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Si terrà oggi a Terranova Sappo Minulio la presentazione del libro di Giosofatto Pangallo

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La recensione
Giosofatto Pangallo, Fiere annuali nella Piana di Terranova e oltre nei secoli XV-XIX, Editrice Sperimentale Reggina, Reggio Calabria 2023.

L’opera di 216 pagine presenta in maniera specifica tutte le manifestazioni fieristiche o mercantili a partire dal secolo XV, che, periodicamente, si celebravano nell’arco d’un anno nella Piana, allora detta di Terranova, ora di Gioia Tauro.
La Piana, pertinente alla contea e, poi, al ducato di Terranova, era pullulante di paesi abitati, di cui Terranova era la città dominante e sede delle istituzioni.
Essi, animati e vivaci centri, in passato sedi d’importanti e frequentate fiere, erano, oltre alla città di Terranova, i casali di Bracadi, Vatoni, Carbonara, Molochio, San Martino, Iatrinoli, Radicena, Casalnuovo, Gioia, Molochiello, Rizziconi.
In detti centri si celebravano ogni anno, per un totale di oltre cinquanta giorni, venti fiere, di cui quattro a Terranova, tre a Radicena e Casalnuovo, due a Vatoni. a Molochio, a Iatrinoli, una a Bracadi, a Carbonara, a San Martino, a Gioia e anche mercati settimanali. Alcuni di questi paesi, detti allora casali, sedi di rinomate fiere, che, a volte, si svolgevano anche a pochi chilometri di distanza tra loro, purtroppo, scomparvero nel corso dei secoli XV-XVI.
Rimane, però, di essi memoria, che si potrebbe definire “dormiente”, nei tanti documenti conservati nei vari archivi di Stato ed Ecclesiastici.
A queste fonti inedite si rifà l’autore con un continuo e certosino “scavo” presso gli Archivi di Stato di Napoli, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria, comprese le Sezioni di Locri e di Palmi, nonché negli Archivi diocesani di Reggio Calabria, Mileto, Oppido Mamertina-Palmi e parrocchiali, avvalendosi altresì della consultazione di un’opportuna bibliografia.
L’autore, nel corso dell’opera, grazie a un’adeguata, spesso inedita, documentazione, si sofferma anche sulle diverse fiere che annualmente si svolgevano nelle città di Reggio, di Seminara, di Palmi, di San Giorgio, di Polistena, di Cinquefrondi, di Melicuccà, di Oppido, di Varapodio, di Drosi, di Gerace, di Stilo, di Cosenza, di Monteleone, oggi Vibo Valentia, e di altri centri della Calabria e della penisola italica.
Il lavoro affronta il problema dei flussi commerciali che avvenivano e i conseguenti e dinamici aspetti economici, sociali e politici, che si presentavano in quella società feudale, ancora a carattere, prevalentemente, agricolo-pastorale.
Proprio in quel tipo di società, per essere meglio organizzati, i mercanti, di terra e di mare, costituirono sodalizi e associazioni a sfondo economico, finalizzati alla raccolta di capitali, cioè la «commenda», detta anche «colleganza», e la «compagnia», antesignane, rispettivamente, delle attuali società «in accomandita» e «in nome collettivo».
In genere, i mercanti facevano ricorso al cambio tramite lettera, detta «di cambio», «a cambio e ricambio», «polizza di cambio». Con essa si anticipavano fondi in una piazza che, a scadenza, erano rimborsati, anche con diversa valuta, in un’altra piazza: erano queste operazioni di credito e di cambio; ovviamente, il cambio era a vantaggio di chi concedeva il prestito.
In dette fiere si commerciavano molte derrate agricole assieme a tanti prodotti e manufatti artigianali di varia natura nonché bestiame grosso e minuto.
Le fiere, peraltro, erano avvenimenti importanti per la vita sociale ed economica di quelle comunità. Erano, infatti, occasioni di riferimento e termini di pagamento di rate di avvenute compravendite di fondi rustici, di case, di altri immobili, di animali, di censi, perpetuo, enfiteutico e bullale, di affitti, di prestiti di denaro a «cambio e ricambio» o «giroconto», di affrancazioni, di debiti, di scadenze contrattuali, nonché di consegna di dote o di versamenti di somme di denaro ai novelli sposi, promessi nei capitoli matrimoniali, le cui rate potevano essere dilazionate e saldate anche in più soluzioni, con quote da corrispondere proprio durante lo svolgimento di manifestazioni fieristiche.
Esse erano così importanti tanto che, per garantire l’ordine e sovrintendere al buon andamento della manifestazione, erano nominati annualmente i “mastri di fiera”, nonché venivano istituiti i cosiddetti “banchi di giustizia”, con propri giudici e prerogative, per amministrare la giustizia durante la loro celebrazione.
Ovviamente, l’opera affronta e sviluppa tanti altri importanti aspetti come l’esenzione o il pagamento dei dazi e della dogana per le merci in entrata e in uscita da un feudo o come l’estinzione delle fiere oppure la loro riconversione, a causa anche dell’introduzione, nel corso degli anni, di nuovi mezzi di comunicazione e di scambio.