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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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Scioglimento Consigli comunali mafia, legge da riscrivere Le considerazioni della politica

Scioglimento Consigli comunali mafia, legge da riscrivere Le considerazioni della politica
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“Non ho dubbi sulla validità dello strumento ‘scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose’ ma sono altrettanto certo che tale strumento vada ripensato, attualizzato e riformato per renderlo più efficace agli scopi prefissi”. Lo afferma in una nota il consigliere regionale Alessandro Nicolò (FDI), aggiungendo: ”In Calabria, regione che detiene il triste record delle amministrazioni sciolte, sono tanti i Comuni raggiunti svariate volte da questi provvedimenti con veri e propri casi-limite di consigli comunali sciolti in media anche ogni due anni. Basterebbero questi dati per cogliere con palmare evidenza l’esigenza di riformare una normativa che manifestamente non riesce a produrre gli effetti desiderati”.

“Il problema non s’è certo attenuato. Tutt’altro. I Comuni, gli enti elettivi e altre istituzioni locali – prosegue l’esponente politico – sono sempre più sottoposti alle interessatissime attenzioni delle organizzazioni mafiose perché la criminalità non mette certo da parte l’intenzione di incidere sugli organi delle amministrazioni sia infiltrandosi all’interno, sia esercitando forme di pressione dall’esterno”.
Ancora Nicolò: “Se non ci sono dubbi sulla costituzionalità della normativa, stante il pronunciamento della Consulta, non poche perplessità nascono sul quadro probatorio che sorregge taluni provvedimenti e sull’efficacia dei periodi di commissariamento straordinario degli enti sciolti. Dato per assodato che non ci si basa su reati bensì su indizi e circostanze sospette, appare assai dubbio l’utilizzo di semplici rapporti di amicizia e parentela, neanche sorretti da frequentazione, e di fatti e situazioni che neppure il magistrato inquirente più pignolo prenderebbe in seria considerazione. D’altra parte sono sempre più frequenti le bocciature dei decreti di scioglimento dei consigli comunali, come confermano le sentenze adottate dal Tar del Lazio per un’importante città come Lamezia Terme e una grande cittadina come Marina di Gioiosa Ionica, i cui scioglimenti sono stati annullati in un giorno solo”.

“Dice niente – continua Alessandro Nicolò – che l’attuale presidente della Commissione parlamentare antimafia, senatore Morra, si pronunci pubblicamente a favore della necessità di ripensare l’attuale normativa sugli scioglimenti? Ed è doveroso ricordare che un’altra figura politica, l’onorevole Bindi, che ha guidato la stessa Commissione nella scorsa legislatura, aveva avanzato perplessità sulla rigidità dell’attuale normativa”.
“Che ci siano molte cose da rivedere – conclude Nicolò – lo ha confermato di recente lo stesso procuratore Gratteri prospettando l’esigenza di dotare di maggiori poteri i commissari straordinari degli enti disciolti, ad esempio, conferendo la possibilità di annullare delibere volute dall’amministrazione precedente fino all’adozione di provvedimenti di licenziamento per taluni casi”.

Innocenza Giannuzzi, presidente Consorzio Blu Calabria e Consorzio Agricoop Italia

E’ di pochissimi giorni la notizia che il TAR del Lazio ha accolto i ricorsi contro lo scioglimento dei consigli comunali di Lametia Terme e Marina di Gioiosa Jonica. Paolo Mascaro e Domenico Vestito ritornano sul seggio dove si erano insediati a seguito di elezioni democratiche e libere che avevano manifestato in maniera inequivocabile le volontà delle popolazioni, le quali avevano scelto come loro guide figure di alto rilievo, ma soprattutto persone perbene. Oggi le varie forze politiche esprimono il loro disappunto, diffondendo attraverso la stampa e i social network attestati di stima per i Sindaci ricollocati sulle rispettive poltrone e sgomento per una prassi, quella dello scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose, divenuta oramai dubbia e ricca di incertezze.

Ricordiamo che un comune non viene sciolto per infiltrazioni mafiose dalla sera alla mattina. Si parte sempre da una decisione del Prefetto che a seguito di informative di polizia giudiziaria o in conseguenza di una operazione giudiziaria decide di inviare una commissione di accesso agli atti che studia per tre mesi, rinnovabili, tutte le delibere, determine, atti dell’Ente, emesse dalla parte politica e dai tecnici, alla ricerca di un qualsivoglia condizionamento mafioso. Si analizzano anche le condotte e le frequentazioni degli amministratori, le gare di appalto e gli affidamenti di lavori e servizi, al fine di dimostrare se quel consiglio comunale, quella compagine amministrativa, quei tecnici e dirigenti comunali siano stati condizionati o meno dalle organizzazioni mafiose.

Nella quasi totalità dei casi, tranne rare eccezioni, la relazione finale della Commissione d’accesso produce lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e la consegna del Comune ad una triade commissariale che si insedia nell’immediato con l’obiettivo di risanare e liberare dal condizionamento mafioso le istituzioni.
Fin quando il Comune è effettivamente ostaggio delle consorterie mafiose nulla quaestio, ma il fatto che ultimamente il Tar del Lazio, competente in questi casi, annulli i decreti di scioglimento emessi dal Consiglio dei Ministri pone una questione fondamentale che deve essere attentamente valutata: La legge che disciplina lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose va profondamente riscritta. Se dopo mesi di commissione di accesso che spulcia tutte le carte, dopo studio della relazione finale da parte del Prefetto che esprime il proprio parere, dopo attenta valutazione politica da parte del Ministro degli Interni che riferisce in Consiglio dei Ministri, se dopo tutto ciò il Consiglio dei Ministri decreta lo scioglimento degli organi legittimamente eletti per infiltrazioni mafiose e tutta l’impalcatura costruita non regge all’esame del TAR del Lazio allora la questione è duplice.

In primo luogo bisogna rifondare le attività di accesso antimafia garantendo innanzitutto uno studio approfondito, asettico e privo di condizionamenti della situazione reale dell’Ente osservato, in più le commissioni di accesso e le commissioni straordinarie devono vedersi riconosciuti maggiori poteri di quelli attuali e se necessario devono avere maggior tempo a disposizione per esprimere il loro giudizio se necessario. In secondo luogo qualora il Tar ed eventualmente successivamente il Consiglio di Stato annullino il decreto di scioglimento è necessaria una seria azione di risarcimento per il danno creato. Ma ad essere risarcite in primo luogo devono essere le popolazioni colpite dall’umiliazione dello scioglimento per mafia, le popolazioni marchiate, insieme ai propri amministratori eletti, di mafiosità.

Ora che ad esempio il Sindaco Vestito governerà Marina di Gioiosa Jonica solo per tre mesi fino alle elezioni di Maggio 2019, una seria azione di risarcimento nei confronti dei cittadini di Marina di Gioiosa Jonica potrebbe essere una ripartenza della legislatura da ora e per il tempo di durata del commissariamento straordinario. Non più elezioni a Maggio 2019 ma solo alla fine del mandato elettivo considerando il periodo di commissariamento ingiusto come una sospensione, al termine della quale si riparte da dove si era stati bruscamente interrotti. E’ compito della Politica riformare il sistema e ridare dignità alle popolazioni ingiustamente umiliate e additate come mafiose. E’ compito della Politica e della Magistratura evitare i balletti cui possono essere costretti gli Enti a seguito dello scioglimento per Mafia, basti pensare al Comune di Tropea sciolto per Mafia che ha visto annullare il decreto di scioglimento dal TAR, il Sindaco ritornare a governare e subito dopo il Consiglio di Stato annullare la sentenza del TAR facendo ritornare la Commissione straordinaria in città. Tali vicende sono umilianti per una nazione come l’Italia già culla del diritto.