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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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“Se la morale è strettamente legata alla religione…” Monsignore Francesco Milito, a quando le sue dimissioni?

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Andiamo per gradi ed iniziamo con una frase estrapolata da Brecht nella sua “opera da tre soldi”, «Prima viene lo stomaco, poi viene la morale», ed ora affrontiamo il discorso con diligenza, garantismo e rispetto (soprattutto per i minori).

L’ex parroco di Messignadi, piccola frazione di Oppido Mamertina (il paese del famoso inchino al boss), Antonello Tropea, è stato condannato quattro anni di reclusione, dopo il suo arresto che ha detestato scalpore avvenuto nel dicembre del 2015 dalla squadra mobile di Reggio Calabria. Detenuto (in una località segreta) in regime di arresti domiciliari per i reati di prostituzione minorile, sostituzione di persona, detenzione di materiale pedopornografico ed adescamento di minorenne. Per alcuni è stato assolto, e la condanna riguarda, “i reati di prostituzione minorile, detenzione di materiale pedo-pornografico e adescamento di minore”.

Papa Francesco ha approvato un documento dal titolo “Motu Proprio. Come una padre amorevole” ossia l’impegno della Chiesa per la tutela  e quindi la protezione dei minori. E dove si pone in evidenza la responsabilità dei vescovi negligenti relativamente “ai casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili” e dove un vescovo può essere rimosso per “mancanza di diligenza grave”.

Nel documento si legge (fin dal primo dei cinque articoli),  che il vescovo diocesano può essere “legittimamente rimosso dal suo incarico, se abbia, per negligenza, posto od omesso atti che abbiano provocato un danno grave ad altri”, ed il danno può essere “fisico, morale, spirituale o patrimoniale”. E può essere rimosso se “abbia oggettivamente mancato in maniera molto grave alla diligenza che gli è richiesta dal suo ufficio pastorale, anche senza grave colpa morale da parte sua”. E tuttavia, in caso di abusi su minori, “è sufficiente che la mancanza di diligenza sia grave”.

Ed ora torniamo a don Antonello Tropea ed al suo arresto, l’allora il Gip Antonio Scortecci scrisse che il vescovo Francesco Milito, pur essendo a conoscenza della vicenda «non ha adottato provvedimenti cautelativi, né di minima verifica delle accuse rivolte all’indagato, assumendo atteggiamenti particolarmente prudenti e conservativi dello status quo, dando pieno credito alla versione negatoria dello stesso accusato». E tale atteggiamento omissivo, è emerso anche dalle intercettazioni telefoniche a cui “consiglia” di non parlare con i carabinieri ed in generale, “ con nessun appartenente alle forze dell’ordine, poiché questi non si limitano a parlare amichevolmente come stanno facendo loro, ma potrebbero redigere un promemoria che potrebbe far degenerare le cose”.

Questi i fatti. Oltre al fatto che appena uscita la notizia dell’ex parroco fu diramato un comunicato stampa da parte della diocesi e pubblicato nel sito della diocesi dove invitava i fedeli ed abbracciarsi in preghiera per il parroco presunto adescatore di minori. Poi, prontamente cancellato, oltre ad un profilo su Facebook dal titolo (vergognoso) “Io sto con don Antonello”. Ed infine, lo stesso vescovo alcuni giorni fa è stato oggetto di un manifesto anonimo in cui con sprezzante ironia criticava il pastore della diocesi invitandolo ad andare via.

Non ci sarebbe altro da aggiungere perché sarebbe una gara su chi spara più forte contro la croce rossa. A questo punto non c’è altra strada da seguire che le dimissioni immediate da parte del vescovo della dioc esi di Oppido-Palmi, oppure preferisce che si apra una sorta di indagine a suo carico e quindi avere la possibilità di difendersi com’è giusto che sia e come stabilisce il diritto canonico. Ma dato che di Chiesa si tratta, per presunzione poniamo in evidenza la legge morale che dovrebbe riguardare tutti sicuramente, ma a pastori di Dio, in particolar modo. Speriamo che le autorità laiche e chi ha compiti di tutela dei minori non stia in silenzio, e così come le solidarietà per l’occasione, seguano un atteggiamento di doveroso e rispettoso silenzio. E vorremmo chiudere con una parte della lettera di San Paolo ai Corinzi, e dedicarla ai tanti che forse hanno preso con opinioni diciamo diverse la questione grave, «Non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità».

(gl)