Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), SABATO 20 APRILE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Rapporto Cerved: in Calabria a rischio 29 mila posti di lavoro causa COVID-19

Rapporto Cerved: in Calabria a rischio 29 mila posti di lavoro causa COVID-19

Di Francesco Aiello

CERVED ha presentato il rapporto “Osservitalia 2020” sulla condizione economico-finanziaria delle Piccole e Medie Imprese (PMI) Italiane. Secondo le simulazioni, per effetto del coronavirus in Calabria si potrebbero perdere oltre 29 mila posti di lavoro.

L’analisi è stata condotta su 158 mila piccole e medie imprese italiane, di cui circa 132 mila piccole imprese e 26 mila medie aziende. Secondo il rapporto CERVED, i fatturati delle PMI italiane potrebbero subire un calo di 11 punti percentuali nel 2020 rispetto all’anno precedente.

Nonostante il blocco dei licenziamenti, le PMI ridurranno il costo del lavoro (-12%) tramite il ricorso alla Cassa integrazione. Il COVID-19 – si legge nel rapporto – ha praticamente azzerato la nascita di nuove imprese nel mese di aprile e la natalità di start-up è diminuita soprattutto nei settori maggiormente colpiti dalla crisi, mentre è aumentata nei settori funzionali alla filiera della sanità. Pur in presenza di generalizzati effetti negativi, CERVED indica che la maggior parte delle PMI chiuderà il 2020 almeno in pareggio. Tuttavia, gli impatti negativi della pandemia sono concentrati nei settori più colpiti dall’emergenza sanitaria, tra cui la ristorazione, la moda, il turismo. Il fatturato del settore alberghiero crolla del 47% rispetto al 2019, -51,3% quello delle agenzie di viaggi e tour operator, -40% nel fatturato del settore fiere e dei convegni.

Importante per il dibattito di qusti gironi è che Cerved ha simulato l’effetto di un secondo eventuale lockdown, che avrebbe naturalmente riflessi molto negativi sul sistema delle PMI italiane. Secondo le simulazioni sui bilanci, in questo scenario più severo, i ricavi delle PMI potrebbero diminuire in termini reali di 16,3 punti percentuali (mentre sarebbe di 11 punti percentuali la riduzione dello scenario di riferimento), il valore aggiunto di 26,7 punti (-14,2%) e il rapporto tra oneri finanziari e Mol potrebbe salire al 16,9% (15,5%).

Le analisi indicano che il calo dell’occupazione riguarderà tutta la penisola, con effetti più pronunciati nelle regioni del Sud e dell’Italia centrale. Il Mezzogiorno sconta una maggiore fragilità del tessuto produttivo, con un maggiore impatto di default aziendali e una specializzazione in filiere come quella turistica, che richiederà una quota più alta di licenziamenti per mantenere una scala sostenibile. In base alle simulazioni CERVED, per effetto del Covid nel Mezzogiorno gli organici aziendali si ridurranno di 184 mila unità, pari all’8,9% dei 2 milioni di lavoratori impiegati nelle imprese oggetto di analisi alla fine del 2019. In uno scenario severo, questo valore aumenterebbe a 255 mila (il 12,4%) di occupati nelle imprese del Sud. A livello di singole regioni, la perdita di occupati supererebbe la media nazionale, con le percentuali più alte in Sicilia (9,3% e 12,4%), Abruzzo e in Sardegna (9% e 12,3%).

In Calabria le società di capitale a rischio fallimento a causa del COVID-19 sono circa 24 mila e la pandemia potrebbre causare una riduzione dell’organico di oltre 9 mila addetti. La proiezione sul totale tra società di capitale, imprese individuali e società di persone indica, invece, una riduzione di organico di circa 29 mila addetti (cioè il 9% rispetto agli occupati nel 2019 pari ad oltre 318 mila).

Nell’ipotesi di uno scenario peggiore, le imprese calabresi potrebbero registrare una riduzione dell’organico di oltre 40 mila addetti (-12% rispetto agli addetti del 2019).

A livello provinciale, l’impatto potenziale del COVID-19 sui tassi di occupazione potrebbe essere più ridotto in Calabria, Molise e Sicilia che, però partono già da tassi di occupazione molto bassi. A causa del Covid19, il tasso di occupazione raggiungerebbe valori bassissimi in tutto il Mezzogiorno. In particolare, nella provincia di Crotone potrebbe essere pari al 27,7% (rispetto all’attuale 29,3%).