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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Sisma in Emilia: sfollate 5.000 persone, migliaia senza lavoro

Sisma in Emilia: sfollate 5.000 persone, migliaia senza lavoro

Premier visita luoghi del sisma, alcune contestazioni al suo arrivo a Sant’Agostino

Sisma in Emilia: sfollate 5.000 persone, migliaia senza lavoro

Premier visita luoghi del sisma, alcune contestazioni al suo arrivo a Sant’Agostino

 

 

(ANSA) BOLOGNA – Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha visitato questa mattina le zone terremotate dell’Emilia. Una visita con la quale il premier ha voluto ”portare il senso di vicinanza del governo a questa popolazione cosi’ colpita negli affetti e anche nella sua attivita’ quotidiana”, ha spiegato, mentre la terra continuava a tremare. L’ultima scossa alle 11.31, di magnitudo 3.8, pochi minuti dopo che Monti aveva lasciato la tendopoli di Finale Emilia annunciando ”la possibilita’ di sospendere i pagamenti fiscali” per i cittadini colpiti dal sisma. ”Troveremo coperture adeguate per interventi immediati”, ha promesso Monti, confermando che il Consiglio dei Ministri di oggi proclamera’ lo stato di emergenza. Intanto, si aggrava ancora il bilancio della tragedia: in base ai numeri forniti alla Camera dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricala’, sono 5.262 le persone evacuate a causa del sisma che all’alba di domenica ha causato sette morti e una cinquantina di feriti. ”Speriamo che ora nessuno venga abbandonato a se stesso”, ha detto Gloria Ansaloni, vedova di Leonardo, una delle vittime del terremoto, al termine dell’incontro con il presidente Monti, che a Sant’Agostino e’ stato accolto dall’isolata contestazione di alcune persone. Prosegue intanto, nelle province di Modena e Ferrara, la conta dei danni: ”C’e’ la necessita’ di riattivare il tessuto industriale e affrontare anche i danni diffusi e gravi al patrimonio culturale”, ha detto il presidente Monti, che ha ringraziato la Protezione Civile per il grande lavoro di queste ore. ”Sta dando una buona prova”.

NUMEROSE SCOSSE DURANTE LA NOTTE – Una decina di scosse, la più forte rilevata alle 2 con epicentro nel Finalese, ha interessato la zona dei comuni devastati dal sisma del 20 maggio scorso. Le scosse hanno avuto un’intensità variabile, la più forte è stata di magnitudo di 3.2 a Finale Emilia. Nessun problema particolare, però, è stato registrato nel comune emiliano, se non qualche ulteriore crollo di materiali nella zona rossa di Finale Emilia. Intanto ha smesso di piovere, anche se il tempo si mantiene variabile.

LA TERRA CONTINUA A TREMARE, RESTA L’EMERGENZA – Sale il bilancio degli sfollati per il terremoto che, all’alba di ieri, ha colpito l’Emilia, causando sette morti e una cinquantina di feriti. Sono circa 4.500, ovvero 1.500 in piu’ rispetto alla stima compiuta poche ore dopo il sisma, gli sfollati costretti a lasciare la casa. Un numero che cresce ancora, fino a 5 mila, se si considera le persone che, oltre a un tetto, hanno anche bisogno di un pasto caldo e di vestiti asciutti. Perche’ alla tragedia del sisma, che continua a far tremare la terra, si e’ aggiunta anche la pioggia a rendere difficile la condizione dei terremotati. E a ostacolare le gia’ difficili operazioni di soccorso coordinate dalla Protezione Civile. Il Presidente del Consiglio e’ giunto in serata a Ferrara, accompagnato dal ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, e domani mattina effettuera’ un sopralluogo delle zone terremotate per poi volare a Roma a presiedere il Consiglio dei ministri chiamato a proclamare lo stato di emergenza. Intanto, la prima conta dei danni e’ da pelle d’oca: ”alcune centinaia di milioni di euro” quelli alle imprese, secondo Confindustria Emilia-Romagna, mentre la Cgil di Modena e Ferrara parla di 5 mila posti di lavoro a rischio nell’industria. Delle oltre 150 imprese che fanno capo a Confindustria Modena, e che danno lavoro a quasi 9 mila dipendenti, circa il 70% ha registrato danni strutturali di entita’ media o grave che le hanno costrette a interrompere la produzione. Altrettanto drammatiche le conseguenze del terremoto sul patrimonio artistico di una terra che da sempre fa del turismo culturale il suo fiore all’occhiello. Per chiese ed edifici storici, il sisma di ieri e’ stato ”un durissimo colpo”, sostiene la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia-Romagna, che parla di ”danni irrimediabili”. Un motivo in piu’ per ”accelerare il piu’ possibile”, come chiede il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani. Sia nell’effettuare le verifiche di agibilita’ degli edifici pubblici e privati, passaggio indispensabile per favorire il ritorno alla normalita’, sia nell’individuare gli strumenti economici e fiscali necessari per far ripartire i territori colpiti al cuore dal terremoto. Pronto intervento, assistenza e messa in sicurezza, dunque, ”ma poi sara’ necessario – sostiene il presidente della Conferenza delle Regioni – costruire un provvedimento che sia in grado di legare l’emergenza al processo di riattivazione delle imprese, delle strutture pubbliche e private”. Errani ne ha parlato con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricala’, nel lungo vertice con i sindaci interessati dall’emergenza che si e’ svolto a Marzaglia. Bisogna ”sospendere il pagamento dell’ Imu per le case e le imprese danneggiate”, sospendere tributi e contributi. Poi ”spingere il credito per anticipare la ripartenza e pensare ad ammortizzatori in deroga per evitare che i lavoratori vivano una doppia emergenza”. Un concetto, questo, di cui Errani – rivela – ha gia’ parlato con il ministro per il Lavoro Fornero. Infine, congelare il patto di stabilita’, un’altra priorita’ di cui il presidente della Regione Emilia-Romagna avra’ modo di parlare anche con il presidente Monti. Numeri e norme che si intrecciano a doppio filo con la storia delle persone. Quelle che hanno fatto dell’auto, zeppa di coperte, la loro nuova casa e quelle che hanno invece scelto di trasferirsi nei centri di accoglienza e nelle tendopoli allestite in fretta e furia. Da Finale Emilia, nel modenese, a Sant’Agostino, in provincia di Ferrara, epicentri del sisma che nelle ultime 24 ore ha scatenato qualcosa come quasi 200 scosse. Ogni sussulto e’ un calcinaccio che cade per terra, ogni sobbalzo un tuffo al cuore, che fa correre le persone da una parte all’altra e costringe i soccorritori a fermarsi per poi ripartire tra l’affanno e la paura di una nuova scossa. A Ferrara, intanto, la Procura ha avviato gli accertamenti sul crollo dei capannoni industriali che hanno provocato quattro delle sette vittime. ”La mancata sicurezza nel posto di lavoro non puo’ essere derubricata come fatalita’: su come vengono costruite le fabbriche e sul ‘meno costa, meglio e” bisogna fare chiarezza”, sostiene Antonio Mattioli, Responsabile Politiche Industriali della Segreteria Cgil Emilia Romagna. ”C’e’ rabbia – aggiunge – tanta rabbia, pensando ai lavoratori morti nel turno di notte tra sabato e domenica nelle fabbriche del ferrarese”. Nessuno vuole speculare, precisano ancora i sindacati, ”ma morire perche’ le fabbriche non stanno in piedi non e’ sopportabile”.

4.500 SFOLLATI, 5.000 ASSISTITI – L’esercito della solidarieta’ organizzata marcia spedito in Emilia a oltre 24 ore dal terremoto che ha sconvolto le province di Modena e Ferrara. Priorita’, ridurre i disagi di chi e’ senza casa e continuare le verifiche sugli edifici per contare danni ed eventuali situazioni di inagibilita’. Secondo i dati riferiti da Regione e Protezione civile dell’Emilia-Romagna, nella notte tra domenica e lunedi’ 4.914 persone hanno dormito nei campi e nelle strutture di prima accoglienza allestite dalla Protezione civile. Di queste 3.360 nel Modenese e 1.288 nel Ferrarese. Altre 266 nel Bolognese. Intanto, da ieri e’ salito il conto degli sfollati: secondo un censimento fatto dai sindaci, sono all’incirca 4.500, 1.500 in piu’ rispetto alla stima fatta poche ore dopo il sisma. E il direttore della Protezione civile regionale Demetrio Egidi ha assicurato: ”Da oggi pomeriggio garantiremo soluzioni per 5.000 persone da assistere con pasti e posti letto. Altre 300-400 andranno negli alberghi, in base alle indicazioni dei sindaci sulle situazioni di maggiore necessita”’. Accanto agli uomini di Egidi, molte ‘integrazioni’ offerte e arrivate da piu’ regioni: in particolare da Friuli Venezia Giulia, Marche, Toscana, Umbria, Provincia autonoma di Trento. In aggiunta forze dell’Anpas, l’associazione nazionale pubblica assistenza, e dell’Ana, l’associazione nazionale alpini, tutte coordinate dal Dipartimento nazionale guidato da Gabrielli. Inoltre, per organizzare e gestire le attivita’ assistenziali sono stati arruolati 731 volontari di protezione civile della Regione e circa 300 da altri territori. Sul piano sanitario e’ stato attivato un servizio medico a Mirandola (Modena), vista l’inagibilita’ degli ospedali di Finale Emilia e Mirandola. E per evitare rischi e’ stato anticipato a oggi il trasferimento dei pazienti di alcuni reparti dell’ospedale Sant’Anna di Ferrara nel piu’ nuovo ospedale di Cona. Finora, secondo l’Asl, i feriti che hanno riportato traumi per il terremoto e poi ricoverati, sono stati 47. Parallelamente va avanti la conta dei danni sugli edifici. Un censimento e’ in corso da parte dell’Agenzia di protezione civile regionale con il supporto del Dipartimento nazionale di Protezione civile e il Servizio regionale geologico sismico e dei suoli. Alle 8 squadre attivate ieri, se ne sono aggiunte 12 formate da tecnici regionali e 5 provenienti dal Trentino. E da domani saranno disponibili ulteriori 20 squadre di rilevatori da altre regioni.

AZIENDE IN GINOCCHIO, 5MILA POSTI A RISCHIO – (di Giorgia Bentivogli) – BOLOGNA – Il terremoto ha colpito duro sul lavoro. Se quattro operai sono morti mentre lavoravano, e’ perche’ molte delle strutture produttive che si trovano nel cratere del sisma sono collassate. A Modena e Ferrara ci sono 5.000 tra operai e dipendenti dell’industria che questa mattina sono andati al lavoro sapendo che sarebbero tornati a casa: le loro aziende infatti erano ‘inagibili’, chiuse. Catene di montaggio ferme. Il conto, della Cgil, e’ approssimativo e al ribasso. Perche’, fa notare il segretario di Modena Donato Pivanti, vanno aggiunti gli operatori di terziario, servizi, agricoltura, precari e interinali. ”Dobbiamo riuscire a proteggerli tutti” dice netto. Servono cassa integrazione straordinaria e in deroga. Ma ”bisognera’ iniziare a ragionare su come mettere in condizione le aziende di ripartire” aggiunge Giuliano Guietti, segretario Cgil Ferrara. Per Confindustria i danni diretti alle imprese non sono inferiori ad alcune centinaia di milioni di euro: il 70% delle imprese di Modena e’ fermo. In vista della dichiarazione dello stato di emergenza del Governo, gli industriali chiedono credito, sospensione immediata di tutti gli adempimenti fiscali, tributari e contributivi (in particolare delle prossime scadenze Imu) e l’attivazione urgente degli ammortizzatori sociali (anche in deroga). Dell’utilizzo degli ammortizzatori in deroga il presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, ha gia’ parlato con il Ministro Fornero; mentre il sottosegretario Catricala’ ha spiegato che il Governo valutera’ il possibile rinvio dei pagamenti di tributi e contributi, oltre che una deroga al patto di stabilita’. Ritenuta quest’ultima una priorita’ da Errani per garantire la ricostruzione. Tutto e’ rinviato al Consiglio dei ministri di domani. Il simbolo di un sistema ferito due volte e’ Sant’Agostino, nel ferrarese. Nella industria ceramica omonima, che impiega 330 persone, due operai hanno perso la vita. In paese ci sono 7.000 abitanti: in pratica in ogni famiglia ha qualcuno che lavora nella fabbrica. Ma anche le altre aziende ceramiche di Finale, nel Modenese, sono chiuse. I forni si sono disassati e hanno problemi di sicurezza. Per i loro lavoratori, fanno sapere fonti di Confindustria, sara’ attivata la cassa integrazione, ma con ogni probabilita’ con una procedura straordinaria per tutte le aziende danneggiate dal sisma. Anche l’artigianato, vera spina dorsale del sistema industriale di queste zone, e’ al collasso. ”Un associato su quattro ha subito danni e non ha ancora la agibilita”’ spiega Ermes Ferrari, Cna Modena. Sono microimprese che lavorano in subfornitura. Se non riusciranno a far ripartire la produzione, hanno paura di perdere le loro commesse. Chiedono ”che la burocrazia non metta i bastoni tra le ruote e che i trasferimenti di azienda par far ripartire la produzione non vengano ostacolati”. Perche’ sono imprenditori abituati a far da soli. Colpisce che la Cna di Modena abbia scritto ai suoi 15.000 associati per chieder conto dei danni subiti. Hanno risposto a decine di quelli non hanno avuto nessun problema: volevano mettersi a disposizione (gratuitamente) per aiutare i colleghi in difficolta’. E’ un’Emilia che non piega la testa, che vuol continuare a lavorare nonostante tutto quella che si vede oggi. Anche se dell’impresa e’ solo dipendente. C’e’ un imprenditore, Giulio Barbieri di Poggio Renatico, che ha preso carta e penna per ringraziare i suoi dipendenti: ”stamattina malgrado quasi tutti abbiano trascorso la notte in auto e siano provati fisicamente ed emotivamente si sono presentati regolarmente al lavoro”. Ma se l’industria e l’artigianato sono in crisi, e le campagne ancora di piu’ in sofferenza. Per Coldiretti il danno e’ di 200 milioni di euro tra crolli e danni ai macchinari e animali. Cia e Confagricoltura chiedono una una moratoria fiscale, soprattutto dell’Imu. Tassa poco amata che colpirebbe, paradosso nel paradosso, immobili che spesso sono perfino crollati.

PRIMI AIUTI, AMMORTIZZATORI E PATTO STABILITA’ – Affrontare l’emergenza terremoto che ha devastato alcuni comuni della Bassa Emilia, tra le province di Modena e Ferrara, come ”un’emergenza nazionale e non regionale”. Cosi’ il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Antonio Catricala’ ha dettato la linea, tracciato la strada che andra’ percorsa per affrontare da una parte l’emergenza e dall’altra parte la fase della ricostruzione. Una considerazione importante visto che l’emergenza e la crisi economica che affligge il Paese possono sembrare incompatibili e quindi entrare in conflitto. Domani, il consiglio dei ministri con decreto dichiarera’ lo stato di emergenza aprendo la strada agli interventi della protezione civile. Ma gia’ il premier Mario Monti, nell’immediatezza del disastro, ha dato pieni poteri al prefetto Franco Gabrielli, direttore della protezione civile, per attivare tutte le operazioni di assistenza alla popolazione e messa insicurezza delle strutture. Ma, ha detto Catricala’ ”e’ necessario trovare una soluzione finanziaria”. E se e’ vero che ”il presidente Monti e il governo non intendono lasciare sole le autorita’ locali” bisogna trovare gli strumenti economico-finanziari per affrontare i problemi e dunque la ‘copertura’ finanziaria a tutti gli atti che saranno necessari. Cose che ”vanno fatte subito – ha detto Catricala’ -, e speriamo di farle per il meglio”. Oltre all’ordinanza ”che – sottolinea il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – e’ ordinanza di protezione civile e riguarda l’emergenza” Catricala’ ha promesso che saranno valutate le richieste dei sindaci e del governatore Errani: in primo luogo una deroga del patto di stabilita’, cosa questa che comunque ”ha bisogno di copertura finanziaria”, poi il rinvio dei pagamenti di tributi e contributi, materia da discutere con il ministro per l’Economia, quindi con lo stesso Monti. In piu’, e questa e’ una richiesta gia’ rappresentata dal governatore dell’Emilia-Romagna Errani al ministro per il Lavoro Elsa Fornero, ”sara’ necessario pensare a ammortizzatori in deroga” perche’ ”i lavoratori non debbano affrontare una doppia emergenza”. Dunque pensare ”a persone e a imprese” ha detto Catricala’. Il problema del lavoro ‘sospeso’ e quello delle imprese colpite dal sisma comportera’ uno sforzo incredibile: ”e’ necessario ripartire subito perche’ la crisi – dicono i sindaci delle zone terremotate – non perdonera’ indecisioni”.