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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Renzi: ‘Lealtà e tempi stretti, non tradiamo gli italiani’

Renzi: ‘Lealtà e tempi stretti, non tradiamo gli italiani’

All’assemblea dei gruppi parlamentari del Pd: “Ha smesso di piovere ma il sole non è arrivato”. I senatori dissidenti non intervengono

Renzi: ‘Lealtà e tempi stretti, non tradiamo gli italiani’

All’assemblea dei gruppi parlamentari del Pd: “Ha smesso di piovere ma il sole non è arrivato”. I senatori dissidenti non intervengono

 

 

(ANSA) Nessun intervento dei senatori ‘dissidenti’ all’assemblea dei parlamentari del Pd con il premier Matteo Renzi. “Bella discussione. Tutti impegnati per essere all’altezza della fiducia che ci è stata data”, commenta alla fine su Twitter il capogruppo alla Camera Roberto Speranza. Nei novanta minuti di dibattito che sono seguiti all’intervento del premier, hanno deciso di non intervenire i senatori che si battono nell’Aula di Palazzo Madama per modificare la riforma costituzionale del governo. In tutto hanno preso la parola una ventina di parlamentari che hanno sottolineato la condivisione delle proposte del segretario e premier, ponendo l’accento su singoli aspetti. Anche il deputato della minoranza Alfredo D’Attorre ha dichiarato di condividere la scansione dei tempi delle riforme indicata da Renzi, anche se è tornato a ribadire che dopo l’approvazione della riforma del bicameralismo e l’introduzione di un Senato non elettivo, si dovranno modificare le liste bloccate nell’Italicum.

Renzi chiede lealtà e tempi stretti,non tradiamo Italia
Toglie dal tavolo la pistola delle elezioni anticipate, spauracchio di peones e rottamati, e mette la minaccia di una gestione non collegiale del Pd se “non condividiamo tutti l’urgenza delle riforme”. Ma più che avvertire, Matteo Renzi, riunendo deputati e senatori, chiama alla lealtà e alla responsabilità collettiva perchè “i cittadini ci hanno dato l’opportunità di cambiare sul serio e davvero e se non cambiamo tradiamo gli italiani” visto che solo il Pd “può cambiare il paese”. Nella sera in cui sulla riforma del Senato è caduta una pioggia di emendamenti, molti anche dai dissidenti dem, il premier chiede “tempi stringenti” ma mantiene l’ottimismo: “La prossima settimana, con il voto, chiudiamo 30 anni di dibattiti”, è certo Renzi che respinge ancora una volta l’accusa di una riforma costituzionale autoritaria e spiega l’urgenza non come un suo tic personale ma come “la richiesta degli italiani”. Il leader dem riserva alle riforme istituzionali l’ultimo spicchio del suo intervento, incentrato sul programma dei mille giorni che “non vuol dire che da sprinter sono diventato maratoneta”. Ma che servono mille giorni per “dimostrare all’Ue che le riforme le facciamo sul serio da soli” e perchè ci vuole tempo “per partire da zero ed arrivare ad un certo punto”. Quindi, è la domanda retorica del premier, “abbiamo tempo da qui al prossimo congresso nel 2017 e alle elezioni nel 2018: fino ad allora discuteremo di quando andare a votare e a polemizzare tra noi o proviamo a cogliere l’opportunità?”. L’uomo solo al comando, come spesso viene criticato Renzi, chiede “una mano” al suo partito per vincere una sfida per il paese dove “è evidente che ha smesso di piovere sulla crisi ma il sole non è arrivato, c’è foschia, alcuni segnali parlano di ripresa imminente ma altri di una situazione ancora molto molto difficile”. Il premier preferisce non guardare i dati economici, sfornati quotidianamente “come i sondaggi” e contrastanti tra loro. Ma concentrarsi sulla sua tabella riformatrice che vede all’arrivo, oltre al Senato, lo Sblocca Italia, la riforma della P.A, la riforma del lavoro. “Non cadiamo nel derby ideologico, concentriamoci su chi non ha garanzie e sulla semplificazione delle norme”, chiede ai suoi Renzi rispetto al dibattito sull’art.18, che rischia sempre di aprire una ferita nel Pd. E via avanti con la riforma della giustizia e la riorganizzazione degli insegnanti, elenca il presidente del consiglio ad una platea che applaude alcuni passaggi. Dissidenti e contrari evitano di intervenire eppure il leader Pd difende le sue scelte. E il metodo del confronto, dialogo con Fi incluso. “Discutere con M5S è una fatica – dice – ma noi non siamo qui per mettere bandierine di parte. E dire che e’ fondamentale parlare anche con Fi è l’abc della democrazia”. L’avviso è chiaro: Renzi va avanti comunque, chi ci sta bene.