Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

Torna su

Torna su

 
 

Ritrovato un particolare endemismo nel Parco nazionale dell’Aspromonte

La scoperta durante l’attività di ricerca sulla fauna tricotterologica che ha visto coinvolti l’Ente Parco, il Laboratorio di Entomologia ed Ecologia Applicata (LEEA) e il Museo Civico di Scienze Naturali “Caffi” di Bergamo. Il tricottero endemico era stato avvistato l’ultima volta nel 1972. Il presidente del Parco Giuseppe Bombino: «È la prova che l’Aspromonte è in grado di assicurare la conservazione della biodiversità»

Ritrovato un particolare endemismo nel Parco nazionale dell’Aspromonte

La scoperta durante l’attività di ricerca sulla fauna tricotterologica che ha visto coinvolti l’Ente Parco, il Laboratorio di Entomologia ed Ecologia Applicata (LEEA) e il Museo Civico di Scienze Naturali “Caffi” di Bergamo. Il tricottero endemico era stato avvistato l’ultima volta nel 1972. Il presidente del Parco Giuseppe Bombino: «È la prova che l’Aspromonte è in grado di assicurare la conservazione della biodiversità»

 

 

Nell’ambito della Convenzione tra Ente Parco Nazionale d’Aspromonte e il Laboratorio di Entomologia ed Ecologia Applicata (LEEA) del Dipartimento PAU dell’Università “Mediterranea” per attività di studio e di ricerca sulla microfauna entomologica finalizzata alla salvaguardia e al miglioramento dei sistemi naturali, si è svolto presso la sede dell’Ente Parco, un incontro al termine della campagna di monitoraggio che ha visto gli Entomologi del LEEA coadiuvare personale del Museo Civico di Scienze Naturali “E. Caffi”di Bergamo.
Alla riunione erano presenti il Presidente dell’Ente Dr. Giuseppe Bombino, il Direttore Arch. Tommaso Tedesco, il Funzionario responsabile dell’Ufficio conservazione natura e ricerca scientifica Dr. Antonino Siclari, gli Entomologi del LEEA Francesco Manti ed Elvira Castiglione ed il Dr. Paolo Pantini, ‎Conservatore di Zoologia degli invertebrati presso il Museo Civico di Scienze Naturali “E. Caffi”di Bergamo.
L’incontro è servito a presentare i risultati preliminari della campagna di ricerca notturna che aveva lo scopo di aggiornare la consistenza della fauna tricotterologica della parte estrema dell’Appennino meridionale. I Tricotteri sono, infatti, insetti molto particolari e interessanti, dalle lunghe antenne e dalle lunghe ali e sono oggi universalmente considerati e spesso utilizzati come importanti «indicatori biologici» delle condizioni di sanità delle acque interne.
Particolare attenzione è stata evidenziata all’importanza del ritrovamento del raro endemismo catturato nei giorni scorsi. Durante l’attività di monitoraggio effettuata in Aspromonte, nei pressi del torrente Listì, ad una quota di circa 1.350 m sul livello del mare, è stata ritrovata, infatti, una specie endemica della terra di Calabria, di cui ad oggi era noto un solo esemplare catturato proprio in Aspromonte più di quaranta anni fa (il 18 settembre del 1972), per l’esattezza, nei dintorni della sorgente Materazzelle, a 1.782 m sul livello del mare (leg. Ascioti/Michelissi).
La specie, nota con il nome di Allogamus hilaris silanus (Trichoptera, Limnephilidae), di particolare interesse perchè ritrovata in un solo sito, è stata descritta nel 1991 dal professor Moretti, un grande specialista di Tricotteri. Nel corso dei suoi decennali studi, infatti, il professor Moretti ha raccolto oltre 70.000 esemplari e descritto 46 taxa, tutti appartenenti alla fauna italiana. Questo materiale ha permesso di costituire una ricca collezione conservata per la gran parte nella prestigiosa «Collezione Moretti» presso il dipartimento di Biologia animale ed Ecologia dell’Università di Perugia e nella collezione privata di Calco (Lecco), momentaneamente depositata presso il Museo civico di Scienze Naturali «E. Caffi» di Bergamo per interventi di restauro e revisione.
L’abbondante numero di Tricotteri ritrovati in soli due giorni (oltre 160 esemplari, comprendenti varie specie ancora in corso di identificazione) nonostante le temperature non proprio favorevoli, è una dimostrazione della naturalità dei corsi d’acqua di diverse aree aspromontane che ancora riescono a mantenere, nonostante tutto, la loro integrità. Inoltre, la scoperta di questa specie è rilevante perché apre nuovi e importanti scenari, tra cui il fatto che l’esemplare potrà essere utilizzato per una revisione del genere che è attualmente in atto.
Il Presidente dell’Ente Parco, Giuseppe Bombino, ha evidenziato come “questa scoperta sottolinei ancora di più il fatto che l’Aspromonte sia in grado di tutelare la conservazione della biodiversità, rappresentando al tempo stesso un «laboratorio a cielo aperto» ed un luogo di riferimento per studiosi e amanti della natura, manifestando, inoltre, la volontà dello stesso Ente di sostenere e portare avanti la ricerca ambientale, in grado di apportare validi contributi scientifici sul patrimonio naturalistico dell’Aspromonte”.