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“No al piano di attacco del governo alla scuola pubblica e ai docenti”

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La proposta di Reggi per gli insegnanti nasconde il disegno di “svilire sempre di più la qualità della scuola e la professionalità degli insegnanti tagliando l’ultimo anno di scuola superiore per i licei, per un risparmio di circa 1 miliardo e mezzo di euro, portandoli a quattro anni rispetto agli attuali cinque con un inevitabile abbassamento dell’offerta formativa”

di LINA LATELLI NUCIFERO

“No al piano di attacco del governo alla scuola pubblica e ai docenti”

La proposta di Reggi per gli insegnanti nasconde il disegno di “svilire sempre di più la qualità della scuola e la professionalità degli insegnanti tagliando l’ultimo anno di scuola superiore per i licei, per un risparmio di circa 1 miliardo e mezzo di euro, portandoli a quattro anni rispetto agli attuali cinque con un inevitabile abbassamento dell’offerta formativa”

 

di Lina Latelli Nucifero

 

 

Un nuovo pesante attacco al sistema istruzione italiano sta per partire dalla rivoluzionaria proposta del sottosegretario Reggi per il quale, per cambiare la scuola e riconoscere il ruolo e il valore dei docenti, sono necessari una serie di interventi di cui si può iniziare a discutere in vista del rinnovo del contratto del personale docente. Per i Docenti contro la Legge Aprea – Insegnanti calabresi si tratta di «un piano di attacco alla scuola pubblica e ai docenti» al quale si oppongono con determinazione anche perché la proposta di Reggi nasconde il disegno di «svilire sempre di più la qualità della scuola e la professionalità degli insegnanti tagliando l’ultimo anno di scuola superiore per i licei, per un risparmio di circa 1 miliardo e mezzo di euro, portandoli a quattro anni rispetto agli attuali cinque con un inevitabile abbassamento dell’offerta formativa. Per di più, come da tempo prevedevano i docenti, «l’attacco neoliberista» è stato sferrato a scuole chiuse, d’estate, per cogliere spiazzati i docenti e per impedire mobilitazioni massicce della categoria e degli studenti, anch’essi vittime del cinismo del Miur, studenti che peraltro con un comunicato hanno già detto un secco no al piano del governo. «Noi sapevamo altresì – affermano i docenti – che saremmo stati oggetto di morbose attenzioni da parte del governo del fare del premier Renzi, che ha urgenza di dimostrare all’Inquisizione dell’Ue che l’Italia sta attuando le riforme». I docenti, difendendo la propria categoria, fatta passare come parassitaria e fannullona, dichiarano di essersi stancati e di passare ai fatti con proteste compatte e diffuse su tutto il territorio nazionale, per dire «un no determinato e perentorio al “pacchetto” Reggi, alle sue 36 ore di cui 18 gratis, alle scuole non attrezzate aperte fino alle 22, ad una premialità assegnata a chi smanicherà di più all’ombra dei dirigenti, alla decurtazione di un anno di scuola superiore, al licenziamento di 120.000 supplenti e precari, all’aumento dei giorni di scuola a 230, a stipendi da fame e bloccati, ad annunci demagogici , subdoli e distraenti». E dicono anche no a qualsiasi aumento delle ore lavorative, tese solo ad annientare i precari contando sulla resistenza fisica dei docenti di ruolo e chiedono la restituzione di tutto quello che è stato tolto loro con i tagli come pure
l’abolizione della Riforma Gelmini, la cancellazione del decreto Brunetta. Infine esigono che sia fermato il dimensionamento e la chiusura delle scuole , sia cestinato il ddl Aprea o Giannini, non siano chiuse le graduatorie d’istituto, ed essi stessi siano messi in condizioni di poter insegnare veramente. E per questo terranno alta l’attenzione sul nuovo contratto.