Si sgonfiano le accuse contro Pasquale Motta, il tribunale delle libertà cestina la richiesta di arresto L’ex direttore di Lccnews24 coinvolto nella operazione “Alibante”, non da giornalista ma da politico locale
Comincia a delinearsi in modo favorevole il quadro giudiziario per Pasquale Motta, Giornalista ed ex direttore della testata Lacnews24. Sono state rese le motivazione del tribunale delle libertà di Catanzaro. I giudici, “Mancano le prove”. Nel linguaggio giuridico, “Difetto di gravi indizi di colpevolezza”.
Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha rigettato la richiesta di carcerazione avanzata dalla Dda nei confronti di Pasquale Motta, giornalista (ex direttore di LaCnes24) ed ex sindaco di Nocera Tirinese:
per la procura di Catanzaro, stratega occulto, referente della cosca di ‘ndrangheta dei Bagalà, dominus, personalità in grado di mettere l’intera coalizione a disposizione della criminalità organizzata. L’operazione denominata “Alibante”, che ha portato in carcere 19 persone, per i reati, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, corruzione, estorsione, consumata e tentata, intestazione fittizia di beni, rivelazione di segreti d’ufficio e turbativa d’asta. Falerna e Nocera Terinese, i comuni interessati dall’indagine della direzione antimafia di Catanzaro. Sotto il controllo degli investigatori l’elezioni amministrative del 2018
Pasquale Motta insieme al boss Bagalà avrebbero voluto far eleggere Massimo Pandolfo a sindaco della città.
Una ricostruzione che però, per i giudici del Tribunale del Riesame (presidente Giuseppe De Salvatore, estensori Mellace e Mazzotta) per i giudici non c’è nulla di vero nella ricostruzione dei pubblici ministeri di Catanzaro. Anzi sono tantissime le lacune investigative . A difendere l’ex direttore l’avvocato cosentino Vincenzo Belvedere.
I giudici del tribunale della libertà fanno chiarezza su alcuni aspetti delle indagine ; Tra Pasquale Motta ed il presunto boss Carmelo Bagalà non c’è stato nessun contatto diretto , nessun collegamento, anzi il rapporto tra i due non c’era proprio . Si legge nella sentenza: “La convergenza di interessi politici tra Motta e Bagalà e la comune volontà di formare una coalizione elettorale in vista delle elezioni del consiglio comunale non sono dati sufficienti a corroborare il dolo del concorrente esterno, essendo necessaria a tal fine una prova più pregnante che attesti la volontà dell’indagato di contribuire con il suo operato alla realizzazione del programma criminoso della consorteria mafiosa”.