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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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Quarant’anni fa l’assassinio del maresciallo di Ps Domenico Taverna

Quarant’anni fa l’assassinio del maresciallo di Ps Domenico Taverna

Salvatore d’Agostino ricorda la figura del martire taurianovese delle Brigate Rosse, “vittima del dovere e completamente dimenticato dalla sua terra natia”

di SALVATORE LAZZARO

Quarant’anni fa l’assassinio del maresciallo di Ps Domenico Taverna

Salvatore d’Agostino ricorda la figura del martire taurianovese delle Brigate Rosse, “vittima del dovere e completamente dimenticato dalla sua terra natia”

 

di Salvatore Lazzaro

 

 

TAURIANOVA – Quarant’anni fa il maresciallo di Ps, Domenico Taverna, veniva ucciso a Roma dalle Brigate Rosse. Originario di Taurianova, ove era nato nel 1921, il martire, in questi giorni, viene ricordato dal signor Salvatore d’Agostino, con una nota fatta pervenire alla stampa nella quale si rileva, per iniziare, che “Domenico Taverna, servitore della Patria e vittima del dovere”, è stato “completamente dimenticato dalla sua terra nativa”. Nel prosieguo, d’Agostino traccia una breve biografia dell’eroico rappresentante delle forze dell’ordine. “Nel 1948, dopo essere rientrato in Patria, servita combattendo sul fronte russo, Taverna si arruolò nella Polizia con il grado di Maresciallo, assegnato al Raggruppamento Guardie di P.S. in Roma, ove svolse la sua attività con impegno e dedizione. Sposato e padre di una figlia, quando ormai era quasi prossimo alla pensione e ricopriva l’incarico di comandante della Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato Appio Nuovo, il mattino del 27 novembre 1979, mentre si stava recando a ritirare la propria automobile in un’autorimessa di via Cherso 32, in Roma, due uomini della colonna brigatista ’28 marzo’, armati di pistola, giunsero alla sue spalle ed aprirono il fuoco, attingendolo con otto pallottole che lo colpirono alla schiena, alle gambe ed al torace”. “I terroristi – si legge ancora nella nota – , compiuto l’infame gesto, fuggirono per unirsi ad altri complici celati a loro copertura, L’attentato venne poi rivendicato dalle Brigate Rosse con una telefonata ad un quotidiano romano e con un volantino fatto rinvenire in un cestino di rifiuti. Le indagini della Polizia consentirono di individuare e catturare tutti i componenti del commando, che vennero poi condannati con sentenza passata in giudicato”. “Il 29 settembre 2004 – fa sapere d’Agostino -, dopo ben 25 anni dalla morte di Domenico Taverna, il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi consegnava ai familiari della vittima del terrorismo la medaglia d’oro al valor civile, con la seguente motivazione: ‘Componente della squadra di polizia giudiziaria, veniva barbaramente trucidato nei pressi della propria abitazione in un vile e proditorio attentato, rivendicato poi da un gruppo terroristico. Mirabile esempio di elette virtù civiche ed alto senso del dovere’. Il 28 novembre 2011, il questore Francesco Tagliente, in occasione del 32° anniversario della scomparsa di Domenico Taverna, deponeva una corona di alloro sulla lapide in sua memoria eretta presso il Commissariato Appio Nuovo”. Il firmatario del documento conclude il suo intervento osservando mestamente: “Anche se tardivamente, il riconoscimento della Patria al suo martire è stato tributato, ma a Taurianova Domenico Taverna è morto due volte: quando i terroristi falciarono con violenza la sua esistenza e quando la sua vita è stata coperta dall’oblio che caratterizza la nostra cittadina dove nessuno sembra avere interesse a coltivare il ricordo dei suoi concittadini che si sono distinti per coraggio e per onore”. Fin qui il signor d’Agostino. Il quale implicitamente spera che il suo ricordo della vittima della barbarie brigatista possa trovare orecchie istituzionali attente. Tanto più che Taurianova ha già dedicato dei monumenti a tre carabinieri assassinati dalla ‘ndrangheta in tempi diversi, dimostrando di non essere completamente insensibile alla questione. Esattamente: una stele e una piazza a Stefano Condello e Vincenzo Caruso, uccisi il 1° aprile 1977 in contrada Razzà, e un bassorilievo bronzeo ad Antonino Fava, ucciso il 18 gennaio 1994, assieme al collega Vincenzo Garofalo. E di questi solo Fava era di origine taurianovese.