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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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Sarah Scazzi, dalle intercettazioni la moglie di Carmine Misseri al marito: “Ti ho salvato le chiappe”

Sarah Scazzi, dalle intercettazioni la moglie di Carmine Misseri al marito: “Ti ho salvato le chiappe”

Ecco tutte le carte dell’indagine (Leggi)

Sarah Scazzi, dalle intercettazioni la moglie di Carmine Misseri al marito: “Ti ho salvato le chiappe”

Ecco tutte le carte dell’indagine (Leggi)

 

 

 

TARANTO – Carmine Misseri e suo nipote Cosimo Cosma avrebbero mentito più volte, così come le rispettive mogli; e in una occasione la consorte di Carmine avrebbe ricordato al marito: «ti ho salvato le chiappe», riferendosi alla vicenda di Sarah Scazzi. È quanto contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Martino Rosati nei confronti di Carmine Misseri e Cosimo Cosma. Secondo il giudice, nell’alibi di Carmine Misseri per il pomeriggio del 26 agosto 2010 – giorno della scomparsa di Sarah – ci sarebbe un buco di oltre due ore e non risponderebbe al vero che egli sia stato tutto quel tempo a lavorare in campagna.

A smentire Carmine, ma anche la moglie, ci sarebbero una serie di intercettazioni ambientali compiute anche nell’auto della coppia. Posizione simile per Cosimo Cosma, il quale ha riferito agli inquirenti di essere rimasto a casa quel giorno per tutto il pomeriggio almeno sino alle 18-18.30, circostanza confermata anche dalla moglie. Ma le versioni della coppia sarebbero smentite dai tabulati del traffico del telefono in uso a Cosma dal quale risultano due tentativi di chiamata nel pomeriggio compiuti dalla moglie di Cosma per mettersi in contatto con il marito, a testimonianza del fatto che i due non erano insieme in casa.

 

proc. n09077/10R.G.NR.
n°7045/10R.G. Gip
TRIBUNALE DI TARANTO
Ufficio del giudice per le indagini preliminari
ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE
(artt 185, 111 Ji., c.p.pJ
IL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI
dotto Martino ROSATI
..
esaminata la richiesta di applicazione di misure cautelari, formulata in data 9.2.2011
dal P.M.-sede nei confronti di:
• MISSERI Carmine, nt. Manduria (TA) il 7.4.1956, ivi reso via L. C. Farini, n°
68;
• COSMA Cosimo, TIt. Avetrana (TA) il2L4.1967, ivi res., c.da “Centone, s.n.c.;
per il reato p. e p. dagli artt. 110,411, cod. pen.: perché, in concorso tra loro e con
Misseri Michele Antonio, introducevano il cadavere della minore Sarah Scazzi in un
pozzo-cisterna interrato, per sopprimerlo definitivamente a mezzo della sua
distruzione attraverso l’acqua ivi esistente; in Avetrana (TA), il 26.8.2010;
letti gli atti del procedimento;
RILEVA
1. – Sarah Scazzi, quindici anni, di Avetrana, in provincia di Taranto, è stata uccisa il
26 agosto dall’anno scorso. Il suo cadavere è stato rinvenuto nella notte tra il6 ed il 7
ottobre successivi, nelle campagne del paese, completamente denudato, all’interno di
un pozzo-cisterna pieno d’acqua. A condurre gli inquirenti sul posto ed a permettere
il rinvenimento, altrimenti pressoché impossibile, considerando lo stato dei luoghi, è
stato suo zio Michele Misseri: il quale, nel corso di plurimi e fluviali interrogatori ed
esami, durante i quali ha prima confessato di essere stato anche l’autore
dell’ omicidio, ma poi ha respinto ogni sua responsabilità sul punto, ha comunque e
sempre affermato di aver provveduto in prima persona e da solo alla successiva
collocazione del cadavere in quel pozzo. I,
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Sulla scorta di tanto, ai più limitati fini che qui interessano, due aspetti possono già
tenersi per acquisiti.
Il primo è che Michele Misseri ha sicuramente preso parte all’occultamento di quel
corpo esanime: per un verso, perché solo chi ben conosceva quel sito cosÌ ascoso
avrebbe potuto dapprima sceglierlo a quello scopo, e poi guidarvi gli investigatori;
per l’altro, perché, almeno su questo punto, egli non ha mai palesato alcun
ripensamento nel suo tortuoso percorso di collaborazione congli inquirenti.
Il secondo, invece, attiene alla valutazione giuridica di una siffatta condotta, la
quale presenta certamente gli estremi del delitto di soppressione di cadavere, di cui
all’art. 411, c.p., e non di quello di occultamento, pUÒito dal successivo art. 412.
Sul punto, non risultando posizioni difformi, si può rinviare, per tutte, a Cassazione
penale, sez. III, 21.1.2005, n° 5772, che cosÌ si esprime: “mentre nel delitto di
occultamento di cadavere il celamento dello stesso deve essere temporaneo, ossia
operato deliberatamente in modo che il cadavere sia in seguito necessariamente
ritrovato, e non occorrono particolari accorgimenti nelnascondimento, nel delitto di
soppressione o sottrazione di cadavere il nascondimento deve avvenire in modo da
assicurare, con alto grado di probabilità, la definitiva sottrazione del cac!avere alle
ricerche altrui’. E in quel pozzo, senza le indicazioni di Misseri, quasi certamente il
povero corpo di Sarah Scazzi ci sarebbe rimasto per sempre.
2. – Resta da capire se Michele Misseri – come ha sempre sostenuto nei suoi
interrogatori – abbia provveduto da solo a disfarsi di quel cadavere, ovvero sia stato
coadiuvato da qualcuno. E, per stabilirlo, occorre anzitutto delimitare lo spiciio ..
temporale che egli, a tale fine, ha avuto a disposizione.
Ebbene, quel 26 di agosto, intorno alle 14.55, quando già l’òmicidio della piccola
Sarah sicuramente era avvenuto, Michele Misseri era ancora nei pressi della sua
abitazione: la teste Mariangela Spagnoletti (sulla cui attendibilità si sono
diffusamente intrattenuti, oltre al sottoscritto G.i.p., anche i giudici del Trib’lffiale
della libertà, nelle ordinanze cautelari relative all’indagata Misseri Sabrina ed
allegate dal P.M.. alla sua richiesta: alle quali, pertanto, per brevità, si fapedissequo
rinvio sul punto) ha affermato, infatti, di averne visto la macchina, una “Seat
Marbella” rossa, parcheggiata là davanti; ed un significativo elemento di conferma
riviene dai tabulati telefonici dello stesso Misseri, che alle 1455 e 41 sec. risulta aver
ricevuto una telefonata dall’apparecchio di sua figlia Sabrina, che ha agganciato
proprio la cella·di Avetrana, via Ariosto – setto 7, nel cui ambito di’ estensione ricade
la loro abitazione.
E sempre presso quest’ultima, ma in particolare all’interno di un terreno agricolo
retrostante, Misseri si trovava pure alle successive ore 15.45, allorquando lo ha visto
arrivare costì suo cognato Giuseppe Serrano, insieme al quale si è poi trattenuto a
raccogliere fagiolini. Peraltro, tale affermazione del Serrano, della cui esattezza
comunque nessuno ha mai dubitato, ha ricevuto avallo dalla già ricordata
Spagnoletti, che ha spiegato di aver visto l’auto di Misseri davanti alla casa dello
– 2 stesso,
benché parcheggiata in direzione opposta, anche intorno alle successive
15.50.
Ma in atti v’è pure la prova che Michele Misseri, in quel torno di tempo, si sia
allontanato da tale abitazione, proprio – secondo quello che, del resto, egli stesso ha
sempre raccontato – per disfarsi del cadavere della nipote. Infatti, dai tabulati del
traffico del suo telefono portatile, risultano due chiamate – una, alle 15,08 e 26 sec.,
inviata al proprio fratello Carmine, e l’altra, delle 15.25 e 4 sec., giuntagli dalla
propria moglie – che sono intervenute mentre egli si trovava nell’area coperta dalla
c~lla di S. Pancrazio Salentino, s.v. Perrone – setto 3, nel cui ambito ricade il terreno
dov’è situato il pozzo ov’è stato abbandonato il’cadavere.
Dunque, in tre quarti d’ora o giù di li, Michele Misseri – stando a quel che egli ha
raccontato nei suoi vari interrogatori, i cui verbali sono stati allegati dal P.M. àlla
richiesta – avrebbe dovuto, in assoluta solitudine, allontanarsi da casa; raggiungere in
. auto il terreno con il grande albero di fico, sotto il quale avrebbe scaricato, spogliato
e poi rivestito e rimesso in macchina il corpo della nipote; spostarsi, quindi, fino alla
cisterna interrata, individuarla e ripulirla dalle fitte erbacce che la infestavano;
denudare nuovamente la ragazzina, ” rimuovere il pesante masso che ostruiva
l’imboccatura del pozzo, imbracare il tQrpo con una corda, calarvelo all’interno e
riapporvi il masso; dopo di che, rimette:r:sl in :macchina, raggiungere un altro luogo
poco distante, dar fuoco ai vestiti ed allo,iainetto della vittima ed attendere che il
fuoco li bruciasse completamente; e quindi, infine, raggiungere nuovamente la sua
abitazione, parcheggiare la macchina e trovarsi, intorno alle· 15:45, a raccogliere
fagiolini con il cognato.
I carabinieri, peraltro, hanno calcòlato le distanze tra quei luoghi ed i relativi tempi
di percorrenza, sintetizzandoli, con le relative mappe, in un’annotazione di servizio
del 22 gennaio sc~rso (all. n° 31 alla richiesta del P.M.). I risultati sono i seguenti:
• albero di fico – pozzo: mt. ·263; tempo di percorrenza: 1 m. e lO sec., a 13
km!h di media;
• albero di fico – luogo di distruzione dei vestiti: km. 1,700; tempo di
percorrenza: 4 min., a 25,5 km!h di media (va evidenziato, peraltro, che,
stando alle mappe, il terreno con l’albero di fico si trova lungo la strada tra il
pozzo ed il luogo di distruzione degli abiti, sicchè, per seguire il percorso che
Misseri racconta di aver compiuto, vanno sommati distanze e relativi tempi di
percorrenza);
• luogo di distruzione dei vestiti casa Misseri: km. 4,480; tempo di
percorrenza: 7 min. e 21 sec, a 36,5 km/h di media; .
Dunque, già soltanto per compiere i necessari spostamenti in auto, e dando per
ammesso che non siano intervenuti alcun intralcio od una qualsiasi incertezza,
tuttavia non improbabili nel suo stato d’animo, per lo meno alterato, sarebbero
occorsi a Michele Misseri all’incirca venticinque minuti. Nei residui venti, poi,
avrebbe dovuto fare tutto il resto. E da solo.
– 3 ii;
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E’ di solare evidenza logica, invero, che le cose non possano essere andate così e
che, per occultare il cadavere di sua nipote in quel ristretto lasso di tempo, Misseri si
sia avvalso della collaborazione di qualcuno. Qualcuno, ovviamente, molto fidato.
3. – Va escluso, anzitutto, che ad aiutare il loro congiunto in quella macabra impresa
siano state coloro che erano certamente in casa con lui al momento dell’ omicidio:
ovvero la figlia Sabrina e la moglie Cosima Serrano.
La prima, perchè – come dettagliatamente è stato illustrato nelle già ricordate
ordinanze cautelari emesse nei suoi confronti – in quel lasso di tempo è stata sempre
in compagnia della sua amica Mariangela Spagnoletti. L’altra, perché, tra le 15.05 e le
15.40, ha ricevuto ed effettuato sette telefonate, con la figlia Sabrina ed il marito, ma
anche con la sorella Concetta, che hanno tutte agganciato la cella dell’ area in cui è
situata la casa familiare.
Estremamente suggestiva, allora, si presenta l’unica telefonata che Misserl Michele
ha effettuato durante quel medesimo arco di tempo: quella, ossia, diretta al proprio
fratello Carmine e già dianzi ricordata, che è durata 37 secondi ed è partita alle 15.08
e 26 sec., da un punto ricompreso nella cella territoriale di S. Pancrazio Salentino,
s.v. Perrone – setto 3, in cui è situato prire il già detto pozzo-cisterna (vds. estratto
tabulato, allo 16, rich. P.M.).
Se, dunque, mentre sta cercando dove e come occultare il cadavere della nipote ed
-; in quelle condizioni di sicuro stravolgimento emotivo, Michele Misseri fa un’unica
‘J.~~~; telefonata, è altamente probabile, da un punto di vista logico, che essa sia
strettamente collegata al momento che sta vivendo ed a ciò che sta facendo. E, se tale
telefonata è diretta ad un fratello, ed anzi proprio al fratello con cui da sei-sette mesi
egli sta lavorando sugli stessi terreni e si incontra, perciò, tutti i giorni (la circostanza
è pacifica), la prima ed immediata inferenza logica è quella per cui si sia trattato di
una richiesta di aiuto. E, se a tutto questo si aggiunge, ancora, che, nelle ore
successive di quella giornata, il telefono di Carmine Misseri chiamerà per altre
quattro volte quello del fratello (alle ore 17.25, 19.36, 21.03 e 21.42) e soltanto
quello, perchè non si registrano altre chiamate, né in entrata né in uscita (vds.
tabulati, in atti), la validità.logica di tale inferenza sembra proprio irrobustirsi.
Anzi, a spigolare tra i tabulati del traffico del telefono di Carmine Misseri (prodotti
dal P.M. per il periodo 1.8 – 3.11.20 lO: allo 32), si coglie come i suoi contatti con il
fratello Michele fossero tutt’altro che frequenti: nell’ordine, ossia, di non più d’un
paio a settimana. Risulta, allora, indubbiamente suggestivo che, tra quei pochi, uno
sia aVvenuto, sebbene per iniziativa di Michele, il 29 di settembre, alle ore 10.45:
ovvero poche ore dopo il falso ritrovamento del cellularè della vittima da parte dello
stesso Michele; ed un altro, questa volta su chiamata di Carmine, il 6 di ottobre, alle
16.31, quando suo fratello si trovava nella caserma dei carabinieri per essere
interrogato e la relativa notizia era stata ampiamente diffusa da tutti i media
nazionali.
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4. – Affinché chiarisse il contenuto di quella telefonata con il fratello delle 15.08,
Carmine Misseri ha reso più volte informazioni testimoniali agli inquirenti
(segnatamente, due volte il 25 ottobre, e poi il 6 novembre, il 17 dicembre e 1’11
gennaio scorsi: alI. 21, 23, 24,25 e 26, rich. P.M.).
La Procura della Repubblica, nella sua richiesta, si è intrattenuta
approfonditamente sul contenuto di tali dichiarazioni e vi ha fondato per larga parte
le proprie conclusioni, evidenziandone le incertezze, le contraddizioni interne e,
sulla base del raffronto con altre emergenze istruttorie, le patenti menzogne ivi
rilevabili.
Tutto questo, però, non è consentito, in quanto – a norma dell’art. 63, c.p.p. – le
dichiarazioni cc.dd. autoindizianti, rese, come in questo caso, senza le garanzie
difensive da chi non sia indagato od imputato, non possono essere utilizzate contro la
stessa persona che le ha rilasciate, qualora successivamente essa acquisisca tale
qualità processuale ..
Nello specifico, dunque, è possibile affermare solamente che, in quelle
dichiarazioni di Carmine Misseri, ndn s’intravede alcun elemento a lui favorevole
(nel qual caso, invece, ed in siffatti limiti, esse sarebbero state utilizzabili, dal
momento che la norma ne vieta soltantol”ifI1piego contra reum).
Sono, tuttavia, pienamente utilizzabili le sqmmarie informazioni rese, lo stesso 25
ottobre, da sua moglie, Pichierri Anna Lucia (alI. 22): il marito, infatti, a quel
momento, non era ancora indagato, né v’erano estremi concludenti perché lo fosse;
e, in ogni caso, sebbene con riferimento espresso solo all’indagato Michele Misseri, le
è stato comunque dato, nell’occasione, l’avvertimento della facoltà di astensIone’
p:t;evista per i prossimi congiunti, di cui ella ha deciso di non avvalersi.
Costei, dunque, ha sostenuto di essere sempre stata, il pomeriggio del 26 agosto, in
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compagnia del marito, a lavorare nei campi; non ha saputo indicare da che ora, ma
comunque ha precisato – fino alle 19.00-19.30, allorquando entrambi hanno fatto
rientro a casa. In prima battuta, inoltre, ha asserito di non ricordare se il marito
avesse riceVuto, in quel lasso di tempo, telefonate dal. proprio fratello Michele;
quindi ha corretto il tiro, spiegando che effettivamente una telefonata c’era stata e
che il marito le aveva riferito di aver appreso dal proprio fratello che Sarah era
scomparsa, nonché aggiungendo di aver ella stessa successivamente sollecitato suo
marito, intorno alle successive 17.00 17.30, affinché telefonasse al fratello per avere
notizie della ragazzina.
Ma, nel prosieguo della deposizione, e dopo aver ricevuto in visione dagli
inquirenti i tabulati telefonici dell’utenza del cognato Michele, la Pichierri s’è
corretta un’altra volta ed ha affermato: che, secondo quanto riferitole dal marito,
nella telefonata delle 15.08 Michele aveva a quegli comunicato solamente di aver
poco prima litigato con la moglie e la figlia e di trovarsi in campagna; che, dunque,
ella e suo marito avevano appreso della scomparsa d~ Sarah non con la telefonata
delle 15.08, bensì con quella successiva delle 17.25, durante la quale Michele aveva
riferito la circostanza al fratello, asserendo di averla appresa, al suo rientro a casa, / dalla propria figlia Sabrina. /1—-; /?.’ /
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– 5 /
Si tratta di una deposizione, come ognuno può vedere, intrinsecamente priva di
logica e che disvela due circostanze molto rilevanti, ovvero: 1) che la telefonata delle
17.25 non può essere stata fatta da Carmine Misseri per avere notizie della scomparsa
di Sarah, in quanto di tale evento egli e sua moglie avrebbero appreso soltanto in
occasione di quella stessa conversazione; 2) che, conseguentemente, la telefonata
delle 15.08 non è stata effettuata da Michele al fratello per comunicare la scomparsa
della ragazzina, ma per un motivo e con un contenuto differenti: del resto, quegli
non poteva alcun interesse a diffondere a chicchessia tale tragica notizia, addirittura
mentre ancora era febbrilmente affaccendato ad occultame il corpo.
Ma in atti v’è pure la prova che Carmine Misseri, quando è stato sentito dal P.M.
sul punto, abbia scientemente mentito. Tanto si evince dalle intercettazioni delle
conversazioni da lui intrattenute all’interno della propria autovettura “V.W. Golf’,
tg. AT-342768 (in atti il P.M. ha allegato i relativi decreti autorizzativi, le
trascrizioni ed anche le registrazioni audio su supporto digitale).
In particolare, il 9 novembre, alle 12.15 (progr. 78), nel corso di un dialogo tra
costui e sua moglie, si ha modo di ascoltare il seguente scambio di battute:
«( …) “Allora, qwmdo ti ha telefonato cosa ha dettol”… “che erano
scappati i cavalli” … io lo avevo imparato a memoria no …
LUCL4: (ride) …
-~’ CARMINE: … eh disse quello …
LUCL4: … “mi sono litigato in famiglia ‘: ..
~f.’- ; CARMINE: .. , Bucco… eh “mi sono litigato in famiglia’: .. insomma …
dice Buccoliero, dice: “lo sai che per falsa testimomanza ti fai dnque
anni dentrol” (‘Appunto dotto~ che sono fesso chefacdo falsa
testimoniap.za? Allora dico la verità .e non me ne facdo” … spenamo
che…».
Per comprendere appieno il sigrtificato di tali esclamazioni, è indispensabile
riferire testualmente quanto ‘dichiarato da Carmine Misseri agli inquirenti (con la
precisazione per cui tale richiamo non viola il ricordato divieto di cui all’art. 63,
c.p.p., poiché è limitato al dato storico, materiale fenomenico quasi, verrebbe da
dire – delle dichiarazioni, senza inferirne da esse elementi di valutaziòne sulla
rispondenza al vero o meno di quanto ivi affermato o, comunque, sulla responsabilità
del loro autore per i fatti oggetto del procedimento).
Ha affermato, dunque, costui (verbale del 25 ottobre, ore 17.40, alI. 23): ” … quando
Michele mi chiamò alle 15:08 disse che ave’Va litigato con la moglie e la figlia,
aggiungendo che qualora mi avesse chiamato la moglie Serrano Cosima, avrei dovuto
dirle che d trovavamo insieme alla massena (Cuturi’ perché erano scappati i cavalli
che erano rinchiusi in un recintd’.
Peraltro, quand’anche si volesse pretermettere qualsiasi riferimento a tali
affermazioni, anche nei ristretti limiti in cui si è qui operato, il dato di tale asserito
colloquio tra i fratelli si potrebbe ricavare dalle dichiarazioni rese da Michele Misseri
nel corso del suo esame del 19 novembre scon~o, compiuto nelle forme dell’incidente
probatorio (giova precisare, in ‘proposito, che i limiti di utilizzabilità dei risultati di
!
!
– 6 tale
incombente istruttorio, nei confronti dei terzi ad esso non partecipanti, operano
soltanto per la fase dibattimentale, come si evince chiaramente dall’esordio dell’art.
403, c.p.p.). In quell’occasione, infatti, costui ha allegato, per la prima volta, che la
telefonata delle 15.08 era stata da lui effettuata per procurarsi una giustificazione con
sua moglie per il proprio repentino allontanamento da casa e che, a tal fine, aveva
intimato a suo fratello Carmine che, qualora gli avesse telefonato la Serrano e gli
avesse chiesto di lui, egli avrebbe dovuto riferirle che il marito era dovuto andare di
corsa presso la masseria in cui entrambi lavoravano, perché erano fuggiti dei cavalli
dal recinto.
E’, quella di Carmine Misseri agli inquirenti, un’allegazione chiaramente posticcia.
Lo esplicita egli stesso, nel momento in cui dice a sua moglie di averlo “imparato a
memoria”, immediatamente suscitandone l’ilarità (e si leggano pure le battute finali
della conversazione n° 860 del 15 dicembre, ore 20.42, in cui egli raccomanda alla
Pichierri, laddove fossè stata nuovamente sentita dagli inquirenti, di rimanere calma
e di ripetere: ” … a me non mi ha detto niente… io so soltanto che miha detto che
aveva litigato a casa e, se chiamava sua moglie, di dire che erano scappati i cavalli testualmente,
in dialetto: ,”cu dicìÈi ca erunu scappati i cavalli’ -, quello che so io… ‘
non so altro, basta, stop’). ” ,
Ma tanto si ricava, pure, dalla let:tù.ià, logicamente coordinata di altre acquisizioni
truttorie incontroverse. ‘
Innanzitutto, non v’era alcuna ragione~rché Cosima Serrano dovesse insospettirsi
per l’allontanamento da casa del marito: il quale abitualmente si recava nei campi sin
dal primo pomeriggio e, quel giorno, come nei precedenti, sarebbe dovuto andare a
raccogliere i fagiolini con il cognato, proprio intorno alle 15.00 (vds. s.i.t. Serrano
Giuseppe, allo 17). E ciò tanto più dicasi, se è vero che come ripetutamente riferito
da Michele Misseri – sua moglie era a letto a riposare.
In secondo luogo, appare completamente irrazionale che costui, mentre è in
macchina, sul pozzo o chissà dove con il cadavere della nipote, per precostituirsi una
scusa del tutto inutile con la moglie, telefoni al proprio fratello e gli comunichi una
vicenda assolutamente. banale, quale può essere un ordinario litigio familiare. Per
assurdo, anzi, proprio la banalità di tale informazione avrebbe potuto sortire,
semmai, l’effetto contrario: quello, ossia, di insinuare elementi di sospetto
nell’interlocutore.
Inoltre, è pacifico che tra la Serrano e suo cognato Carmine non vi fossero rapporti
abituali, tanto meno telefonici. Al di là di quanto dichiarato in tal senso’ da
quest’ultimo, che tuttavia non può essere qui utilizzato per il citato diVieto di cui
all’art. 63, c.p.p., basta scorrere i tabulati del suo traffico telefonico dallO agosto a13
novembre scorsi, per rilevare come, quanto meno in tale periodo, tra le utenze in uso
a costoro non sia intervenuto nemmeno un contatto. Non v’era alcuna ragione,
dunque, quand’anche Michele Misseri avesse voluto inspiegabihnente ammannire
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una scusa per la moglie, che si rivolgesse a suo fratello Carmine: al quale, infatti, la ,l’
Serrano, con probabilità logica vicina alla certezza, non avrebbe mai telefonato. !
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– 7 Ma
ancora:’ se Michele avesse comunque ritenuto necessaria una scusa ed avesse
deciso per quella dei cavalli, egli avrebbe avuto tutto l’agio di comunicarla
personalmente alla moglie, quando, all’incirca un quarto d’ora dopo, precisamente
alfe 15.25, costei gli ha telefonato (vds. tabulati). Invece la Serrano non ha mai
riferito di una tale allegazione del marito; in tal modo offrendo un’ulteriore
conferma del fatto che essa sia stata successivamente concertata a tavolino.
E’ singolare, a tal proposito, e perciò molto suggestiva in tal senso, la circostanza per
cui la scusa dei cavalli pèr dirla in breve sia stata addotta, per la prima volta, non
da Michele Misseri, bensì proprio da suo fratello Carmine, in, occasione delle sue
informazioni testimoniali del 25 ottobre, e che l’altro l’abbia rappresentata soltanto
nel corso dell’incidente probatorio del 19 novembre, così rendendo palese una
circolarità di informazioni in ambito familiare invero piuttosto sospetta, dal
momento che Michele Misseri è ininterrottamente ristretto in carcere dal 7 ottobre.
Infine, un ult4no rilievo: La tèlefonata delle’15.08 è durata soltanto 37 secondi: un
tempo oggettivamente troppo breve per Michele Misseri – soprattutto nella sua
sicura concitazione emotiva del mo;mento, mentre sta guidando l’auto o, comunque,
con un cadavere che non sa dove collocare – per spiegare al fratello, verosiniilmente
anch’egli affaccendato in altre incombenze, di aver avuto un litigio in famiglia e per
, ., :~’I7a dargli le istruzioni su quello che avrebbe,. d~)vuto riferire alla moglie, qualora questa
gli avesse telefonato. Un tempo, invece, ampiamente sufficiente, per chiedergli di
raggiungerlo e per rivolgergli una drammatiCa impetrazione d’aiuto, senza necessità
di ulteriori spiegazioni.
-,
5. – Un’altra circostanza, poi, grava pesantemente sulla posizione di Carmine Misseri.
Tra le due telefonate con il fratello delle 15.08 e delle 17.25, infatti, ossia per due
ore e dicias,sette minuti, non si sa cosa abbia fatto né dove sia stato.
Nelle sue informazioni testimoniali, eventuàlmente utilizzabili in suo favore, non si
rinviene nessuno spunto di’tal genere. Dai tabulati non risulta alcuna telefonata, né
in entrata né in uscita. Per converso, v’è un significativo elemento a suo discapito!
rappresentato dall’affermazione mendace di sua moglie, secondo cui entrambi
sarebbero rimasti in campagna dalle prime ‘ore del pomeriggio e fino alle 19.00 19.30.
I tabulati del traffico telefonico del Misseri, infatti, rivelano che egli, in occasione
di entrambe quelle telefonate, non si trovava affatto in campagna, bensì, con ogni
probabilità, a casa, e comunque in Manduria, dal momento che la cella agganciata
(via Bizzarri s.n.c. – sett. 2) è sempre quella nel cui ambito è situata anche la sua
abitazione.
Ed anche per questa parte il dato tecnico trova il conforto delle conversazioIÌi
intercettate in auto tra i due coniugi. Il riferimento è, anzitutto, a quella del 6
novembre, ore 15.48, n° 18, in cui la Pichierri, dopo essersi tranquillizzata, tuttavia
errando, perché “risulta che noi stavamo alla Marina” (ossia, in c.da “Marina”, dove
in effetti Carmine Misseri risulta raggiunto da due telefonate, ma alle 11.41 ed alle /
12.56), aggiunge: “noi non centriamo niente … guarda, porto un rancore verso quella 1/
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LUCIA: Però (incomprensibile) sta pizza… loro uccidono e a noi ci
devono rompere le scatole .. .».
Peraltro, le apprensioni di costoro per quel che potrebbe riferire agli inquirenti
Michele Misseri non si acquietano neppure dopo l’incidente probatorio.
L’Il dicembre, per esempio, si registra il seguente scambio di battute:
«L.: Comunque tu sei tranquillo, no?
C: lo sÌ, Luci’, .. perchéio non ho fatto niente, quelle sono le parole e
quelle dico. Mipossono chiamare pure cinquanta volte, Luci’… ( … )
L.: Lo sai quanto ci vuole a quel baccalà (incomprensibile) “mio fratello
miha aiutato”( … ) perché stanno cercando un terzo testimone …
C: Ma non lo possono dire che io l’ho aiutato, ma’se io non ci iisulto
là, e poile impronte, le… se va a dire così è falsa testimonianza, anzi
sono ilprimo io chegli facciola querela, sai?
L.: Insomma, stanno succedendo tante coincidenze, Carme’… tutte
insieme>.
Ed il 14 dicembre, ancora, pur ribadendo alla moglie di non aver “fatto m’entè’,
Carmine Misseri le chiede: “non è cheque{Jo ha fatto il nome mio e di Mimino?’;
suscitando l’ovvia replica della donna: (CE ch’f ne so io, Carme’? A me mi domandi,
ma che ti senti.. :’ (conv. n° 831, ore 14.25).
Ma i momenti di maggiore tensione e preoccupazione dei due si registrano il 16 di
novembre, dopo che Carmine telefona al nipote Cosma Cosimo, comunemente
chiamato col diminutivo di “Mimino”, per parlare di lavoro, ma apprende che costui
si trova a Taranto, pr’esso la caserma dei Carabipieri, per essere interrogato. La
successione dei dialoghi, in parte già rammentati, è la seguente, quanto meno nei
loro passi salienti.
• Conversazione n° 222, ore 12.36:
«LUCIA: Che ha detto?
CARMINE: Ha detto niente.” lui .a..,Taranto sta lo hanno chiamato
nuovamente.
LUCIA: Mannaggia e adesso ti chiamano a te nuovamente.
CARMINE: e va bene ho chiamato per i cavolfiori… se lo tengono
sotto controllo hanno visto quello che ho detto Lucia.
LUCIA: Ma si fissano sai, ..
CARMINE: Adesso lo hanno chiamato nuovamente a Taranto ha detto
che sta… ((mi devono interrogare oggi” “. portava una voce brutta .. ,
dice: ((io a Taranto sto’:
LUCIA: E adesso ti chiamano a te nuovamente,
CARMINE:per questa chiamata?
LUCIA: No, no:,.
CARMINE: Ah, sì adesso mi chiamano nuovamente … che me ne fotto
1,0 . .• prenuJ o l. ‘a vvocato e dl’C O «a n di’a mo”. . . e.,lL.I .. . h a uJ etto: (( 1•0 a
Taranto sto’: va bene, me’:,. se tengono il numero sotto controllo
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!
– lO hanno
visto che l’ho chiamato per cavolfiori… per mangiare, insomma
peraltro …
LUCIA: Mannaggia Cristo, ma perchélo hai chiamato, vaffancuJo!
CARMINE: Sì, ma non là niente Luci’… che mica l’ho chiamato per
coso.. . cazzo, non hanno chiamato lui e adesso mi chiamano
nuovamente a me… adesso mi chiamano nuovamente …
LUCIA: Non. avresti dovuto chiamarlo proprio per oggi. ..
CARMINE: Sapevo poco che stava a Taranto …
LUCIA: E vaffanculo, tiho detto di lasciarlo andare …
CARMINE: Sì, va be: di che ti stai preoccupando, Luci: non ti
preoccupare proprio …
LUCIA: Adesso loro dicono: “perché questo numero ti ha chiamato a.
te?”
CARMINE: Per cavolfiori e cose …
LUCIA: Eh, pe~ per…
CARMINE’ E perchémiha chiamato…
LUCIA: Quando si fissa questo capu ti cio la .[forma dialettale volgare
che sta per «stupidd’) che deve chiamare … proprio quello adesso che
stiamo cosÌ nturtiiati [testualmente: “at~orcigliati’; in senso lato: “in
difficolta’) .
“,;..
l CARMINE: Speriamo che la finiscano al più presto… allora sai quando
michiameranno a me… venerdì …
LUCIA: Sì, che come .. .
CARMINE’ … venerdì Michele non deve dire, non deve fare la
confessione di fronte alla figlia… e venerdì mi chiamano a me… poi
vedì.
LUCIA: Se dice: “come mai questo numero proprio oggi ti ha chiamato
nuovamente?”
CARMINE: Però se lo tengono sotto controllo hanno visto quello che
ho detto, babba [dial. per”scema”).
LUCIA: Ma vaffanculo, quando si fissa …
CARMINE: Hanno visto quello che ho detto … menchia… hanno visto
quello che ho detto …
LUCIA: Non hanno visto proprio niente quelli. Stanno reinterrogando
tutti sulpercorso di quel giorno.
CARMINE’ E adesso mi chiamano nuovamente pure a me allora…
perché quelgiorno Luci’ miha chiamato quello stronzo …
LUCIA: Eh!… Tu tipreoccupi?
CARMINE: No… nemmenoper un cazzo …
LUCIA: Però (incomprensibile) ‘sta pizza… loro uccidono e a noi ci
devono rompere le scatole… dice che Valentina la andò a prendere
l’avvocato Russo o dalla stazione o con l’aereo … fino ad adesso hai
fàtto 11 bravo a non chiamarlo mai. .. ehi, proprio oggi …
– 11 CARMINE’
Ehi, non ti preoccupare, se lo tengono sotto controllo
hanno sentito cosa ho detto, hanno sentito … tutto hanno sentito
quello che ho detto. Se avessi preso quei discorsi allora mi avresti
potuto dire… ma hanno sentito il discorso e stai tranquilla .. , non ti
mangiare la testa.
LUCiA:Chehabe~emmiato?
CARMINE: No,
LUCiA: Mimino .. ‘
CARMINE: No, niente ha detto … (incomprensibile) no ‘che io a Taranto
sto, che mi devono interrogare oggi” .. , quell’altro, sa che sta cosÌ, è
reddivo e tutte cose, e non simette l’avvocato?
LUCiA: Ma se quello abita da quelleparti no?
CARMINE: Eh la cellula non deve prendere per forza da là.,.»
• Conversazione n° 223, ore 12.49:
«LUCIA: Che bella espen’enza.,. un’esperienza proprio delgenere, ,.
CARMINENon me la scordo mai …
LUCiA: (bestemmia) … che lo guardi.
CARMINE: … che io tengo questa età enon.sono stato mai interrogato
da nessuno in vita mia, mai mai maL ~, e mi hanno intérrogato due
volte, Lud’ … .
LUCiA: No, tre volte …
CARMINE’ Va be: la prima volta il maresciallo solo … il maresciallo
solo eh, ma tutte e due volte no… due volte no, ho tenuto tutta la …
LUCiA: La banda Giuliano …
CARMINE… la banda giuliana… che una sera diciamo che era il
maresciallo solo … due, va bf!De che c’era pure l’appuntato .. , che mi
hanno detto quello che mi dovevano dire… che poi lo dovevamo
scrivere … ma due volte no.
LUCiA: La guardia giurata ha detto che non ti chiamerannopiù?
CARMINE Così ha detto: ‘e difficile che ti chiameranno più, ormai hai
fàtto due deposizioni’; no – dico – tre, che una volta mi hanno chiesto
per quello· che avevano scritto, che poi mi dovevano chiamare
all’indomani … dice: “non dovrebbero chiamarti più perché sanno già
chi è e chi non è”.
LUCiA: E che cazzo vogliono?
CARMINE: No, perché stanno chiamando, stanno chiamando – ha
detto -per vedereper quella muerti di telefonata. ( … )
LUCiA: … allora?
CARMINE’ Dice: per sapere se gli ha dato una mano o no, però ha
detto no… ».
• Conversazione n° 233, ore 16.44: Cannine, dall’esterno, si rivolge alla moglie, che
è nell’autovettura, e le comunica: «Ehi qua sono venute persone, questi che hanno
l
,!
·;I;IIi’::J
– 12I
parlato, e dice che oggi Michele ha fatto nome, dice: “sì, mio nipote Mimmo”
(incomprensibile)>>.
La Pichierri, a questo punto, rimane da sola in macchina e si allontana con questa,
lasciandosi andare ad eloquenti commenti ad alta voce sul comportamento, da lei
evidentemente ritenuto poco riservato, e quindi improvvido, di suo marito.
Alle 16.48, infatti, esclama: «Ma vaffanculo… Se ti avesse denunciato … mo’io a te
devo (incomprensibile) ti manderò proprio a fare in culo… altro nongli dici… “non dire
niente” e quello ha spifferato tutto … cazzi tuoi adesso … bella cosa! Accidenti a lui e
dove sta.> (testuale, in dialetto: «Pi’ e t’era vutu a denunciari … mo’ io a te devo
(incomprensibile) ti manderò proprio a fanculo … altro non gli dici … non dire U
niente”e cuddu è spifferatu tuttu … cazzi tua mani … bella cosa! … lampu a iddu e
do stai .. .~: progr. n0234).
Ed ancora, alle 16.55 (progr. n° 235): «uNo, no non ne parliamo, è sicuro’:.. certo”
non ne parliamo più… e ti credo… là i giornalisti… no. Con i giornalisti… per la
madonna, nemmeno in tempo di…».
Le conversazioni in auto tra i due coniugi riprendono in serata, allorché si
registrano alcuni dialoghi estremamente significativi, da cui emergono la stretta
‘l,correlazione della posizione di Carmine Misseri a quella di suo nipote Cosma ed i
‘ft
~imori che quest’ultimo, quel giorno, potes~e avel”e riferito agli inquirenti qualcosa di
Jkompromettente per lo zio. . ” ,
• Conversazione n° 236, ore 19.18:
«CARMINE: Cosma ha aiutato zio ‘Mk,hele a buttare la… bambina
‘nella cisterna … Sarah Scazzi.
LUCIA: Avevo capito bene allora io… ho capito…
CARMINE: Adesso non sappiamo, non è che lo hanno trattenuto …
bah…
LUCIA: lo non vengopiù
CARMINE: Nemmeno io .,.
LUCIA: Però della telefonata ha dichiarato pure lui che ti ha chiamato
a te ‘”
CARMINE: E va be’e lui che cazzo sa che miha chiamato scusa … sa:
LUCIA: Lo hai detto tu?
CARMINE: Eh, ‘la hai detto tu’:.. che se stavamo parlando quella
sera …
LUCIA: Ah, cazzo come escono le cose, hai visto!
CARMINE: … quando stavamo parlando quella sera quando disse:
perché ti hanno interrogato?” E dissi io: “no, peril fatto che quello mi
ha chiamatoper i cavalli’: che Mimino disse .. ;
LUCIA: E haiparlatopure dei cavalli …
CARMINE: Quando andò la prima volta lui disse: “tutti e due noi
teniamo la telefonata a quell’orario’: .. però se ha parlato dèi cavalli e
loro hanno . .. è giusto pure quello che ho dichiarato io.
– 13 J;(‘,
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T-l
LUCIA: Quando gli piace a loro scavano … se lo ha aiutato sono cazzi
amariper tuo nipote … quello simetteguai sopra guai .. .».
A questo punto, come si rileva nitidamente dall’ascolto della registrazione, i due
rimangono in silenzio per ben 37 secondi, durante i quali, peraltro, Carmine Misseri
evidentemente si ferma a riflettere sulle parole della moglie, e soprattutto non
prende nettamente le distanze da suo nipote e da quello che questi può aver fatto
(come sarebbe stato lecito attendersi da chi fosse stato completamente estraneo a
quanto accaduto), ma si limita ~ ragionare su quanto hanno in mano gli inquirenti e
se questo possa o meno essere di pregiudizio per lui. Infatti, così riattacca:
«CARMINE: Sì, ma io non me la prendo più di tanto, perché cose di
più non ne hanno dette quelli. .. cose di più non ce ne sono… perché
miha chiamato edio gliel’ho detto, se hanno detto lo stesso loro ‘sÌ che
mi ha chiamato, che erano scappati i cavalli e cose’: a me non me ne
nega niente, io stavo alla Marina e prende di là … dico, ma qual è la
preoccupazione che mi devo prendere io? Qual è la preoccupazione? ..
Lascia fare, se vado a vedere la V alentina, mannaggia i mortacci sua e
di sua madre e quelli di suo padre, ah.
LUCIA: Cosa c’entra Valentina adesso sulla chiamata? .::.
CARMINE: Non sto dicendoIÌùlla sulla chiamata … sul telegramma
che mi ha portato per fare pute… perché cera la chiamata, abbiamo
dichiarato la chiamata, basta… . nC(, ci sta PlJIe questo muerti di
telegramma … ( … )>>.
• Conversazione n° 243, ore 21.24:
«LUCIA: Ti sta facendo freddo?
CARMINE: Adesso ho sentito un brivido (testuale, dia!’: “ma è passata
la murticeddi’).
LUCIA: Non muoripiù no!
CARMINE: No?
L UCIA: Aglialtri fate morire voi. ..
CARMINE: Tu questa sera la stai facendo molto tragica…
LUCIA: Speriamo che sia bugia, altrimenti sta nella merda quello
scemo …
CARMINE: Luci: se è vero che l’ha…
LUCIA: … e che non abbia detto cose in più…
CARMINE: … Luci: se è vero… mai sia per lui se ha detto cose in
più… se è andato ad aiutarla e si è messo nella merda, peggio perlui…
che è andato adaiutarlo … quell’altro baccalà …
LUCIA: Perché ha detto: ‘sì è vero che ti ha èhiamato pure a te… che
sono scappati i cavalli, quella poinon ci (incomprensibile)”…
CARMINE: Se ha detto che mi ha chiamato e sono scappati i cavalli,
non fa niente, è buono … che quella è la verità che ho detto io; ..
LUCIA: Speriamo .. .».
/
– 14 Si
coglie ampiamente, dunque, dal complesso di tali dialoghi, la paura di Carmine
Misseri, chiaramente fatta propria anche da sua moglie, per quellò che avrebbero
potuto dire agli inquirenti sia suo fratello Michele che il loro nipote Cosma. Ma
emergono pure, tra gli altri, due aspetti estremamente significativi per la validità
dell’ipotesi accusatoria.
Il primo è quello per cui ore ed ore di registrazioni non hanno permesso di chiarire
dove Carmine Misseri sia stato e cosa. abbia fatto dalle 15.08 alle 17.25 4~1 26 agosto:
egli non dice nulla in proposito e, Se un dato è emerso, invece, è. quello che
certamente non è stato per tutto il tempo né in campagna nè in compagnia di sua
moglie.
Il secondo, peraltro strettamente correlato, è che nemmeno quest’ultima, molto
probabilmente, sa dove il marito sia andato: le sue tensioni, le sue imprecazioni verso
di lui ed i suoi familiari (“agli altri fate morire voL,”), le sue ripetute richieste di
rassicurazioni sul fatto che egli fosse tranquillo, gli sfoghi solitari sul comportamento
di costui, le intimazioni rivoltegli perchè non dicesse nulla per telefono, gli inviti a
-tténere distante il nipÒte Mimino, nonchè i timori per le “tante coincidenzè’ che
~.
.ì. “stanno succedendo tutte insiemè’, rivelano come neppure la Pichierri sia del tutto
-;] persuasa dell’ estraneità del marito all’ opera di occultamento del corpo di Sarah
., Scazzi. Non si può spiegare altrimenti, invero, come mai il 24 di novembre (conv. n°
.fP
, 410, ore 14.23), all’ennesima, generica professione di innocenza da parte di quegli,
ella abbia insistito: ” .. , Ma tu lo sapevi quel pozzo? Quel pozzo tu non lo sapevi
propno. .? (. , .) D.’a l’, C.lL.l e a me 110 pUOI’ di’r e…”.
Infine, in relazione a quanto emerso da tali dialoghi, con riferimento alla
connessione tra la posizione di Carmine Misseri e quella di Cosma, quale si può
desumere pure dal fatto che essi si rivolgano al medesimo avvocato (vds. conv. n° 834
del 14 dicembre, ore 15.41, in cui, tra l’altro, la Pichierri raccomanda al marito:
“dentro casa dovete parlare, sai? Non là. fuori’), ma anche e soprattutto dalla
autentica paura del primo per quello che l’altro avrebbe potuto riferire – od abbia in
effetti riferito – ai Pubblici Ministeri, un altro dato istruttorio appare decisamente
significativo: quello, ossia, del numero dei contatti tra il telefono del Misseri e le
utenze in uso a Cosma od a sua moglie e suo figlio, quale si evince dai tabulati
riversati in atti (alI. 32, cit.).
Se, infatti, in tutto il mese di agosto, quando Sarah era ancora viva, sono stati
soltanto venticinque, ed in quello di settembre, quando ancora le indagini non si
erano concentrate su Michele Misseri, sono stati trentadue, ad ottobre – ultimo dato
disponibile – quando l’indagine ha condotto al fermo ed alla successiva custodia in
carcere dello stesso Misseri e di sua figlia Sabrina ed al disvelamento degli scenarii
del delitto, quei contatti telefonici sono improvvisamente divenuti ottantuno: di cui
ben otto nel giorno 6 e dieci nel giorno 8 (a cavallo, ossia, del fermo di Michele
Misseri), e con un picco di ventidue nel corso del giorno 15, quello, cioè, in cui, al
termine di un lunghissimo interrogatorio, protrattosi per tutta la giornata e seguito
da tutti gli organi di stampa, è stata sottoposta a fermo Sabrina Misseri.
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– 15 –
!
I
E, poiché nessuno dei due indagati o dei loro congiunti interrogati ha offerto una
plausibile spiegazione di tale improvviso e notevolissimo incremento di contatti,
viene del tutto logico concludere che esso sia stato determinato dalla necessità,
avvertita da costoro, di tenersi continuamente e reciprocamente aggiornati sugli
sviluppi dell’indagine, poiché evidentemente, da questa, entrambi avevano qualcosa
da temere.
7. – Tirando le fila di quanto sin qui s’è detto, non possono residuare dubbi sulla
sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, a carico di Carmine Misseri, in relazione
al delitto di concorso in soppressione di cadavere a lui addebitato.
Michele Misseri non può aver fatto materialmente tutto da solo, perché non ne ha
avuto il tempo; una sola persona egli ha chiamato per telefono, mentre si trovava
nella zona del pozzo, e questo è stato giust’ appunto suo fratello Carmine; nessuno sa
con precisione, nemmeno là moglie, dove quest’ultimo sia andato e cosa abbia fatto
nelle due ore successive di quel pomeriggio; egli e sua moglie, su tale punto, hanno
clamorosamente mentito agli inquirenti, quando hanno reso loro le informazioni
testimoniali; costui ha il terrore di essere coinvolto nella vicenda, nonché, in
‘. -“;particolare,
di quello che potrebbero riferire od hanno riferito agli investigatori suo
tello Michele e suo nipote ‘Cosma: un terrore inspiegabile per chi non avesse nulla
,a nascondere; ed un terrore che spiega, invece, perché, dopo che le indagini hanno
puntato il faro su Michele Misseri, sia stato necessario mantenere continui contatti
con l’altro protagonista, della vicenda, Cosina Cosimo.
8. – Quanto a quest’ultimo, il compendio indiziario, e le argomentazioni logiche che
ne scaturiscono, sono – come s’è visto – in parte analoghi a quelli sin qui illustrati
trattando di Carmine Misseri: sicchè è inutile ritornarci.
Sicuramente, però, c’è dell’altro.
C’è, innanzitutto, che Cosma, oltre ad essere il nipote col quale Michele Misseri
aveva rapporti più frequenti (come questi ha avuto modo di dire, per esempio, nel
corso dell’incidente probatorio del 19 novembre scorso), non abita in paese, bensì
proprio nei pressi della strada provinciale “144”, che è la via più rapida per
raggiungere il tristemente noto pozzo-cisterna, muovendo dall’abitato di Avetrana.
Tanto risulta dalle mappe allegate alla già ricordata annotazione di p:g. del 22.1.2011
(alI. 31), dalla quale emerge, inoltre, che detta abitazione dista dal pozzo 6,660 km.,
per percorrere i quali occorrono appena 7 min. e 30 sec., ad una velocità media di
53,3 kmJh.. Si tratta, come ognuno può vedere, di condizioni logistiche ottimali per
poter correre rapidamente in soccorso del trafelato zio: il quale, per chiedergli aiuto,
non avrebbe avuto nemmeno la necessità di mettere mano al telefono.
Ma c’è, pure, che Cosma, dopo la scomparsa di Sarah Scazzi, è stato visto
frequentemente presso l’abitazione di Michele Misseri ed è stato notato, in
particolare, appartarsi solitamente a dialogare da solo con lui; e ciò si è verificato
sino al momento del finto rinvenimento del telefono della vittima da parte dello
stesso Misseri: dopo di che, infatti, Cosma è “sparitd’. In questi termini si è espresso ! ‘
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– 16 il
teste Alessio Pisello, amico di Sabrina Misseri e di Sarah Scazzi ed abituale
frequentatore di quella casa, soprattutto durante il periodo tra la scomparsa della
ragazzina ed il rinvenimento del suo cadavere (vds. informazioni testimoniali del
18.10.2010, pagg. 71 – 74, alI. 28 rich. P.M.). E, non solo non vi sono elementi per
dubitare dell’attendibilità di tale testimone, ma la suddetta circostanza da lui narrata
non è stata smentita nemmeno dallo stesso Cosma (per la verità, nelle affermazioni
di quest’ultimo del 18.10.2010, v’è qualcosa di ancor più favorevole per l’accusa, di
quanto possa esserlo il mero difetto di una smentita: ma – come già s’è detto a
proposito di Misseri Carmine – opera anche in questo caso il divieto di utilizzabilità
di quelle dichiarazioni, previsto dall’art. 63, c.p.p.). .
E’, dunque, piuttosto singolare e, ad un tempo, estremamente suggestivo in senso
accusatorio, che Cosma abbia avvertito l’esigenza di defilarsi giusto quando le
attenzioni investigative si sono concentrate su suo zio Michele.
Ma, cosÌe com’è avveÌIUto per Carmine Misseri, anche per Cosma si sono rivelate
esiziali le informazioni, patentemente mendaci, della propria moglie, Ferrara Maria.
. A tacere della strabiliante quantità di particolari da costei riferiti sulle varie
telefonate intercorse nella serata del 26 agosto tra lo zio Michele ed i vari telefoni in
uso a lei, al marito ed al loro figlio, in verità assai sospetta, se si pensa che dette
informazioni sono state rese il 16 novembre, ovvero quasi tre mesi appresso, una
circostanza appare decisiva. Ella ha riferito, infatti, che, quel giorno, il marito è
rientrato in casa verso le 12.15ch~· essi hanno pranzato insieme e che, dunque, sono
andati a riposare, per alzarsL’ poi, intorno alle 16.00; quindi ha aggiunto che
entrambi sono rimasti in casa per lo ~eno sino alle 18.00 – 18.30 (così, almeno, nella
parte iniziale della sua’ deposizione, poiché invece, nelle battute conclusive, non ha
escluso che il marito fosse ancora a letto nel momento in cui, alle 18.28, è giunta una
telefonata da parte dello zio Michele, con la quale questi – a dire di lei – avrebbe
comunicato loro la scomparsa di Sarah).
I tabulati del traffico del telefono in uso al Cosma, però, la smentiscono
decisamente. Dagli stessi risultano, infatti, due tentativi di chiamata, alle 13.42 ed
alle 16.26, effettuati verso quell’apparecchio proprio dal telefono in uso alla stessa
Ferrara: dal che è agevole dedurre che ella e suo marito, in quel lasso di tempo, non
si trovavano affatto insieme in casa.
A questo dato si aggiungono le numerose comunicazioni telefoniche intervenute
tra Michele Misseri ed i vari telefoni in uso al Cosma, alla moglie ed al loro figlio,
nella serata del 26 ed al primo mattino dei giorni seguenti (ore 18.28, 18.58, 19.08,
20.08 e 21.04, nonché ore 6.00 del 27 ed ore 6.29 del 28), le quali inducono
ragionevolmente a pensare che zio e nipote avessero parecchie notizie da
comunicarsi.
Per la verità, la Ferrara ha sostenuto di aver effettuato in prima persona quelle in
partenza dai telefoni in uso a lei ed ai suoi familiari (ore 19.08, 20.08, 21.04, 6.00 e
6.29), e di averle fatte per domandare notizie sulla scomparsa di Sarah.
Ma le già accennate riserve, in generale, su. un ricordo così preciso trovano
conferma, con riferimento, per esempio, alla telefonata delle 6.29 del 28 agosto, nella
– 17 !/
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,
brevissima durata della medesima (appena 15 secondi: vds. tabulato), sicuramente
insufficiente per chiedere ed ottenere la pur minima informazione sugli sviluppi
delle ricerche della ragazzina scomparsa. Inoltre, è agevole rilevare come la Ferrara,
messa dagli inquirenti di fronte all’ evidenza dei tabulati,’ che attestavano la
provenienza delle chiamate delle 20.08 e delle 21.41 da un punto ricompreso in una
cella del comune di Torre S. Susanna, per giustificare di averle effettuate lei, abbia
dovuto sostanzialmente contraddire quanto affermato nelle battute iniziali della
medesima deposizione, ovvero che probabilmente, ella almeno, quella sera non era
uscita da casa.
9. – Come per Carmine Misseri, allora, anche per Cosma il dato obiettivo dello stretto
legame personale con Michele Misseri si salda con altre emergenze dense di
significato ed incontestabili (nell’un caso, ossia, la telefonata; nell’altro, la vicinanza
tra l’abitazione ed il pozzo), ma-altresì con comportamenti successivi al delitto poco
< ‘neari, con l’assoluta mancanza di informazioni certe, o per lo meno verificabili, in
. . rdine alla sua eventuale presenza altrove durantè il lasso di tempo in cui è stato
occultato il cadavere, con l’impossibilità di ricavare elementi a lui favorevoli dalle ~ sue dichiarazioni già rese agli inquirenti, ma soprattutto con le affermazioni
incontrovertibilmente. mendaci di sua moglie, tese ad offrirgli una copertura proprio
per l’arco temporale in cui è avvenuto l’occultamento.
Tutti questi elementi, plurimi e~ eterogenei, se coordinati logicamente tra loro,
sono sufficienti – ad avviso del giudièa:pte a superare la soglia della gravità
indiziaria, intesa come qualificata probabiIi~ di colpevolezza dell’indagato.
Per il vero, la Procura della Repubbl~ca, ‘:nella sua richiesta, ha valorizzato due
ulteriori emergenze istruttorie, ovvero: ~ un lato, le incertezze, i révirement:s e le
palesi bugie in cui Cosma è incorso allorché interrogato; dall’altro, l’affermazione di
Carmine Misseri in apertura della ricordata conversazione con sua moglie Lucia del
16 novembre, ore 19.18 (n°. 236): «Cosma ha aiutato zio Michele a buttare la …
bambina nella cisterna … Sarah Scazz:ù.
Le une, però, non sono utilizzabili, ostandovi il più volte richiamato divieto di cui
all’art. 63, c.p.p ..
E, quanto all’altra, non sembra possibile riconoscervi – come invece ritiene la
Pubblica Accusa – la comunicazione, quasi solenne, da parte di Carmine Misseri alla
moglie, di un proprio dato di scienza: come se, . appunto, egli sapesse della
partecipazione del Cosma all’occultamento del corpo e di tanto rendesse edotto la
sua interlocutrice.
Appare decisamente più probabile, inver,?, che, nell’ occasione, Misseri abbia
partecipato alla moglie, con la forma espressiva del discorso diretto, le parole a lui
rivolte da una terza persona, probabilmente un mvestigatore, un giornalista o,
comunque, un individuo operante al di fuori dell’ambito familiare.
Si noti, infatti, come i soggetti ‘vengano tutti indicati in termini diversi da quelli
della consuetudine familiare: “Cosma”, “zio Michelè’, « 5.arah Scazzi’. E’ del tutto
evidente, invece, che, ove avesse inteso comunicare un proprio pensiero, una propria k-
!
. • J
f
– 18 i
I
conoscenza ‘od anche soltanto una propria opinione, e dovendo rivolgersi alla moglie,
Carmine Misseri avrebbe indicato costoro piuttosto come “Miminò’, “Michelè’,
“Sarah”: come, del resto, è avvenuto in tutte le altre conversazioni registrate e
trascritte.
E, a conforto di una simile lettura, milita anche 1’osservazione compiuta dalla
Pichierri, sempre nel medesimo dialogo, qualche battuta più in là, allorquando ha
asserito: “se lo ha aiutato sono cazzi amari per tuo idpotè’. E’ ragionevole pensare,
infatti, che, laddove costei avesse inteso le parole del marito come la comunicazione
di un fatto, e non solo come un’affermazione de relato, sicuramente non si sarebbe
espressa in termini ipotetici (“se lo ha aiutato … n).
lO. – Sussistono, dunque, per entrambi gli indagati gravi indizi di colpevolezza’ in
~ relàzione al delitto loro contestato. tHìY,,~
~~~:,~ In~ltre, il fatto non risùli~~ essete stato ‘commesso in presenza di una causa di
giustificazione o ~ non punibilità, né ricorre una causa di estinzione del reato o
l dell’ eventuale pena.
, “
~<
~.,
11. – Ricorre, invece, nei confronti di entrambi, il pericolo, concreto ed attualissimo,
che possano compromettere l’acquisizione o la genuinità di ulteriori elementi di
prova ovvero possano inficiarè quelli glà acquisiti.
Può considerarsi un dato di comune e,sperienza, ormai, quello per cui la vicenda
giudiziaria in esame abbia assunto una ~ensione pubblica e mediatica di fatto
incontrollabile, che peraltro ha determinato continue ed inarrestabili fughe di
notizie, più o meno lecite. Gli sviluppi dell’indagine sono stati seguiti, passo dopo
passo, da tutti i più diffusi organi di stampa locali e ‘nazionali, sicchè sono, per la loro
grande parte, noti ad una moltitudine di persone e, nell’area geografica interessata,
dove vivono ed operano pure Carmine Misseri e Cbsma, praticamente a tutti.
Sono noti, in particolare, agli stessi Misseri e Cosma, come si evince chiaramente da
innumerevoli passi dei dialoghi intercettati tra il primo e la moglie all’interno della
loro autovettura: al punto che, oltre ad intrattenere – come s’è visto – fittissimi
contatti tra loro, entrambi, pur non avendo mai formalmente appreso di essere
indagati, hanno comunque deciso – parrebbe – di premunirsi, essendosi già rivolti ad
un legale, e peraltro allo stesso” ad ulteriore riprova – si ribadisce – di Una probabile
coincidenza di interessi tra loro (vds. conv. n° 834 del 14.12.2010, ore 15.41).
E’ di palmare evidenza, dunque, che gli stessi abbiano un acuto interesse ad
apprestare una strategia difensiva comune, soprattutto attualmente, alla luce dei pur
sibillini e malfermi ripensamenti manifestati da ~ichele Misseri con alcune recenti
missive inviate alle figlie, ampiamente pubblicizzate – nemmeno a dirlo – dai relativi
difensori ed in parte prodotte dalla Procura della Repubblica con la richiesta in
esame, in una delle quali, anzi, quegli ha espressamente chiamato in causa suo
fratello Carmine.
Peraltro, l’opportunità per quest’ultimo di poter: contare, all’occorrenza, su
j
testimonianze false in proprio favore emerge nitidamente da una conversazione // , (..~.-. >–1′,
– 19 intercettata
nella sua autovettura il 27 dicembre, alle ore 15.08 (nO 1095), allorché
egli riferisce alla moglie: «ha detto Giampiero alla Filomena: ‘lo Carmelo non l’ho
vistoJ ma se vuole la testimonia che quella sera stavo io che stavo innaffiando … ‘:
dice che quella sera noi aprimmo ilpozzo e lui quando ce ne andammo … insomma
ha detto: (se vuole fatta la testimonia, lo dico io che ce ne siamo andati la sera notte
di là”.. .». Ed è vero che, in quel frangente, entrambi hanno convenuto di non,
avvalersene (Lucia: “lasda perderè’; Carmine: “ho detto: non voglio mettere in
mezzo nessuno “); ma è pure altamente probabile che, alla luce delle successive
accuse rivoltegli dal fratello Michele e degli ulteriori elementi a suo carico più sopra
illustrati, laddove ne venga a conoscenza, Carmine muti intendimento.
E’ indispensabile impedire, dunque, con la massima Urgenza che Cosma e suo zio
Carmine possano concertare, tra loro o con terzi compiacenti, difese posticce, volte a
neutralizzare le gravi contraddizioni e menzogne contenute nelle loro dichiarazioni
ed in quelle dei loro familiari sin’qu:ri-acèòlt:e, tanto più che, per lo meno le loro, non
sono processualmente utilizzabili a carico di essi.
A norma dell’art. 292, co. 2, letto d), c.p.p., comunque, trattandosi di misura
disposta in relazione alla sola esigenza cautelare di cui all’art. 275, letto a), c.p.p., ne
va fissato il termine di dw:-ata. E, considerando, da un lato, che gli accertamenti in
corso, nonchè quelli che verosimilmente si renderanno necessari per verificare le
allegazioni difensive degli indagati, appaiono laboriosi, ma, dall’altro, che si procede
per un delitto diverso da quelli indicati nell’art. 301, co. 2-bis, c.p.p., si stima equo
fissare detto termine in trenta giorni, salve eventuali proroghe.
12. – La scelta della misura cautelare da adottare non può che ricadere sulla custodia
in carcere.
S’è detto, infatti, della massiva copertura mediatica della vicenda, che ha reso del
tutto incontrollabile, da parte delle forze di polizia e dell’autorità giudiziaria, la
circolazione delle notizie relattV’e alle indagini ih corso.
E risulta francamente incontestabile, inoltre, che la possibilità di attingere tali
notizie, e correlativamente di provare ad interferire sull’ esito delle investigazioni, sia
più agevole per chi, come i due odierni indagati, faccia parte del ristretto contesto
sociale e di quello familiare – inteso, quest’ultimo, in senso ampio – in cui è maturato
l’omicidio ed a cui appartengono pure coloro che attualmente sono’ in carcere con
l’accusa di avèrlo commesso.
Sarebbe, dunque, piuttosto facile per costoro, pur quando venissero collocati agli
arresti domiciliari o, a maggior ragione, venissero sottoposti a misure non custodiali, ,
mantenere contatti tra loro e/o con possibili terzi compiacenti, attraverso l’impiego
di mezzi di comunicazione a distanza, od anche soltanto per il tramite di familiari
inevitabilmente interessati e, perciò, disposti a dar loro ausilio.
13. Non può trovare applicazione il divieto di disporre una misura cautelare
custodiale previsto dall’art. 275,· co. 2-bis, c.p.p, in relazione alla probabile
concessione, all’ esito del giudizio, della sospensione condizionale della pena.
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Cosma, infatti, non ne può godere, avendone già usufruito in occasione di due
precedenti condanne definitive.
Misseri, invece, conta un solo precedente definitivo, di per sé non ostativo
(condanna a tre mesi di reclusione, per un furto del 1974, con successiva
riabilitazione).
Appare del tutto improbabile, tuttavia, che la presumibile pena possa essere
contenuta nel limite di un anno e nove mesi (l’intervenuta riabilitazione, infatti, non
rileva ai fini del beneficio in parola: art. 164, co. 2, n° 1, cod. pen.).
Il delitto di cui all’art. 411, cod. pen., infatti, è sanzionato con la reclusione da due a
sette anni e, nella graduazione della sanzione, a norma dell’art. 133, stesso codice,
non potrà non tenersi conto di alcune circostanze che lo rendono particolarmente
grave: la strumentalità di esso a garantire la verosimile impunità per gli autori di un
efferato omicidio volontario; la giovanissim~ età della vittima; il denudamento del
suo corpo, inutile, se non addirittur~ fuii.Zìònale ~l’~ p1ù turpI condotte; il
comportamento non collaborativo con gli inquirenti, ma anzi obiettivamente
favoreggiatore verso il fratelo, non penalmente rilevante, ma comunque
moralmente. deplorevole.
“”~t, ‘.
~{ !. 14. – L’eccezionale intensità del periè’qlo di inquinamento probatorio, quale illustrata
·nel precedente § 11, giustifica la rÌchiesta di differimento dei colloqui con i ~1;f difensori, avanzata dal P.M. a norma dell’art. 104, co. 3, c.p.p..
~~ L’impianto accusatorio, infatti, riposa per buona parte sulle .informazioni rese da
familiari e sulla mancanza, nelle dichiarazioni degli indagati, quanto meno di
elementi a loro favorevoli; inoltre, va tenuta nel debito conto la inutilizzabilità di
siffatte dichiarazioni, a norma dell’art. 63, c.p.p., la quale rende indispensabile che le
prime invece utilizzabili., quali sarebbero quelle che eventualmente gli indagati
vorranno rendere in sede di interrogatorio c.d. “di garanzia”, non scontino
condizionamenti od influenze, che probabilmente deriverebbero dalla pur legittima
attività difensiva tecnica.
Ovviamente, tale dilazione non potrà andare oltre l’espletamento del predetto
interrogatorio.
P.T.M.
Il giudice, letti ed applicati gli artt. 104, 285, 291, 292 e 301, c.p.p.:
• APPLICA a MISSERI Carmine e COSMA Cosimo, come dianzi generalizzati,
la custodia cautelare in carcere, in relazione al reato in rubrica descritto;
• FISSA per entrambi la durata della misura in 30 giorni dalla data della
rispettiva esecuzione;
• ORDINA a tutti gli ufficiali ed agenti di p.g. di procedere alla cattura dei
predetti MISSERI e COSMA e di condurli immediatamente nell’istituto di
custodia più vicino al luogo di cattura, con l’osservanza delle forme di cui i,
/1, .
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all’art. 285, co. 2, c.p.p., per ivi rimanere a disposizione dell’A.G. procedente,
consegnando loro copia del provvedimento ed avvertendoli della facoltà di
nominare un difensore di fiducia, nonché informando immediatamente
quest’ultimo, se nominato, ovvero il difensore d’ufficio designato ex art. 97,
co. 1, c.p.p.;
• ORDINA che il verbale delle relative operazioni – ovvero, se gli indagati non
vengano rintracciati, quello di vane ricerche, con specifica indicazione delle
indagini svolte – sia immediatamente trasmesso, a cura della P.G. procedente,
al G.i.p. ed al P.M. richiedente;
• DISPONE che, all’esito dell’avvenuta esecuzione o del pervenimento del
verbale di vane ricerche, la presente ordinanza, la richiesta del P.M. egli atti
presentati con la stessa siano depositati in cancelleria, con contestuale avviso
del deposito al difensore dell’interessato;
• DISPONE che i colloqui degli indagati con i lOrodlfensori -siàno diffèriti ad
un momento successivo all’espletamento dei rispettivi interrogatori di cui
all’art. 294, c.p.p.;
• MANDA alla cancelleria; affinchè provveda alla trasmissione della presente
Òli.~~~ ordinanza, in duplice copia, al P.M. in sede, perchè ne curi l’esecuzione; al .(,,_…….
………..~~…~~ :….,
direttore dell’istituto penitenziario, per le incombenze di cui all’art. 94, co. If
bis, disp. att., c.p.p.; al servizio informatico di cui all’art. 97, d. att., c.p.p.;
,~. . nonchè agli altri adempimenti di rito.
~, ‘ .
Taranto, 22feb. 2011.
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