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TAURIANOVA (RC), VENERDì 29 MARZO 2024

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Sospensione riti Pasquali, il sociologo Petullà: “generare nuove domande di senso” "La religiosità popolare dovrebbe essere incoraggiata a riconoscere e liberare le funzioni socialmente e politicamente trasformatrici"

Sospensione riti Pasquali, il sociologo Petullà: “generare nuove domande di senso” "La religiosità popolare dovrebbe essere incoraggiata a riconoscere e liberare le funzioni socialmente e politicamente trasformatrici"
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di Mimmo Petullà

Gli appropriati provvedimenti, decretati a motivo della diffusa pandemia, hanno comportato la sospensione delle celebrazioni religiose, rendendo tra l’altro impossibile la partecipazione ai rituali richiami della settimana santa. Sarà vietata l’opportunità di mettere in un relazionante assembramento innumerevoli fedeli, che ogni anno trasformano le azioni liturgiche in un’occasione per elaborare la memoria delle melanconiche e tragiche condizioni di fragilità esistenziale. Non potrà essere utilizzato il sistema di comunicazione simbolica che si attiva il venerdì santo, grazie ai processionali accompagnamenti, i quali seguono il corpo ucciso di Gesù e al contempo forniscono un senso per fronteggiare i potenti sconvolgimenti che erompono dalle idee sulla morte. Non ci saranno le esibite esternazioni di dolore, da trasferire dallo spazio ordinario e personale a quello più ampiamente comunitario, nel tentativo di condividere il flusso di drammi personali e collettivi. Per le strade non si sentiranno dunque le dominanti litanie della sconfitta, con le quali in modo particolare in Calabria – pur nella diversità delle aree geografiche – è narrata l’angosciosa consapevolezza di appartenere a una terra dove l’oggi è come un tempo immutabile e inchiodato al passato, mentre il domani appare già consegnato a un inesorabile e insopportabile destino. Quest’anno l’assenza della trama di tali relazioni e linguaggi può in ogni caso generare nuove domande di senso, capaci di fare acquisire la consapevolezza che anche senza la pratica del lutto sociale sia possibile attribuire ulteriori significati al proprio esistere. Sarebbe auspicabile cogliere l’occasione per riflettere ulteriormente su taluni svolgimenti culminanti nei riti del venerdì santo, che fino a ora hanno consentito non solo di teatralizzare ed esorcizzare le forme dell’inquietudine della morte, ma anche di esercitare un controllo sulla vita, impedendo al suo scorrimento di proseguire con libertà e maggiore fiducia. Forse la religiosità popolare non dovrebbe essere incoraggiata a trattenersi troppo sul Golgota, o di fronte al sepolcro – la cui pietra è peraltro rotolata via da oltre duemila anni – ma a riconoscere e a liberare le intrinseche potenzialità coscientizzatrici e le funzioni socialmente e politicamente trasformatrici.