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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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Reggio, stasera al teatro Siracusa “L’ultimo inganno/un’altra Iliade”

Reggio, stasera al teatro Siracusa “L’ultimo inganno/un’altra Iliade”

E domani Radio Argo con Peppino Mazzotta

Reggio, stasera al teatro Siracusa “L’ultimo inganno/un’altra Iliade”

E domani Radio Argo con Peppino Mazzotta

 

 

Stasera, alle ore 21, al *Teatro Politeama Siracusa di Reggio Calabria *va

in scena *L’Ultimo inganno/un’altra Iliade* *con* *Salvatore Arena, *il
primo spettacolo dell’*evento speciale “Argo-Troia A/R*”. Un inedito
viaggio drammatizzato, tanto epico quanto moderno, verso la madre di tutte
le guerre: la guerra di Troia, così diversa eppure così simile alle mille
carneficine ignorate in Africa. Un viaggio che si articola in due
drammaturgie contemporanee, per la prima volta* proposte in sequenza:
**L’Ultimo
inganno/un’altra Iliade*, appunto, stasera* e domani **Radio Argo **(**premio
dell’Associazione Critici Teatrali 2011 e premio Annibale Ruccello 2012**)
con* *Peppino Mazzotta**, conosciuto dal grande pubblico come** l’ispettore
Fazio della* *fiction* *Il* *Commissario Montalbano**. Due riletture
contemporanee del mito greco con approcci diversi, ma con la stessa
capacità di reinvenzione e rinnovamento.*

*L’ultimo inganno / Un’altra Iliade* (testo e regia di Salvatore Arena e
Massimo Barilla, con Salvatore Arena, scene Aldo Zucco, drammaturgia dei
suoni Dario Andreoli, disegno luci Beatrice Ficalbi, costumi Patrizia
Caggiati, equipe tecnica di scenografia Antonino Alessi, Grazia Bono,
Caterina Morano, assistente alla regia Agnese Scotti, una co-produzione
Mana Chuma Teatro e Fondazione Horcynus Orca in collaborazione con
Fondazione Solares delle arti – Teatro delle Briciole) è il racconto di un
incontro, l’unico sguardo incrociato di due personaggi sullo sfondo della
Guerra di Troia. Senza cedere alla retorica e alla fascinazione della
narrazione epica, lo spettacolo racconta quello che poteva essere e non è
stato, la verità detta per l’ultima e unica volta da chi la verità non
l’ha mai detta e che per questo non è creduto: le battaglie, la caduta,
l’oblio, le macerie, la fuga, Achille, Ettore, Ulisse. Tutto questo visto
di spalle, dai margini, dagli ultimi.

Ultimi sono i due protagonisti in scena, interpretati da Salvatore Arena:
una sentinella troiana inchiodata in un turno di guardia infinito, sola a
difesa di niente; e un cantore greco cinico e tragicomico, condannato a far
ridere con il tormento nel cuore, con un pensiero fisso – tornare a casa,
tornare da lei. Le loro storie ci obbligano a guardare quello che non
vorremmo, il sangue di tutti i morti di mille guerre, tutti quei bambini,
tutte quelle donne, uomini e anziani che dormivano tranquilli nei villaggi
iracheni, a Falluja, a Sarajevo, in Africa.

*Radio Argo *(testo di Igor Esposito, regista e interprete Peppino
Mazzotta, musiche inedite e progetto sonoro Massimo Cordovani, disegno
multimediale Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii, disegno sonoro Andrea
Ciacchini, disegno luci Paolo Carbone, scene Angelo Gallo, costumi Rita
Angari, produzione Rossosimona), in scena domani sera, è una scrittura
originale che rielabora i temi dell’Orestea in chiave contemporanea. Lo
spettacolo è incentrato sulle vicende degli Atridi precedenti e successive
alla guerra di Troia: il sacrificio di Ifigenia da parte del padre
Agamennone per consentire all’esercito di partire per la guerra;
l’assassinio di Agamennone e della sua schiava Cassandra da parte della
moglie Clitennestra e del suo amante Egisto; la vendetta di Oreste, unico
figlio maschio di Agamennone, che si abbatte sulla mamma Clitennestra e su
Egisto.

Una voce, sola, quella di *Peppino Mazzotta* catturata da un microfono e
lanciata nella notte, di ripetitore in ripetitore, alla ricerca di orecchie
che vogliano sentirla. Una voce come il fuoco che rimbalzò da Troia fino ad
Argo, su valli, colli e montagne, per annunciare il ritorno vittorioso
della flotta Greca. Una voce nel cuore della notte, desolata, impotente.
Una voce che si fa carico della memoria, preoccupata che il ricordo si
sbiadisca perché la memoria è una gatta che non si affeziona a nessuno e
all’improvviso può scomparire e lasciarci orfani.