto è stato ricostruito, avrebbe dovuto avvenire dalla Guyana: la cocaina, in forma liquida, avrebbe dovuto essere nascosta all’interno di barattoli di ananas o cocco e così spedita a Gioia Tauro.

Lo stratagemma è stato scoperto a novembre scorso quando un carico di oltre 70 chili di cocaina, nascosti in forma liquida proprio in scatole di ananas prodotte da una società della Guyana, è stato sequestrato a bordo di un mercantile in Malesia. La droga, secondo quanto accertato dalle indagini, era riconducibile allo stesso cartello sudamericano che avrebbe dovuto spedire 6-700 kg di cocaina in Calabria e che stava già trattando con alcuni degli arrestati nel blitz di oggi.

Nel 2008 l’operazione Old Bridge
Ieri Cosa Nostra, oggi la ‘ndrangheta: il blitz della Polizia e dell’ Fbi che ha portato all’arresto di 26 persone, è la prosecuzione dell’operazione del 2008 che fu chiamata “Old Bridge” – anche quella condotta in collaborazione tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e il Federal Bureau of Investigation – e che svelò le connessioni nel traffico di droga tra le famiglie mafiose siciliane e quelle oltreoceano. Quasi sei anni dopo, però, al posto dei clan palermitani è subentrata la ‘ndrangheta che si conferma l’organizzazione criminale italiana più potente e l’unica in grado di trattare direttamente con i cartelli sudamericani. L’indagine, sottolineano inoltre gli investigatori, dimostra proprio la forza dei cartelli calabresi e le mire espansionistiche delle ‘ndrine, che puntano a trovare nuovi alleati per ‘allargare’ il proprio mercato. Con l’operazione Old Bridge la polizia e l’Fbi ruppero l’alleanza fra le famiglie mafiose palermitane collegate a Salvatore Lo Piccolo e appartenenti alla famiglia Gambino di New York, la stessa con cui erano in ‘affari’ alcuni degli arrestati di oggi. Nel febbraio di 6 anni fa furono arrestati, con le accuse di associazione mafiosa, omicidio, estorsioni e altri gravi reati, una ottantina di persone. Le indagini accertarono, in particolare, i legami tra Cosa Nostra americana e gli esponenti delle famiglie del mandamento di Passo di Rigano – Boccadifalco, storica emanazione negli Usa di Cosa Nostra siciliana. E proprio negli Stati Uniti trovarono rifugio diversi mafiosi palermitani, tra cui gli Inzerillo, che riuscirono a scappare alla mattanza messa in atto dai Corleonesi di Toto Riina negli anni ottanta.
‘Ponte’ Calabria-Usa per soppiantare Cosa Nostra
Un ‘ponte’ tra la Calabria e gli Stati Uniti, per consentire alle ‘ndrine e alle famiglie mafiose americane di aprire un nuovo canale per il traffico di droga tra le due sponde dell’oceano. Era questo, secondo quanto si apprende, l’intento dell’organizzazione scoperta dalla Polizia e dall’ Fbi, che ha portato al blitz. Secondo inquirenti e investigatori l’organizzazione puntava a conquistare, nel tempo, il posto occupato per anni dai clan di Cosa Nostra.

I nomi degli arrestati
Ecco i nomi delle diciotto persone arrestate in Italia nell’ambito dell’operazione condotta in Italia e negli Stati Unuti contro la ‘ndrangheta e denominata “New Bridge”:
1) Brillante Carlo, Montefalcone di Valfortone (Bn), classe 1965.
2) Carrrozza Nicola, Marina di Gioiosa Jonica, classe 1060.
3) Covotto Daniele, Montefalcone, classe 1986.
4) Geranio Domenico, Locri, classe 1982.
5) Halili Bledar, detto Angelo, Maqellare (Albania), classe 1981.
6) Ienco Cosimo, Monroe (Usa), classe 1991.
7) Ignezi Eugeni, Montreal (Canada) classe 1976.
8) Lacatus Daniel, Romania, classe 1974.
9) Marando Cosimo, Gioiosa Jonica, classe 1932.
10) Memmolo Andrea, Benevento, classe 1986.
11) Morabito Giovanni, detto “u scassa porti”, Africo, classe 1952.
12) Perrelli Vincenzo, Gioiosa Jonica, classe 1971.
13) Piscioneri Carlo, Gioiosa Jonica, classe 1969.
14) Simonetta Nicola Antonio, Gioiosa Jonica, classe 1949
15) Tamburello Antonino Francesco, detto Nick, Partanna, classe 1949
16) Ursini Mario, Gioiosa Jonica, classe 1950.
17) Ursini Francesco Gioiosa Jonica, classe 1982
18) Vonnella Francesco, Cirifalco, classe 1987

Arrestato il boss Francesco Ursino. In carcere anche nipote storico padrino Morabito ‘u tiradrittu’
Nel blitz della Polizia e del Fbi sono stati arrestati anche Francesco Ursino, considerato a capo dell’omonima cosca di Gioiosa Ionica e figlio del boss Antonio (già in carcere), e Giovanni Morabito, nipote del boss Giuseppe detto ‘u’ tiradrittu’, storico padrino della cosca egemone nella zona ionico-reggina, detenuto anche lui.

Gli arrestati legati alla famiglia Gambino

Alcuni degli arrestati a New York dalla Polizia e dall’Fbi avevano legami con la storica famiglia mafiosa dei Gambino. Tra i fermati in Italia vi sarebbero, invece, anche soggetti legati alle famiglie Ursino e Simonetta, capi di una potente ‘ndrina della ionica calabrese, in stretto contatto con i soggetti bloccati negli Usa.
In particolare, a New York sono stati arrestati Franco Lupoi e Raffaele Valente, considerati dagli investigatori italiani e americani elementi centrali dell’inchiesta e punto di raccordo tra le cosche calabresi e gli esponenti della famiglia Gambino. In Italia è invece stato fermato Nick Tamburello, soggetto con diversi precedenti penali e ritenuto contiguo ai Gambino, espulso dagli Stati Uniti nella primavera del 2013. Secondo quanto accertato nel corso di quasi due anni d’indagine, vi era una rete di contatti, trattative e collegamenti tra esponenti della famiglia Gambino, del clan Ursino e dei cartelli dei narcos del centro e del sud America, finalizzata ad un’imponente traffico di cocaina. In particolare, secondo l’accusa, Lupoi sarebbe stato il tramite tra i Gambino e le ndrine jonico-reggine, per l’apertura di un canale di traffico di cocaina tra il Sud America e il porto di Gioia Tauro.

Boss Lupoi in Italia con amante polacca
Anche una storia “a luci rosse” ha aiutato la polizia italiana a stroncare la pericolosa alleanza Cosa Nostra americana-‘Ndrangheta calabrese per il traffico di droga, che ha portato oggi agli arresti in Italia e Usa. Il pericoloso boss di Cosa Nostra a New York, Frank Lupoi, l’estate scorsa, decide di venire in Italia. La polizia italiana che, insieme al Fbi, da tempo ha ‘attenzionato’ i legami tra i Gambino e le famiglie criminali calabresi Ursino e Simonetta, si mette sulle tracce del boss, sicura di scoprire nuovi particolari e prove del sodalizio. Lupoi, invece, è venuto in Italia con la sua amante polacca raccontando alla moglie calabrese, lasciata in America, che era in Italia per ‘lavoro’, per coltivare rapporti sempre più stretti con la ‘Ndrangheta. La storia, ascoltata dagli uomini dello Sco che da due anni intercettano i protagonisti del sodalizio fornisce comunque elementi utili alle indagini. “Indagini lunghe e complesse – spiega da New York Andrea Grassi, direttore della divisione crimine organizzato dello Sco all’ANSA – che sono partite oltre due anni fa e hanno avuto anche dei momenti di crisi, come quando in Malesia fu sequestrato un carico di 80 chili di cocaina destinata al porto di Gioia Tauro, un trasporto che doveva servire a testare l’organizzazione del traffico”. “L’obiettivo infatti – aggiunge Grassi – era il trasferimento di un carico di 500 chilogrammi di cocaina per un affare di oltre 5 milioni di euro”. Il sodalizio tra mafia americana e la criminalità organizzata calabrese, che godeva di coperture da parte di piccole imprese locali a Gioiosa Ionica che fingevano di importare ananas e cocco in scatola, “dimostra – spiega ancora Andrea Grassi – la grande e pericolosa autorevolezza della ‘ndrangheta nel mondo”.

Arrestato: ‘La nostra base è come Fort Knox’. Valente, ‘possiamo schiacciare sotto i piedi gli altri’
Uno degli arrestati nel blitz tra Italia e Usa “si vantava di far parte di un gruppo criminale bene armato, con una ‘base’ paragonabile a Fort Knox”, la sede della Banca federale degli Stati Uniti. Lo scrivono i magistrati calabresi nel decreto di fermo emesso nei confronti di 18 persone, facendo riferimento ad una conversazione avvenuta a New York lo scorso 17 gennaio tra Raffaele Valente, considerato al vertice dell’organizzazione americana assieme a Lupoi, e altri due soggetti fino ad allora sconosciuti. Nel corso della conversazione, scrivono i magistrati, “Valente parlava delle proprie attività in America, evidenziando la sua autorevole posizione in seno ‘alla famiglia'”. In questo contesto, l’uomo “diceva chiaramente che vi erano con lui soggetti che avrebbero potuto ‘schiacciare sotto i piedi’ gli altri e che la famiglia era composta da 7/8 elementi”. Ma non solo: “Valente si vantava – proseguono i pm – di far parte di un gruppo criminale bene armato e che la loro base era paragonabile a Fort Knox”. Inoltre, “accennava di essere al vertice di un sodalizio criminale che si riconosceva nell’effige di San Michele Arcangelo (il santo protettore della ‘Ndrangheta, nda), i cui adepti erano tenuti a portare un anello particolare come simbolo di riconoscimento”. Si tratta, concludono i pm, di una conversazione di “formidabile apporto probatorio per tutta una serie di riferimenti fattuali (le armi, il numero di adepti, il sentimento di timore che incutevano, il ricorso ai pestaggi) e simbolici (l’anello, San Michele Arcangelo)”.

Usa: colpito cuore criminalità internazionale. Ma non avevano fatti conti con ‘ponte’ tra autorità Italia e Usa
“Con questa operazione abbiamo colpito il cuore della criminalità organizzata internazionale”. Così il procuratore federale di Brooklyn Marshall Miller ha commentato nel corso di una conferenza stampa a Roma il blitz della Polizia e del Fbi. “Volevano costruire un ponte tra la Calabria e gli Stati Uniti – ha aggiunto -, ma non si sono accorti che esisteva un ponte molto più forte e autorevole, tra le autorità italiane e americane, costruito in decenni di collaborazione”.
Roberti: brillante e straordinaria operazione. Colpite organizzazioni ai massimi livelli criminali
Il blitz della Polizia e dell’Fbi “è una brillante e straordinaria operazione” contro organizzazioni criminali “ai massimi livelli del traffico internazionale di droga”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti commentando l’operazione contro cosche della ‘ndrangheta ed esponenti della famiglia mafiosa dei Gambino di New York. “Questa – ha aggiunto – è un’operazione che ha ben pochi precedenti nel contrasto al traffico internazionale di droga”.
Gratteri: posizione dominante su Cosa nostra
“Quella odierna è un’operazione importante perchè siamo riusciti a dimostrare, alcuna una volta, tutta la potenza della ‘ndrangheta a New York, tanto da essere in posizione dominante rispetto a Cosa nostra”. Lo ha detto, parlando con l’ANSA da New York, il Procuratore della Repubblica aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, facendo riferimento all’operazione New Bridge contro cosche della ‘ndrangheta ed esponenti della famiglia mafiosa dei Gambino.
“Cosa nostra – ha aggiunto Gratteri – comprava eroina dai calabresi, insieme ai quali stava organizzando, in ‘joint venture’, importazioni di cocaina dagli Stati Uniti in Italia, anche con il concorso dei messicani, per cinquecento chilogrammi al mese”. Secondo il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, “egemone per la ‘ndrangheta in questo traffico era la famiglia Ursino di Gioiosa Jonica, che era interessata, tra l’altro, a riciclare 11 milioni di euro a New York”.
Grassi (Sco): Cosa Nostra sostituita in traffici. ‘Ndrine fuori da propri territori per cercare nuovi spazi
La “gestione” del traffico internazione di droga ormai è appannaggio della ‘Ndrangheta che, nel tempo, ha “sostituito Cosa Nostra nei rapporti” con i mafiosi oltreoceano e i narcos sudamericani. Lo ha spiegato il direttore del Servizio centrale operativo (Sco), Raffaele Grassi, nel corso della conferenza stampa seguita al blitz congiunto tra polizia e Fbi. L’inchiesta, ha aggiunto, “ci consente di affermare che la ‘Ndrangheta è uscita dai propri territori d’origine e, oltre che infiltrarsi nel nord Italia e in Europa, cerca di conquistare spazi criminali sempre più ampi per allargare il proprio mercato illecito”. Dunque se sei anni fa il ‘ponte’ tra i mafiosi in Usa e le organizzazioni criminali in Italia era rappresentato dai clan palermitani, “oggi questo ponte è appannaggio della ‘Ndrangheta” che stava lavorando per “esportare eroina in America e importare cocaina in Italia, attraverso i rapporti dei Gambino con i narcos”.
Pm: legame a doppio filo con mafia New York
L’indagine che ha portato al bliz della Polizia e del Fbi ha evidenziato “l’esistenza di un legame a doppio filo” tra le famiglie di ‘Ndrangheta e “alcuni personaggi italo-americani insediati a New York di chiara estrazione mafiosa”. Lo scrivono i pm nel decreto di fermo a carico di 18 persone coinvolte nell’indagine, sottolineando che i Gambino e le ‘ndrine calabresi hanno lavorato in “sinergia assoluta” avendo una “convergenza degli obiettivi” da perseguire.
Il tema principale dell’indagine, scrivono il procuratore Federico Cafiero De Raho, l’aggiunto Nicola Gratteri e il pm Paolo Sirleo, era quello di “mettere a fuoco i collegamenti tra esponenti legati alla famiglia Gambino di New York e soggetti italiani, legati o appartenenti a famiglie mafiose della ‘Ndrangheta calabrese”. Quello che è emerso è, appunto, un legame “a doppio filo”, un “connubio” che “ha trovato pieno conforto nelle acquisizioni probatorie” e che rappresenta un “elemento innovativo” non di poco conto. E’ stato infatti accertato, dicono i magistrati, la “pianificazione di un rilevante traffico internazionale di droga” che personaggi vicini ai Gambino avevano intrapreso con esponenti della famiglia Ursino. C’è stata dunque, proseguono i pm, una “convergenza degli obiettivi” tra le due organizzazioni criminali che, “avvalendosi di un uomo di raccordo”, e cioè Franco Lupoi, “hanno stabilito in breve tempo un terreno di interessi comuni in uno dei settori più redditizi e ‘produttivi’ dell’economia criminale a livello mondiale”. E non è un caso, sottolineano gli inquirenti, che “sullo scenario criminale dell’indagine sono immediatamente comparsi i referenti di cartelli sudamericani della droga, attratti nel business del traffico verso la Calabria di un’ingente quantitativo di droga”. In sostanza, i Gambino e gli Ursino hanno lavorato in “sinergia assoluta” per aprire il nuovo ‘canale’ per il traffico di droga: i primi, sfruttando “la consistenza e la potenza” dei loro “contatti illeciti nel settore del narcotraffico internazionale”; i secondi, potendo contare sulla loro “capacità organizzativa e sul capillare controllo del territorio” che gli avrebbero permesso di mettere in piedi “una ramificata rete logistica e di distribuzione della droga, avvalendosi di fidati punti di riferimento commerciale”.
Scopelliti: brillante operazione
“Desidero rivolgere le mie congratulazioni alle forze dell’ordine che oggi, con la brillante operazione ‘New Bridge’, frutto dell’intensa collaborazione tra investigatori italiani e americani esperti nella lotta alla criminalità di tipo mafioso, hanno compiuto l’azione coordinata dalla Procura di Reggio Calabria e condotta dalla Polizia di Stato italiana e l’FBI americana che ha portato a stroncare un nuovo sodalizio tra criminalità basato su un pericolosissimo traffico internazionale di droga e riciclaggio di denaro”. Lo ha detto il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti. “Da tempo – ha aggiunto – la mia Giunta sta lavorando per avviare a breve un osservatorio permanente dell’Unodc, l’Ufficio delle Nazioni unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, a Reggio Calabria, dove ha già sede l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Noi dobbiamo dare un segnale alle generazioni future. Con la legalità e la giustizia possiamo puntare ad avere sviluppo e crescita, ma dobbiamo combattere tutti insieme contro la ‘ndrangheta perché la nostra terra non diventi la base dell’illecito e della criminalità”.