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Sindacati alla Fiat: ‘Ritirare licenziamenti’

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Camusso sul Lingotto: ‘E’ il peggiore ambasciatore Italia nel mondo’

Sindacati alla Fiat: ‘Ritirare licenziamenti’

Camusso sul Lingotto: ‘E’ il peggiore ambasciatore Italia nel mondo’

 

 

 

Tutti i sindacati chiedono alla Fiat di ritirare i 19 licenziamenti a Pomigliano, annunciati per far posto a un analogo numero di iscritti alla Fiom, in base all’ordinanza della Corte d’Appello di Roma. Il confronto è fissato per stamani con Fabbrica Italia Pomigliano. Il segretario della Cgil Susanna Camusso, ospite a ‘Che tempo che fa’, ha detto che Fiat é “oggi il peggiore ambasciatore dell’Italia nel mondo”.

BONANNI, GRUPPO FACCIA PASSO INDIETRO, FIOM UNO AVANTI – “Viviamo un momento di grande sbandamento per il Paese. Sulla vicenda Pomigliano chiedo alla Fiom di fare un passo avanti e di riunirsi con gli altri sindacati ma la Fiat deve fare un passo indietro per il bene che deve volere all’investimento fatto su Pomigliano”. Così il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni a ‘Prima di Tutto’ su Rai Radio1 sulla vicenda degli operai che la Fiat vuole licenziare a fronte dell’obbligo di assunzione di 19 operai della Fiom su sentenza del giudice del lavo

PRESSING SINDACATI, RITIRI LICENZIAMENTI POMIGLIANO – Tutti i sindacati chiedono a gran voce alla Fiat di ritirare i 19 licenziamenti a Pomigliano, annunciati dall’azienda per far posto a un analogo numero di iscritti alla Fiom, in base all’ordinanza della Corte d’Appello di Roma. Il confronto è fissato per oggi con Fabbrica Italia Pomigliano presso la sede dello stabilimento campano. Già ieri però Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri hanno presentato la richiesta nell’appuntamento con la Fiat all’Unione Industriale di Torino per la revisione del contratto di gruppo. E se il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, avverte che “se non ci rassicurano saremo contrari e faremo ricorsi anche noi”, il numero uno della Cgil Susanna Camusso non usa mezzi termini per ‘condannare’ il Lingotto. “Oggi – dice – è il peggiore ambasciatore che l’Italia può avere nel mondo”, un’azienda che ha compito un atto “senza precedenti”, dietro al quale c’é “un’idea di comando, di divisione, di rapporto sempre autoritario: un’idea ‘o mi obbedisci o non esisti'”. Intanto va avanti anche il tavolo con il governo per il rafforzamento della competitività delle esportazioni, insediato al ministero dello Sviluppo Economico. “Stiamo lavorando sodo, a ritmi serrati”, spiega il viceministro al Lavoro, Michel Martone, dopo una riunione di oltre quattro ore alla quale era presente il responsabile delle relazioni industriali, Paolo Rebaudengo. La vicenda Pomigliano continua a tenere banco. “Abbiamo sottoscritto l’accordo per la fabbrica campana – afferma Ferdinando Uliano, responsabile Auto della Fim Cisl – con l’obiettivo di salvaguardare tutti i livelli occupazionali, tanto che la Fiat si è impegnata a riassumere tutti i lavoratori entro il 2013. Per questo non possiamo accettare il provvedimento annunciato nei giorni scorsi. Chiediamo all’azienda di fare un passo indietro”. Analoga la richiesta del segretario nazionale dell’Ugl Metalmeccanici, Antonio D’Anolfo: “Serve un passo indietro per evitare gravi ricadute sul futuro di chi ha creduto e sostenuto con il proprio lavoro il progetto della Nuova Panda a Pomigliano d’Arco”. “Useremo tutti gli strumenti per tutelar i nostri iscritti”, dice Eros Panicali, responsabile Auto della Uilm. Anche il sindacato autonomo Fismic invita l’azienda a ritirare il provvedimento sulla mobilità. Per Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom, “é importante che, pur partendo da scelte diverse, tutto il sindacato chieda il ritiro dei licenziamenti illegittimi a Pomigliano. Ed è anche un bene che anche altri sindacati riscoprano la possibilità di ricorrere al tribunale. In democrazia non è uno scandalo”. In fabbrica cresce la preoccupazione. “Questo clima non aiuta nessuno”, affermano Fim e Uilm campane. Per il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, la sentenza della Corte d’appello di Roma su Pomigliano “poteva persino essere un’occasione di ricomposizione, è stato un gravissimo errore metterla sulle contrapposizioni. Spero che ci si ripensi, quel che serve è unità del mondo del lavoro e tavoli in cui governo e imprese si parlino”.