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Seminara, trentesimo anniversario di don Domenico Caruso

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Di Filomena Scarpati

Un messaggio di fede ancora più forte arriva al cuore dei fedeli quando sono già trascorsi trent’anni al servizio delle comunità cattoliche e in luoghi diversi, dalle parrocchie della Piana, al servizio in Vaticano e poi al rientro nel proprio territorio d’origine comprendente luoghi che si distinguono per la storia di profonda pietà popolare che si portano alle spalle, ma non godono certo di quella ricchezza visiva che offre invece la città del Vaticano sede mondiale della Chiesa cattolica dove fu Pietro, discepolo di Cristo, a porre la prima pietra. Sono le origini, l’amore per la propria gente e non ultimo l’amore genitoriale importantissimi per un uomo di Dio, che spingono al rientro nei luoghi natii. Trent’anni al servizio di Cristo e con Cristo danno un senso più profondo se si pensa che don Mimmo Caruso ha scoperto la sua vocazione dopo il diploma Magistrale, nell’età della ragione quando non trovando un senso adeguato alla propria vita è passato alla scelta della profonda spiritualità che ha come meta il sacerdozio, sacramento prezioso ai nostri giorni per il numero delle vocazioni sempre più esiguo. La vita sacerdotale comporta un’infinità di sacrifici non facili da affrontare. A partire dal bene comune che non è facile da far comprendere, al calare delle volontà del Vangelo nella vita quotidiana dei fedeli che intendono vivere in maniera soggettiva il messaggio di Cristo che non deve essere cosa propria ma rivelare in ogni sua azione il vero amore per un prossimo fatto di uomini che a volte assumono la forma del nemico che non è facile amare, ponendo quei limiti al messaggio di Cristo che continuano a farci apparire falsi cattolici. Non ultimi, l’individualismo che porta a non accettare gli altri pensando di essere sempre migliori, il desiderio di trascinare nel baratro a tutti i costi e con ogni tipo di malvagità chi è ad un gradino sopra di noi, diffondendo maldicenze, calunnie, false testimonianze o peggio ancora complotti da arginare. Invidie, gelosie a volte si manifestano anche tra pastori stessi e non facili da superare. Occuparsi poi delle famiglie bisognose quando le risorse economiche sono scarse o non bastano per coprire le spese delle Parrocchie. Ma per Don Caruso fermamente legato al concetto di Provvidenza e all’aiuto dello Spirito Santo forse queste sono difficoltà che vivono solo nel nostro immaginario perché lui si è distinto per l’accoglienza, l’apertura all’altro e la carità verso i più deboli. L’omelia della celebrazione del 22 Maggio durante la quale ha comunicato il suo trentesimo anniversario, è stata invece improntata sul mistero della croce della risurrezione che è pienamente realizzato in Santa Rita. “La Santa – ha commentato – non solo ha domandato perdono ma ha perdonato. Un perdono, continua – che scaturisce dalla preghiera. Rita da Cascia ci dice che per diventare amici di Dio non sono necessari azioni straordinarie, né è necessario possedere carismi speciali. È necessario, invece, ascoltare Cristo e poi seguirlo senza perdersi d’animo di fronte alle difficoltà. Mai scoraggiarsi. Il Signore è sempre con noi”. Al termine della Santa Messa in onore di Santa Rita il parroco ha chiesto di accompagnarlo con la preghiera, specialmente martedì 26 maggio, giorno in cui celebrerà il suo trentesimo anniversario di sacerdozio che festeggerà con la celebrazione della Santa Messa in uno dei quartieri della Parrocchia, come programmato per il mese di Maggio. Ciò che ha chiesto ai suoi parrocchiani è di pregare con lui e per lui, per un Parroco non c’è nulla di meglio dell’unità con la sua comunità. Inoltre, chi lo segue da anni conosce la sua interazione con la Santissima Trinità che lo accompagnerà nel corso della vita presbiterale e in modo particolare con lo Spirito Santo. Ha l’abilità di terminare ogni sua omelia in nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo quasi a scandire quelle differenze con il rito greco-ortodosso da esperto dell’ecumenismo. Il rapporto d’affetto che riesce inoltre a creare nei confronti dei suoi parrocchiani si è evidenziato anche durante la benedizione delle rose che hanno fatto della basilica un giardino primaverile coloratissimo in onore di Santa Rita, posta per l’occasione da Don Caruso sul presbiterio dopo diversi anni. A detta dei seminaresi Santa Rita non si poneva fuori dal suo altare da quando la basilica della Madonna dei Poveri di Seminara era affidata ai padri canossiani.