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Reggio si lascia alle spalle la notte più lunga

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Oreste Romeo commenta il trasferimento del prefetto Piscitelli

Reggio si lascia alle spalle la notte più lunga

Oreste Romeo commenta il trasferimento del prefetto Piscitelli

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Nel dibattito che ha inevitabilmente preso le mosse dalla notizia del
trasferimento dell’ex Prefetto della Città, si sono registrate le opinioni
di chi ha affermato che lo stesso avrebbe un sapore politico, quando non
punitivo, sul presupposto che il centrodestra reggino non ha mai gradito
l’ormai ex rappresentante territoriale di Governo.
Si e’ giunti, poi, alla rammaricata conclusione che il nuovo incarico al
quale quel funzionario è stato destinato non rientrerebbe in una
progressione di carriera che, addirittura, sarebbe stato lecito attendersi.
A ben guardare, il provvedimento in questione e’ stato assunto dal Governo
in un ampio contesto che ha interessato un settore rispetto al quale le
decisioni a suo tempo adottate dalla sciagurata esperienza montiana si sono
rivelate inadeguate, quando non devastanti, soprattutto per gli enti
territoriali.
E dunque, la dietrologia alla quale si ricorre, forse nel tentativo di
incendiare il clima di una città che ha bisogno di ritrovarsi, prima di
ripartire, non tiene conto del fatto che un Governo politico, qual è
senz’altro quello in carica dallo scorso aprile, aveva il dovere, prima
ancora che il diritto, di operare sul punto le proprie scelte.
E ciò è quel che è avvenuto qualche giorno addietro, peraltro nel solco di
una ciclica prassi che i media sono soliti annunciare con il titolo “valzer
di nomine” ovvero con l’espressione ” giro di prefetti”.
In ogni caso, per mantenersi all’interno delle questioni cittadine, non si
può non rilevare come, all’incirca due anni fa, l’invio in riva allo
Stretto dell’ex prefetto di Ancona coincise con una fase delicatissima che
stava attraversando la Città di Reggio Calabria.
Esso non fu salutato all’insegna della dietrologia alla quale invece si
attinge, in maniera strumentale, ora che quello stesso funzionario è stato
chiamato ad altro incarico.
Né, poi, si tenta di assicurare la spiegazione del motivo della mancanza di
equidistanza più e più volte ostentata dall’ex inquilino del Palazzo di
Governo alla parte politica di maggiore peso della Città.
Come non ritornare con il pensiero al pregiudiziale e mai motivato rifiuto
di ricevere i consiglieri comunali di maggioranza che non erano stati
oggetto di indicazione nella proposta di scioglimento firmata dall’ex
ministro degli Interni Cancellieri?
Ordunque, la superiore aspettativa, che compendia in maniera indiretta la
prima domanda imposta dalla lettura degli interventi in materia, taluni
addirittura pittoreschi, forse rende superfluo il secondo interrogativo che
sara’ consegnato alla chiusura della presente riflessione.
Prima, però, e’ bene rammentare le ragioni per le quali si e’ portati a
credere che oggi sia finita in città una esperienza che non ha lasciato
traccia positiva, ammesso che in Democrazia sia ancora consentito
esprimersi al di fuori di “canoni”, quelli del l’ipocrisia ufficiale, non
conformi alla sofferenza che s’è mirato freddamente e cinicamente a
procurare ad una Città che si e’ portati ad amare ancor di più proprio nei
momenti di maggiore sua difficoltà.
Al di là dei marchiani e non sporadici errori che inficiano la tristemente
famosa Relazione Prefettizia che ha portato allo scioglimento del Consiglio
Comunale di Reggio Calabria, per di più oggetto di inopinata ed indebita
pubblicazione con gravissimo e rilevante detrimento per i più elementari
diritti costituzionali del Cittadino; al di là del prevedibile e subitaneo
naufragio della propagandistica candidatura di Reggio Calabria a capitale
europea della Cultura 2019, ennesima e ridondante presa in giro del
colonialismo romano a dispetto delle comunità meridionali, alle quali il
cinismo dei tecnici ha deciso di dedicare il sistematico remake della
famigerata legge Pica; al di là dei sorprendenti interventi “politici”, e
ne ricordo uno, in particolare, dello scorso ottobre, nell’assemblea di un
movimento integralista che, adesso, dopo averla osannata, TACE davanti alle
prodezze di un prodotto dell’antimafia di facciata concepita ed allevata
sotto le ipocrite insegne del Partito Democratico; al di là del
rilevantissimo stato di insoddisfazione dei cittadini reggini verso i
commissari, i quali hanno sempre avuto l’ex prefetto come punto di
riferimento nella fredda ed arida gestione delle problematiche di una
comunità alla quale la burocrazia, nei fatti, ha regalato arretramenti a
tutti i livelli; al di là dell’isolamento e delle gravissime dimenticanze
di cui è capace lo Stato nei confronti degli amministratori locali,
giusta la clamorosa protesta attuata con plateali e motivate dimissioni dal
Sindaco di Benestare, ripetuto bersaglio delle organizzazioni criminali
nella indifferenza generale.
Ebbene, al di là di tutto questo, e di altro ancora che si omette per
ragioni di sintesi e brevità, c’e’ da chiedersi se sia giusto, sulla base
di questi “meriti”, premiare questa burocrazia, che rappresenta il problema
dei problemi della nostra Terra, in misura almeno pari a quelli ascrivibili
alla criminalità organizzata.
Non e’ un caso che oggi, sia il 21 dicembre: ricorre, infatti, il solstizio
d’inverno, e già domani Reggio avrà alle spalle la notte più lunga
dell’anno!
Oreste Romeo