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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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“Terranova. Una città feudale calabrese distrutta nel 1783”

“Terranova. Una città feudale calabrese distrutta nel 1783”

Il libro di Giosofatto Pangallo nella recensione di Giuseppe Piemontese

“Terranova. Una città feudale calabrese distrutta nel 1783”

Il libro di Giosofatto Pangallo nella recensione di Giuseppe Piemontese

 

 

L’incontro con il Prof. G. Pangallo, autore del libro “Terranova. Una città feudale calabrese distrutta nel 1783”, Centro Studi Medmei, Reggio Calabria 2010, mi ha portato indietro nel tempo, allorquando ho elaborato il mio testo su: I Grimaldi. Monte Sant’Angelo e il Gargano dalla feudalità all’Unità d’Italia, Bastogi, Foggia 2006. L’accurata ricerca storica del Pangallo, autore di altri testi storici e letterari, fra cui ricordiamo I casali di Terranova (1993) e Narrativa dell’Utopia (1999), ha messo in evidenza l’età feudale di una città come Terranova che, dal 1500 fino all’eversione della feudalità (1806), ha determinato la vita sociale ed economica dell’intera zona che comprendeva la Piana di Gioia Tauro nella Calabria Ultra, con riferimenti storici e amministrativi alla famiglia dei Grimaldi, la stessa che, nel 1552, acquistò da Consalvo Ferrante, nipote del grande Consalvo di Cordova, vicerè di Napoli, il feudo di Monte Sant’Angelo. Un’unica amministrazione e un unico governo feudale, che durò più di duecentocinquant’anni e che caratterizzò, nel bene e nel male, la vita sociale di diverse città feudali, fra cui Monte Sant’Angelo, Terranova e Gerace. L’Autore del testo riguardante Terranova ricostruisce, con dovizia scientifica e con un’ampia documentazione di archivio, l’intera storia sociale e politica della città di Terranova, un tempo, prima che il terremoto del 1783 la distruggesse del tutto, città fiorente nella Calabria Ultra, con un proprio ducato e padrona dell’intera Piana.

Città sorta al tempo dei Normanni con una sua contea e con giurisdizione su gran parte della Piana, per poi trasformarsi, al tempo di Consalvo Fernandez de Cordoba, nel 1502, in ducato, dopo essere stata città feudale sotto gli Svevi e gli Angioini. Consalvo di Cordova ebbe in dono da re Ferdinando e Isabella di Spagna, per i servigi resi alla corona, non solo le terre di Terranova e di S. Giorgio e Gioia, anche il feudo di Monte Sant’Angelo e di Gerace.

Tutte queste terre, nel 1552, passeranno alla famiglia dei Grimaldi e precisamente a don Battista Grimaldi, un banchiere genovese, sposato con Maria Spinola, appartenente a una delle più antiche e facoltose famiglie genovesi. Con lui iniziava così la lunga signoria dei Grimaldi, il cui potere feudale si estendeva sia in Calabria Ultra che sul Gargano. Signoria che durò fino all’abolizione delle feudalità (1806).

Ciò che caratterizza lo studio del Pangallo è l’accurata descrizione della vita amministrativa del feudo, con riferimento agli ordinamenti civili della città feudale, alla giurisdizione feudale, all’organizzazione fiscale e finanziaria del feudo, all’apparato difensivo, alla vita sociale, culturale e religiosa del territorio, all’intera economia del ducato di Terranova, con specifico riguardo all’agricoltura, all’allevamento del bestiame, all’artigianato, ai mezzi di produzione, fra cui molini, forni, frantoi, al commercio e alle fiere, che per le città medievali, costituivano momenti di aggregazione e di vita sociale ed economica.

Infine le attività inerenti l’economia, fra cui le forme di contratti e loro entità economica, le compravendite, il costo della terra e modalità di pagamento, le permutazioni, il tipo e il costo delle case, i modi di prendere possesso di un bene, l’estimazione dei fondi, il censo perpetuo e l’enfiteusi, i pesi, l’affrancazione dei censi perpetuo e bullale, le varie forme di prestiti a pegno, a cambio e ricambio e pagamenti di debiti, lo staglio e l’affitto.

Come si vede l’Autore analizza nei minimi particolari il mondo feudale, immettendoci in quella che era la vita sociale ed economica del tempo, con le sue peculiarità esistenziali, quasi facendoci rivivere, giorno dopo giorno, la vita quotidiana delle popolazioni feudali, in quelle che era le reali problematiche del tempo, le conflittualità fra i singoli poteri del tempo, da una parte il feudatario e dall’altra la Chiesa, e tra questi il povero contadino che era soggetto a subire, di volta in volta, le prepotenze e le angherie dei signori feudali e spesso anche dell’avidità della Chiesa e delle Diocesi che, spesso, pretendevano, sullo stesso terreno, doppia tassazione, quello del potere temporale e quello del potere ecclesiastico, a discapito del contadino, che, per il buon vivere, era costretto a pagare due volte. Il terremoto del 5 febbraio 1783 distrusse la città di Terranova, che un tempo contava più di 12.000 abitanti. Ne morirono, degli attuali abitanti dell’epoca, 1890, più di 1450, tanto da far scomparire del tutto la città e l’intera sua storia.

Nel terremoto mori una delle ultime discendenti del feudo Grimaldi, Maria Teresa, che aveva ereditato il feudo, nel 1759, da Giovan Battista Grimaldi. Quest’ultima si faceva chiamare principessa di Monte Sant’Angelo e di Gerace, duchessa di Terranova e marchesa di Gioia. Sia Giovan Battista che la figlia Maria Teresa soggiornarono per diversi anni nella nuova residenza signorile che si erano fatti costruire di fronte alla Basilica di San Michele in Monte Sant’Angelo. Palazzo tuttora esistente con le sue decorazioni in stile barocco. Il feudo di Monte Sant’Angelo sarà poi venduto al Comune nel 1802 al prezzo di 243.000 ducati. Terminava così un periodo cruciale della storia del Mezzogiorno, determinato dal potere feudale, che solo le leggi eversive del 1806 riuscirono a debellare e a creare le basi per un governo derivante dalla volontà popolare.

Giuseppe Piemontese

redazione@approdonews.it