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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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“La città di plastica”

“La città di plastica”

Dal 23 al 25 novembre, al teatro Due di Roma

“La città di plastica”

Dal 23 al 25 novembre, al teatro Due di Roma  

 

 

Dal 23 al 25 novembre, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne l’ass.cult. Rondini, in collaborazione con la Compagnia della Luna e Progettarte presenta La città di Plastica di Francesco Zarzana e Silvia Resta, interpretato da Claudia Campagnola, con la regia di Norma Martelli al Teatro Due di Roma nell’ambito della rassegna Sguardi S-velati: punti di vista al femminile III edizione.

La Città di Plastica ha ricevuto il patrocinio di ALDA – Association of the Local Democracy Agencies (sede presso il Consiglio d’Europa di Strasburgo) ed è stato invitato quest’anno nella rassegna internazionale “Migraction 5” al Theatre de l’Opprimé di Parigi. Lo spettacolo sostiene il WFP – World Food Program.

Neda, Hanifa e Rose, dall’Iran, dall’Afghanistan e dal Kenya, ci raccontano il dolore, realmente vissuto dalle protagoniste, di chi ancora oggi in quanto donna, non solo non può scegliere della propria vita ma anzi viene costretta a subire la completa mancanza di libertà, fino ad essere ridotta allo stato di schiavitù.

Tre donne contemporanee. Neda, Hanifa e Rose. Tre voci dalle cronache dei nostri tempi.

Dall’Iran, la voce di Neda Salehi Agha Soltan, la studentessa uccisa a Teheran, durante le proteste divampate dopo le elezioni presidenziali del 2009 e barbaramente represse dal regime. La sua storia ha emozionato il mondo grazie alla diffusione di un video amatoriale che ne ha documentato la morte.

Dall’Afghanistan, la storia di Hanifa. E lo strazio di migliaia di ragazze che per sfuggire alla schiavitù dei matrimoni combinati, all’orrore di un marito vecchio e brutto, scelgono di darsi fuoco. Si cospargono di benzina e si bruciano. Alcune muoiono, altre finiscono ustionate a vita. È la loro dannata strada per la libertà.

Dal Kenya, l’ ultima protagonista: si chiama Rose. Come le rose che lei va a tagliare, nelle serre sul lago Neivasha. Costretta per pochi dollari a respirare polveri tossiche e concimi killer, dieci ore al giorno sotto i teloni a più di quaranta gradi. Una città di plastica sorta per il profitto delle multinazionali, che produce tumori e fiori. Fiori che finiscono in occidente, comprati e scambiati come simbolo d’ amore.

Lo spettacolo sarà presentato poi dal 18 al 23 dicembre al Teatro Ambra alla Garbatella di Roma.

 

“Ho incontrato tante donne sulla mia strada di cronista. Ricche e povere. Sottomesse e ribelli. Vittime di violenze e di abusi, o attive protagoniste della loro vita. Ho capito che non ce n’ è una, in fondo, che non abbia lo stesso sogno. Lo stesso bisogno di libertà. Ho conosciuto Rose e Hanifa, e non le dimentico. Portare in teatro il loro sogno spezzato è la mia piccola dedica.”

Silvia Resta

“Scrivere un testo sui diritti umani e sui diritti delle donne in particolare, è sempre un atto doveroso che diventa spesso denuncia. E basta solo dare uno sguardo alle situazioni internazionali per capire che c’è molto da fare. E ancora una volta è il linguaggio del teatro, crudo, che dà voce a chi non ce l’ha. La città di plastica offre al pubblico le storie di tre ragazze, tutte drammaticamente autentiche e drammaticamente reali, come quelle di tante che nel mondo non riescono a raggiungere i loro sogni e le loro speranze.”

Francesco Zarzana

“Per raccontare, per permettere alle parole di Francesco e Silvia di arrivare al pubblico attraverso le mie emozioni, le emozioni, i pensieri, i sogni, i desideri e le paure di tre giovani donne come me, mi sono affidata al “sentire”, cercando di gestire il troppo coinvolgimento. La mia anima, il mio corpo, la mia voce sono diventati uno strumento. Neda nel testo dice: “Il pensiero e’ libero, nessuno puo’ metterlo in catene…la voce corre nell’aria”; la mia voce, raccontando di Neda, di Hanifa e di Rose “corre nell’aria” cercando di raggiungere il cuore di chi ascolta.”

Claudia Campagnola

“Raccontare teatralmente la verità è il traguardo al quale tendo ogni volta che mi accosto a un testo per far vivere in scena i personaggi. Questa volta il compito è stato più arduo. Non sono personaggi nati dalla fantasia dello scrittore, ma persone vive che parlano di se stesse e la verità è già nelle parole.

Pudore, rispetto, impegno sono i sentimenti che hanno accompagnato la messa in scena: pudore di usare parole piene di sogni e di strazio, rispetto per il dolore e il coraggio, a volte incosciente, della giovane età, e l’impegno di far arrivare in platea, attraverso l’emozione, riflessioni sulla condizione di tante ragazze, giovani donne che hanno una sola grande colpa quella di volere vivere.

Norma Martelli