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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Spari a palazzo Chigi, Gup: “Preiti mirò ai militari, progettò tutto”

Spari a palazzo Chigi, Gup: “Preiti mirò ai militari, progettò tutto”

Ecco le motivazioni della condanna a 16 anni. Intanto il legale chiede una nuova perizia psichiatrica

Spari a palazzo Chigi, Gup: “Preiti mirò ai militari, progettò tutto”

Ecco le motivazioni della condanna a 16 anni. Intanto il legale chiede una nuova perizia psichiatrica

 

 

ROMA – Luigi Preiti era capace di intendere e di volere e aveva progettato tutto in anticipo quando il 28 aprile 2013 sparò contro i carabinieri davanti a Palazzo Chigi, ferendo gravemente il brigadiere Giuseppe Giangrande. Nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato a 16 anni il manovale calabrese il Gup di Roma Filippo Steidl spiega perché non sono state concesse le attenuanti generiche nel processo con il rito abbreviato conclusosi il 21 gennaio scorso. Preiti, 50 anni, il giorno del giuramento del governo Letta non fece fuoco “alla cieca” contro i militari, ma “contrariamente a quanto da lui dichiarato”, scrive il giudice, mirò “specificamente alle singole persone”. Giangrande, colpito al collo, é ancora impegnato in una difficile riabilitazione; altri tre carabinieri furono coinvolti nella sparatoria. Preiti venne poi bloccato. “La finalità omicidiaria espressa dalla condotta è quanto mai evidente – afferma il Gup – avendo il Preiti sparato al capo del militare (Giangrande, ndr) da brevissima distanza, attingendogli il collo e dunque un distretto chiaramente vitale. Ma non diverse sono le conclusioni per quanto concerne le altre tre vittime, avendo il Preiti, non appena atterrato il Giangrande, continuato a sparare ad altezza d’uomo in direzione degli altri militari posizionati nelle vicinanze”. Di qui l’accusa di tentato omicidio plurimo aggravato. Preiti, che aveva problemi familiari ed era disoccupato, con il suo gesto cercava una protesta clamorosa. “Aveva progettato l’attentato contro le Istituzioni – afferma Steidl nelle motivazioni -, tanto da rappresentare falsamente al datore di lavoro, per farsi prestare del denaro, di doversi recare nel Nord Italia dal figlio rimasto vittima di un incidente stradale”. Di qui l’aggravante della premeditazione, nonostante inizialmente Preiti avesse intenzione di sparare a dei politici. “La condizione di rabbia e frustrazione (…) lamentata dal Preiti” non può “minimamente ‘nobilitare’ il movente dell’azione – scrive il Gup – ed attenuare la gravità del gesto, che è e rimane un gesto marcatamente antisociale”. Secondo il gup “non vi è nulla che possa far dubitare (…) della piena capacità di intendere e di volere del Preiti al momento dei fatti”. Annuncia appello Raimondo Paparatti, legale di Preiti. “Il giudice non ha creduto a nulla di quanto documentato dal nostro perito sulla patologia, una depressione grave, di cui soffriva Preiti – dice l’avvocato -. Lui in fondo sperava di essere ucciso. Il Gup si é affidato del tutto alla perizia d’ufficio. Faremo appello e chiederemo una nuova perizia psichiatrica. La stessa procura aveva chiesto le attenuanti generiche”. Preiti é detenuto nel carcere romano di Rebibbia e da qualche tempo divide una cella con altri reclusi, ha riferito il suo legale.