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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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Risarciti dopo 70 anni alcuni soldati russi imprigionati dai nazisti nella Seconda guerra mondiale La Germania pagherà indennizzi a circa 4'000 ex soldati sovietici, ancora viventi, per la prigionia inflitta dai nazisti

Risarciti dopo 70 anni alcuni soldati russi imprigionati dai nazisti nella Seconda guerra mondiale La Germania pagherà indennizzi a circa 4'000 ex soldati sovietici, ancora viventi, per la prigionia inflitta dai nazisti
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Un risarcimento materiale dei danni con il pagamento di 10 milioni di euro sta per
essere effettuato dalla Germania a titolo di indennizzo per circa 4’000 soldati dell’ex
Unione Sovietica, ancora viventi, che subirono la prigionia inflitta dai nazisti
all’epoca della Seconda guerra mondiale.Lo stanziamento complessivo, secondo fonti
di mercoledì, è stato concordato come voce supplementare di bilancio dalla coalizione
di Governo composta da democristiani e socialdemocratici. A ognuno dei sopravvissuti,
spetterà così un risarcimento personale nella misura di circa 2’500 euro.Furono
quasi 5,3 milioni di militari sovietici ad essere imprigionati dai nazisti fra il
1941 e il 1945, mentre le condizioni di stenti estreme ne portarono alla morte oltre
la metà di loro. Molti vennero uccisi tramite fucilazione. Altri, durante una reclusione
segnata da condizioni disumane, soffrirono l’inedia o morirono a seguito di malattie.Il
presidente tedesco Joachim Gauck, nella sua allocuzione commemorativa per i 70 anni
dalla fine del conflitto – aveva sottolineato le responsabilità della Germania e
affermato che nel suo paese non è ancora del tutto diffusa la consapevolezza del
destino crudele subito all’epoca dai militari sovietici. Mentre 700 mila furono gli
italiani schiavi di Hitler e la loro vicenda riguardò altrettante famiglie e coinvolse
milioni di italiani. Gli italiani occuparono uno dei gradini più bassi nella scala
razziale – economico – politica che regolava il trattamento dei 14 –18 milioni
di schiavi di Hitler, in gran parte deportati dall’Europa orientale nel territorio
del Reich. Gli italiani furono gli ultimi prigionieri ad essere rimpatriati dai Lager.
Buona parte rientrò autonomamente in condizioni pietose. Almeno 50 mila furono i
deceduti nel Reich di fame, malattie, violenze, bombardamenti. Sconosciuto il numero
di quanti morirono dopo il rimpatrio. In Italia, a partire dal 1998 alcuni reduci
hanno avviato cause giudiziarie individuali. La Corte di Cassazione si è pronunciata
l’11 marzo 2004 sul caso Ferrini contro Germania, affermando che i tribunali italiani
dovevano prendere in considerazione le denunce di persone deportate durante la Seconda
guerra mondiale e costrette a svolgere lavori forzati in Germania. Dopo questa sentenza,
sono stati aperti numerosi processi contro la Germania, da parte di prigionieri di
guerra. Per arrivare ai nostri tempi è arrivata la sentenza “storica” della
22 ottobre 2014 della Corte Costituzionale che ha avuto un immediato effetto sulle
cause giudiziarie bloccate dalla legge n° 5 del 2013 del Parlamento italiano che
ratificava la decisione de L’Aja. Alcune sono diventate esecutive, altre riprendono
il loro iter ed è presumibile l’avvio di nuovi procedimenti anche se la questione
è ancora lungi dall’essere conclusa. Una soluzione politica è solo auspicabile,
osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ma non
sembra perseguita anche perchè la Germania è irremovibile. Fino ad oggi tutti i
governi italiani, che se ne sono occupati di questa vicenda, se ne sono sempre lavati
le mani.