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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Regione, il M5S contesta la legge elettorale: «Studiata per lasciarci fuori dal Consiglio»

Regione, il M5S contesta la legge elettorale: «Studiata per lasciarci fuori dal Consiglio»

I parlamentari grillini Molinari e Barbanti dichiarano di essere pronti a contestare la costituzionalità della norma. E attaccano la soglia di sbarramento troppo alta per chi corre senza alleanze: «Hanno paura di noi»

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Regione, il M5S contesta la legge elettorale: «Studiata per lasciarci fuori dal Consiglio»

I parlamentari grillini Molinari e Barbanti dichiarano di essere pronti a contestare la costituzionalità della norma. E attaccano la soglia di sbarramento troppo alta per chi corre senza alleanze: «Hanno paura di noi»

 

 

Si scatena l’ira dei grillini per la nuova legge elettorale approvata ieri dal Consiglio Regionale della Calabria. La casta cambia le regole del gioco l’ultimo giorno utile, quindi, con uno sprint finale che non si era mai visto tra i banchi dell’aula», denunciano i parlamentari del Movimento 5 Stelle Francesco Molinari e Sebastiano Barbanti. Ad allarmarli è la norma che stabilisce la soglia di sbarramento: «E’ previsto un limite al 15% per i partiti che si presentano da soli, mentre la soglia scende al 4% per quei partiti che si presentano in coalizione». Un balzello che, affermano gli esponenti grillini, penalizza gruppi politici «che non intendono scendere a compromessi, fare alleanze e accordi con i partiti che rappresentano la casta. In altre parole che non intendono partecipare alle prossime elezioni regionali in coalizione con altri partiti, come nel caso del Movimento 5 Stelle».

Secondo Molinari e Barbanti, la nuova legge elettorale avrebbe «profili di incostituzionalità, che – annunciano – faremo valere nelle sedi opportune», annunciando un ricorso. Contestata anche la decisione di ripartire il territorio regionale in tre circoscrizioni elettorali invece che in cinque, quante sono le province calabresi.

Già ieri, fuori da palazzo Campanella, gli attivisti pentastellati davano vita ad un sit in di protesta contro questa che hanno definito “legge anti-M5S”. Un «obbrobrio normativo», secondo i grillini, approvato «da un Consiglio regionale decaduto, che avrebbe dovuto prendere atto della fine della consiliatura e ratificare le dimissioni di un presidente di Regione condannato a sei anni di reclusione per reati commessi quando era ancora sindaco di Reggio Calabria. La politica che difende gli indagati, i pregiudicati e i condannati, le pensa tutte pur di lasciare i cittadini fuori dalle istituzioni, come se il potere e la gestione della cosa pubblica fossero esclusiva dei partiti e degli interessi privati che rappresentano».