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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Rifiuti radioattivi nelle montagne reggine

Rifiuti radioattivi nelle montagne reggine

Un anziano geo­me­tra ha raccontato che nella gal­le­ria di valico della super­strada Jonio-Tirreno sono stati impastati, tra il cemento utilizzato per costruirla, rifiuti tossici

di DANILO LORIA

Rifiuti radioattivi nelle montagne reggine

Un anziano geo­me­tra ha raccontato che nella gal­le­ria di valico della super­strada Jonio-Tirreno sono stati impastati, tra il cemento utilizzato per costruirla, rifiuti tossici

 

 

CINQUEFRONDI (RC) – Tutti sanno ormai che le montagne Limina, Zomaro e Gambarie nascondano dei “misteri” che prima o poi dovranno essere svelati del tutto. Ormai è il segreto di Pulcinella che nei suddetti territori montani siano stati seppelliti rifiuti tossici e radioattivi nell’ambito di attività illecite. Basti pensare all’aumento sconsiderato di malformazioni, tumori o malattie rare provocate senz’altro da un area più che “inquinata”. Già vent’anni fa, nel 1991, il quotidiano l’Espresso pubblicò i contenuti di un interrogatorio di un pentito che dichiarò in maniera chiara che la malavita organizzata smaltiva rifiuti nelle montagne del reggino. Per quanto riguarda il territorio della Limina, vi sono particolari inquietanti. Sul giornale torinese “La Stampa” sono stati rivelati alcune dichiarazioni di un anziano geometra rimasto anonimo, d’origine calabrese, il quale ha raccontato che nella principale galleria della Sgc Jonio-Tirreno, lunga più di tre km, sarebbero stati sepolti rifiuti tossici.

A detta del geometra, i rifiuti venivano impastati nel cemento e usato per costruzione della lunga galleria. Quindi, la malavita organizzata, quando capiva che l’affondamento in mare era troppo difficile da compiere (il mare italiano e calabro è ricco di carrette del mare affondate con rifiuti radioattivi), si usavano dei metodi diversi. Ricordiamo, inoltre, che la Sgc Jonio-Tirreno, lunga 41 Km, che collega Rosarno con Gioiosa Jonica, è stata realizzata da un impresa denominata Salcos. La strada venne uffi­cial­mente aperta nel febbraio del 1990. Durante la costru­zione dell’arteria la ndran­gheta mostrò tutta la propria aggressività tanto che un can­tiere messo su dalla Sal­cos, quello di Mam­mola per l’esattezza, venne pre­si­diato dalle forze dell’ordine per anni. Sono in corso indagini per accertare il tutto.

redazione@approdonews.it