Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Scritta «dux», vandalizzato nella notte l’anfiteatro romano a Lecce Apologia fascista

Scritta «dux», vandalizzato nella notte l’anfiteatro romano a Lecce Apologia fascista
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

La firma dell’imbecillità è stata lasciata con il pennarello nero,
indelebile, ben visibile a caratteri cubitali, sulla balaustra esterna
dell’Anfiteatro Romano a Lecce. In un punto, l’antichissimo
manufatto è stato imbrattato con la scritta “dux” che chiaramente
rappresenta un’occasione per inneggiare al fascismo. Il vandalo si è
accanito sulla balaustra esterna del monumento antistante l’arena.
L’anfiteatro romano, insieme al teatro, è il monumento più
espressivo dell’importanza raggiunta da Lupiae, l’antenata romana di
Lecce, tra il I e il II secolo d.C. La datazione del monumento è
ancora oggetto di discussione e oscilla tra l’età augustea e quella
traiano-adrianea. Il monumento venne scoperto durante i lavori di
costruzione del palazzo della Banca d’Italia, effettuati nei primi
anni del ‘900. Le operazioni di scavo per riportare alla luce i resti
dell’anfiteatro iniziarono quasi subito, grazie alla volontà
dell’archeologo salentino Cosimo De Giorgi e si protrassero sino al
1940. Attualmente è possibile ammirare solo un terzo dell’intera
struttura, in quanto il resto rimane ancora nascosto nel sottosuolo di
piazza Sant’Oronzo dove si ergono alcuni edifici e la chiesa di Santa
Maria della Grazia. Del monumento, realizzato in parte direttamente
nella roccia e in parte costruito su arcate in opera quadrata,
rimangono allo scoperto, oltre ad una parte dell’arena ellittica,
intorno alla quale si sviluppano le gradinate dell’ordine inferiore,
due corridoi anulari, uno che corre sotto le gradinate, l’altro,
esterno, porticato, cui appartengono i numerosi e robusti pilastri,
sui quali era imposto l’ordine superiore scandito, al pari di altri
similari monumenti, dal Colosseo all’Arena di Verona, in una galleria
di fornici. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei
Diritti [http://www.sportellodeidiritti.org/]” individua in questa
pensata “una chiara forma di apologia del fascismo”(reato
sanzionato dal codice penale italiano) ed esorta l’intervento della
Soprintendenza dei Beni Storici Artistico per rimuovere immediatamente
la scritta. Resta comunque il danno al simbolo storico che è anche un
monumento, oltre al tempo e a i soldi che si dovranno spendere per
cancellarla.