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TAURIANOVA (RC), VENERDì 13 DICEMBRE 2024

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Scioglimenti Comuni, M5s: “Le norme vanno rafforzate” I "pentastellati" commentano l'ultima inchiesta taurianovese che ha portato all'arresto di 48 persone

Scioglimenti Comuni, M5s: “Le norme vanno rafforzate” I "pentastellati" commentano l'ultima inchiesta taurianovese che ha portato all'arresto di 48 persone
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«L’ennesima inchiesta antimafia, che ha portato all’arresto dell’ex sindaco e dell’ex assessore di Taurianova, dimostra come le norme che regolano lo scioglimento delle amministrazioni per mafia vadano rafforzate e non smantellate, come da più parti adesso si chiede». È quanto affermano gli attivisti dell’area metropolitana del Movimento Cinque Stelle e la deputata Federica Dieni, che sottolineano: «Di fronte alla strutturale incapacità dei partiti di ripulire i propri ranghi da “portatori di voti” vicini ai clan, poi puntualmente catapultati alla guida delle amministrazioni, è necessario che lo Stato si doti di leggi più efficaci per bonificare la propria struttura dall’ingerenza mafiosa. In questo senso, è necessario che si possa intervenire non solo nei confronti della componente politica, ma anche di quella burocratica».

Per gli attivisti, «sebbene rimanga in capo ai politici la responsabilità dell’operato di dirigenti e in generale della macchina burocratica, nel rispetto di tutte le garanzie previste per i lavoratori del pubblico impiego, è necessario che si prevedano meccanismi per intervenire anche su dirigenti e funzionari, qualora si dimostrassero sensibili alle lusinghe dei clan o affiliati alla massoneria, che come hanno dimostrato le inchieste è da tempo la camera di compensazione preferenziale degli interessi mafiosi».

Nel corso degli ultimi anni, ricordano i pentastellati, «più volte sono stati annunciati provvedimenti in tal senso, ma nulla è stato fatto. Allo stesso modo, nessun tipo di proposta è arrivata sul fronte delle interdittive antimafia». Per attivisti e simpatizzanti del M5S, «magistrati e tecnici lo ripetono da tempo: colpire i patrimoni mafiosi è l’unico modo di indebolire i clan. In questo senso, non solo è necessario rafforzare l’apparato normativo che regola e sostiene le attività delle aziende sottratte ai clan, ma anche quello che impedisce alle imprese considerate troppo vicine alle cosche di inserirsi negli appalti pubblici».

A detta dei meet up dell’area metropolitana e della deputata Dieni, «è necessario intervenire sul fronte delle interdittive antimafia, per mettere ancor più al riparo la cosa pubblica dagli interessi mafiosi, ma al contempo tutelare le aziende colpite da un provvedimento di questo genere, che all’esito di eventuali ricorsi alla giustizia amministrativa si rivelino sane. Per questo, sarebbe norma di buon senso prevedere una sorta di curatela per le aziende sottoposte a interdittiva, con tecnici e funzionari chiamati ad amministrarle e a portare a termine eventuali appalti in corso, ma anche a ispezionarla a fondo dall’interno. In questo modo si eviterebbe di mandare al macero imprese sane, ma anche di bloccare appalti e lavori».

«Di questo – ricordano gli attivisti – ha più volte promesso di occuparsi la commissione Giustizia del Senato, presieduta dal noto avvocato penalista e senatore di Ap, Nico D’Ascola. Forse dimentico della tanta esperienza accumulata nelle aule dei tribunali, qualche settimana fa, intervistato dall’Avvenire anche sul tema delle interdittive antimafia, il senatore ha affermato che “nel corso dei lavori alcuni senatori avevano posto questo problema. Personalmente mi sono speso in tante audizioni che ci hanno aiutato a raccogliere un materiale che tenesse conto di tutte le istanze del territorio. Quegli stessi senatori, però, non hanno mai presentato un testo integrativo al Codice sull’aspetto specifico”».

Alla luce di tali affermazioni, gli attivisti pentastellati e la parlamentare si chiedono se sia «possibile che un avvocato penalista di larga e comprovata esperienza abbia necessità dei suggerimenti di altri per abbozzare una proposta di legge. Il bagaglio accumulato nel corso della sua lunga esperienza professionale è tanto leggero da non consentirgli di intervenire sul punto?». Per gli attivisti il problema è «solo di volontà e coraggio politico, perché è semplice dirsi contro le mafie nel corso di convegni e passerelle. Altra cosa è affinare gli strumenti normativi che consentano di combatterle».