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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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Reggio, grave situazione per alcuni settori della Polizia La denuncia del Sindacato Italiano Lavoratori Polizia

Reggio, grave situazione per alcuni settori della Polizia La denuncia del Sindacato Italiano Lavoratori Polizia
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La scrivente Organizzazione Sindacale ha più volte, tante, forse anche troppe, segnalato la
gravissima situazione in cui versano ampi settori dell’apparato sicurezza garantito dalla Polizia di
Stato nella nostra provincia.
Soltanto negli ultimi 3 anni sono state decine i documenti aventi per oggetto le disfunzioni,
le disorganizzazioni e le evidentissime sottovalutazioni collegate all’effettuazione di servizi
primari da garantire alla collettività: controllo del territorio, servizi di scorta e servizi di
“accoglienza” organizzati in occasione degli assai frequenti sbarchi susseguitisi nel porto di Reggio
Calabria.
Nel compiere la propria legittima e doverosa attività di rappresentanza il SILP CGIL ha
sempre, con il grande senso di responsabilità che si deve porre in essere quando si trattano
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argomenti delicati che, se non trattati con le dovute maniere, rischiano di generare nell’opinione
pubblica forte allarme sociale, evitato di far veicolare attraverso gli organi d’informazione i
contenuti delle segnalazioni e delle proteste fin qui inoltrate.
Oggi, di fronte al perdurare dei gravissimi stati di disagio più volte segnalati, ed al loro
evidente aggravamento causato dalla mancata risoluzione delle disfunzioni oggetto di nostra
attenzione, siamo costretti amaramente a constatare che, con ogni buona probabilità, sarebbe più
opportuno informare da subito l’opinione pubblica.
L’assenza di concrete azioni risolutive che avrebbero dovuto essere poste in essere dal
“centro romano” (Ministro dell’Interno e Capo della Polizia giusto per esser chiari) sia in riscontro
alle segnalazioni sindacali di cui si è avuto modo di dire sia in risposta alle continue sollecitazioni
che, doverosamente, l’attuale Questore di Reggio Calabria ha posto in essere fin dal suo
insediamento nell’incarico, l’evidente disinteresse e l’inerzia per lungo tempo contrapposte dagli
organismi dalla politica e dai precedenti vertici degli organi istituzioni della Polizia ai quali i
documenti sono sempre stati puntualmente inoltrati, ci convince che l’azione informativa verso la
gente, così come avremo modo di scrivere più avanti, è una prerogativa che non intendiamo più
rinviare.
E’giunto il momento di dire basta allo sterile snocciolamento di meri dati numerici forniti
alla stampa sia dal Politica che dai vertici istituzionali centrali e locali nei frequenti momenti
d’incontro o con inconsistenti comunicati.
Fatta salva l’attività di Polizia Giudiziaria, i c.d. arresti e le operazioni ad essi connesse,
tutto sembra passare in secondo piano. E’ evidente anche ai meno addentrati nei meccanismi
istituzionali che gli arresti fanno notizia e fanno fare carriera anche politica!
Si registra una sorta di incapacità naturale ad avere una visione globale e complessiva della
questione sicurezza, una vera repulsione per effetto della quale ogni settore dell’istituzione
sicurezza appare come una sorta di compartimento stagno indipendente da quello
immediatamente collaterale.
Una sottovalutazione o una volontà? Difficile dirlo!
Non vorremmo che si corresse il rischio di aver avuto a che fare, specie nel passato più o
meno recente, con vertici istituzionali e politici impegnati a far passare indenni il tempo di
permanenza nell’incarico con l’idea che fare il meno possibile, nel corrispondere per converso allo
sbagliare il meno possibile, possa consentire il raggiungimento di traguardi professionali più
ambiti: una sorta di occhio alla carriera!
A che serve buttare in pasto ai giornali i numeri dell’inconsistente operazione “Focus
ndrangheta” se a questi non si aggiungono i dettagli riguardanti i costi giornalmente ad essa
connessi e quali siano, ammesso che ce ne siano, i benefici in materia di accrescimento dei livelli di
sicurezza e di legalità.
Bisognerebbe anche dire chiaramente che finita “Focus ndrangheta” i poliziotti che da mesi
si danno il cambio in città giungendovi da mezza Italia (Sardegna e Liguria comprese),
ritorneranno nelle proprie sedi senza che a Reggio Calabria sia rimasto alcunché di tangibile.
Noi abbiamo sempre ritenuto che le emergenze di un tempo, nel loro persistere, perdono la
loro veste emergenziale, la loro contingenza, trasformandosi in evidenti cronicità che, come tali,
vanno affrontate in modo strutturale e definitivo, altrimenti le risorse destinate alla loro paventata
risoluzione rappresenteranno soltanto degli sprechi i cui costi, immancabilmente, graveranno,
come al solito, sulla gente.
Ma se davvero alla base della decisione di ideare e realizzare il “Focus ndrangheta”, così
come sbandierato ai quattro venti dai politici altolocati e dai vertici della sicurezza, ci fosse stata
una concreta volontà di affrontare il problema sicurezza e legalità in questa provincia, ci
chiediamo noi, non sarebbe stato più razionale e produttivo intervenire in modo strutturale
sull’apparato esistente?
Non sarebbe stato meglio utilizzare le risorse per razionalizzare quanto già in dotazione al
territorio e poi, eventualmente, potenziare gli organici e gli strumenti tecnici e tecnologici delle
articolazioni cittadine e periferiche deputate al controllo dello stesso?
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Non sarebbe stato più utile, oltreché sicuro per i lavoratori, ammodernare il parco veicoli
destinati al controllo del territorio, quelle con i colori della Polizia di Stato per intenderci: possibile
che nessuno si sia accorto che hanno centinaia di miglia di Km alle spalle, che sono evidentemente
consunte dall’usura e dal tempo, che molte di esse non hanno i vetri antisfondamento ed un
minimo di protezione antiproiettile sulle portiere?
Un bersaglio mobile che sovraespone oltremodo i Poliziotti!
Non sarebbe meglio se in città si provasse a strutturare un servizio di Volante adeguato
alle esigenze di sicurezza e di prevenzione di un contesto urbano com’è quello di Reggio Calabria,
ovvero che andasse ben oltre le 3 o 4 Volanti per turno ed in provincia si cominciasse con lo
strutturarlo in modo stabile impedendo il depauperamento degli organi derivante da molteplici e
diverse attività d’impiego?
Questa mancata valutazione sarà forse il sintomo che il centro non conosce la periferia?
Come si può pensare di garantire sicurezza ai cittadini, anche quella percepita dal cittadino
che vede transitare con frequenza per le strade del proprio centro abitato un’auto con i colori
dell’istituzione di appartenenza, se come troppe volte accade, specie nelle aree ricadenti nella
Piana di Gioia Tauro, i servizi di Volanti vengono cancellati (anche pochi minuti prima del loro
inizio) per poter mettere in piede approssimati servizi di scorta, con personale privo degli appositi
corsi di specializzazione previsti dal Dipartimento della P.S., con dotazioni tecniche inadeguate ed
autovetture con le quali il cittadino comune non andrebbe nemmeno in campagna?
Ebbene nella nostra provincia accade anche questo: accade che si comandi ai Poliziotti di
svolgere i servizi di scorta, anche a soggetti ad alto rischio attentato (in qualche caso l’attentato,
ovvero la “punizione esemplare”, è stato più volte minacciato), a bordo di una Fiat Punto di quelle
già iscritte al registro delle auto storiche o di un autovettura plurirattoppata e non blindata
(evenienza, quest’ultima, che si verifica di continuo), magari con 250.000 km sul motore.
E diciamolo pure pubblicamente che qualche volta si è rimasti a piedi. Diciamolo
pubblicamente, tanto la gente già lo sa, ci ha visto decine di volte fermi per strada con il cofano
aperto!
Modalità di svolgimento del servizio intollerabili, che sovraespongo oltremisura al pericolo
di vita sia il personale di Polizia impiegato sia il soggetto sottoposto a tutela!
Nel caso in cui poi la scorta dovesse trovarsi di fronte alla necessità di respingere un
pericolo od un attacco ed avesse la necessità di ottenere un immediato aiuto, diciamo i c.d. rinforzi,
chi potrebbe fornirglieli se la Volante competente per territorio è stata cancellata proprio per
consentire l’effettuazione di quel servizio?
In un’evenienza di tal genere ai lavoratori non rimarrebbe che una soluzione: appellarsi al
miracolo dell’Onnipotente!
Tutto ciò ci fa continuare a pensare che si vogliano servizi di scorta fatti di meri numeri e
non di lavoratori specificamente addestrati per assolvere a tale funzione.
Il SILP CGIL dice basta! Cosi non si può più andare avanti!
Un contesto per il quale i vertici istituzionali dovrebbero trovare il coraggio di vergognarsi
pubblicamente. Ma lo sappiamo, il manifestare vergogna, che, ricordiamo a noi stessi, non è altro
che un umano sentimento di profondo e amaro turbamento interiore che dovrebbe assalirci
ogniqualvolta ci rendiamo conto di aver agito o parlato in maniera, per così dire, non conforme, è
un esercizio davvero complicato da compiere!
Eppure compierlo sarebbe un gesto di coraggio!
Nessun problema, anche in questo caso il Sindacato viene in soccorro: ci vergogniamo noi
al posto dei vertici Politici ed Istituzionali!
In una situazione di normalità il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica
non si occuperebbe solo di determinare a chi deve o non deve essere assegnato il servizio di scorta,
ma, nel deciderlo, assumerebbe l’onere di garantire che quel servizio venga effettuato secondo le
dotazioni previste e con l’adozione di tutte le misure idonee a garantire la sicurezza sia dello
scortato che dei lavoratori.
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Al Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica ci piacerebbe anche chiedere
come sia possibile continuare a garantire i benefici di scortato a chi ormai gravemente
“compromesso”!!!
La stessa domanda vorremmo rivolgerla anche al Presidente del Consiglio e al Ministro
dell’Interno, aggiungendo anche di voler sapere che fine abbiano fatto i proclami secondo i quali il
numero di scorte e di tutele sarebbero stati abbattuti, cancellandole specie a chi, in spregio ad ogni
senso istituzionale, le usa solo per dare un tono di rappresentanza. Magari con quelle auto e con
quei lavoratori, si garantirebbero maggiori tutele a quei cittadini che hanno scelto di vivere una
vita seppur appartata, ma con grande coraggio e onestà.
In tutto questo complesso di disfunzioni si colloca prepotentemente l’attività connessa ad
un’altra costante che le istituzioni continuano a definire emergenza: l’immigrazione. Il primo, il
secondo o, al massimo, il terzo sbarco di immigrati possono essere annoverati tra le emergenza, ma
quando, come nel caso della provincia di Reggio Calabria, gli sbarchi si susseguono con una
costante tempistica, riteniamo non si possa più parlare di emergenza ma, anche in questo caso, di
questione strutturale da affrontare come tale.
Ed invece no!
Si corre sempre all’ultimo minuto alla ricerca dei lavoratori da impegnare nei servizi
connessi e, per fare ciò, si spogliano gli uffici (non rari i casi di rallentamento delle attività
amministrative istituzionali dirette al cittadino), si sottraggono risorse al controllo del territorio, si
chiede l’intervento dei lavoratori in servizio presso i Commissariati della provincia (presidi di
Polizia già destrutturati, svuotati di importanti risorse ed impegnati a garantire qualche servizio di
scorta): si fa tutto, sempre e comunque, in emergenza!
Come recita un notissimo detto locale: “si spoghia a Cresia e si vesti a Sacrestia”!
Colpevole anche l’incapacità di coordinamento tra i diversi corpi e settori dello Stato,
incapaci di porre in essere una vera attività di coordinamento volta ad affrontare per tempo ed in
modo organico le attività.
Non è possibile continuare ad apprendere dagli organi d’informazione, magari con un
anticipo di 4 o 5 giorni rispetto agli atti ufficiali a seguito dei quali i servizi possono essere
organizzati, che a Reggio Calabria giungerà una nave con a bordo “x” numero di immigrati!
Basta, anche in questo caso con il convocare a tutti i livelli interminabili conferenze stampa
per diffondere i numeri degli sbarchi e dire dove e come gli immigrati sbarcati saranno collocati.
Diciamo con chiarezza cosa c’è dietro la paventata finta emergenzialità degli sbarchi: c’è il
sacrificio di tanti lavoratori delle forze dell’ordine costretti a prestare decine di ore di servizio
consecutive per sopperire, con loro grande responsabilità, alle numerose ed evidenti disfunzioni
organizzative; c’è il realizzarsi di una sorta di paralisi temporanea di alcuni settori determinata
dall’impiego diverso dei lavoratori ad essi addetti, c’è tanta buona volontà di chi, volontariamente,
presta la propria opera in modo gratuito per garantire un minimo di disinteressata accoglienza a
chi ha affrontato, a rischio della vita, un interminabile viaggio in mezzo al mare con l’ambizione di
un futuro diverso.
E’ evidente che in tutto questo c’è qualcosa che non funziona: sarà un problema di
coordinamento? Anche se a noi, ad oggi, la parola “coordinamento” abbinata al termine sicurezza,
appare soltanto un termine vuoto, un termine privo di significato.
Detto questo riteniamo che soltanto l’informazione reale ed il coinvolgimento dell’opinione
pubblica intorno questi temi possa dare lo spunto, il pungolo che viene dal basso, per affrontare in
modo organico e razionale non solo i problemi di cui si è detto, ma le complessive e gravi
disfunzioni che gravano sull’apparato sicurezza.
Convinti più che mai che la sicurezza sia una precondizione essenziale per il
consolidamento di un percorso di legalità funzionale alla crescita socio culturale ed economica
della nostra provincia e dell’intero territorio regionale, riteniamo che siano maturi i tempi per
scendere, nel rispetto delle regole e con l’equilibrio che accompagna sempre ogni azione del
SILP CGIL, IN PIAZZA.
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Lo faremo il prossimo 08 ottobre, dalle ore 10:00 alle ore 13:00, a P.zza Italia, quella
antistante il locale Palazzo del Governo, per effettuare un pubblico volantinaggio ed incontrare
gli organi d’informazione, lo faremo per portare all’attenzione dell’opinione pubblica le
problematiche dei lavoratori della Polizia di Stato di questa provincia, che ormai da troppo
tempo imperversano e minano la sicurezza collettiva e degli operatori di Polizia.
Con l’occasione a S. E. il Sig. Prefetto di Reggio Calabria, Dott. Claudio Sammartino, nella
sua veste di massimo rappresentante istituzionale del Governo, chiediamo di voler concedere un
incontro con una delegazione della scrivente O.S.
L’occasione è utile per informare che all’iniziativa di protesta sono state inviate le forze
sociali territoriali, la deputazione calabrese, le associazioni ed i singoli cittadini che intenderanno
sostenere la nostra civilissima battaglia per la legalità e la sicurezza.