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“La Calabria e gli occhi degli altri”

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Oreste Romeo commenta la visita della Commissione Parlamentare Antimafia a Reggio Calabria

“La Calabria e gli occhi degli altri”

Oreste Romeo commenta la visita della Commissione Parlamentare Antimafia a Reggio Calabria

 

Sembra proprio che una ventata di freschezza abbia iniziato ad attraversare
la politica nazionale, e ciò appare certificato dai ruoli di vertice
assegnati lo scorso fine settimana ad Angelino Alfano, Matteo Renzi e
Matteo Salvini dalle forze politiche di appartenenza, tutte ritrovatesi
interessate da processi involutivi che ne stavano impedendo una fertile
interlocuzione con la gente.
Rimane, così, rilanciata la speranza che il Paese possa riprendere la
propria corsa al futuro, lasciandosi alle spalle le macerie prodotte dalla
pericolosissima stagnazione di un sistema economico che ha ormai esaurito
la spinta propulsiva nell’era della globalizzazione.
Ed in questa prospettiva non si può tacere della vitale esigenza di
superare il progressivo ed allarmante logoramento subito dall’istituto
della rappresentanza politica, condizione, questa, vieppiù esasperata da
una legge elettorale che ha provocato lesioni molto serie alla stabilità di
governo ed una personalizzazione del confronto politico, sufficiente, di
per se’ sola, a ribadire la pressante necessità di avviare una attenta
riforma della Giustizia.
Trattasi, all’evidenza, di temi che devono essere affrontati dalla classe
dirigente del Paese senza indugio, con coraggio, con piglio diverso ed in
un’ottica di improcrastinabile rappacificazione nazionale.
Non sembra che in questo solco ideale possano essere ricondotte le
dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa, a chiusura dei lavori reggini
dalla neo Presidente Commissione Parlamentare Antimafia.
Al di la’ dei buoni propositi che hanno caratterizzato la Commissione sin
dalla sua origine, le affermazioni rilasciate in riva allo Stretto
tradiscono il limite della decisione di una sola parte politica di avere
voluto ostinatamente assegnare, al di fuori di ogni regola di condivisione
con le altre forze politiche, una postazione istituzionale di importanza
strategica per il futuro dell’Italia e della Calabria ad un soggetto
politico che non rappresenta affatto la faticosa ricerca di un convinto
orientamento al nuovo ed animato dalla volontà di superare i fallimenti del
passato, prescindendo cioè da scenografiche leggi speciali che privilegiano
la forza repressiva dello Stato ad ulteriore discapito della legittima
ansia della popolazione meridionale di godere di parità di condizioni di
sviluppo rispetto ad altri territori della Penisola.
Sulla efficacia della azione messa in campo dalla Commissione Parlamentare
Antimafia, nel corso di mezzo secolo, i giudizi di autorevoli osservatori,
istituzionali e non, sono prevalentemente ed inevitabilmente critici, al
punto che addirittura si sono registrate di recente le opinioni di chi ne
farebbe volentieri a meno.
In questo quadro, se è legittimo e doveroso che lo Stato investa senza
esitazioni sul versante della legalità, è del pari auspicabile che ciò
avvenga con condivisa, rinnovata e lucida intelligenza, all’insegna della
trasversalità e dell’idea che lo Stato sappia contemperare tale esigenza di
cui e’ portatore con le prerogative costituzionali del cittadino,
soprattutto li dove il singolo decidesse di partecipare alla vita
amministrativa della propria comunità.
Senza che ciò possa essere inteso alla stregua di ricerca di sconto alcuno
per chicchessia, non può negarsi che il radicalismo con il quale si
affronta il problema delle scorrerie della ‘ndrangheta negli spazi della
vita pubblica non ha sortito grandi risultati, ed appare addirittura
scontato l’esito deficitario di tale impostazione in una fase in cui la
ricostruzione nazionale richiede che si ponga al centro di ogni azione
pubblica la tutela effettiva della dignità del singolo.
La sfida sarebbe persa in partenza se l’intervento pubblico riducesse a
sintesi l’attuale modello individuale che vede sofferenti ed umiliate le
più elementari aspettative del cittadino italiano: dal diritto al Lavoro a
quello di poter contare su una Giustizia equa, accessibile e tempestiva;
dal diritto a scegliere il proprio rappresentante politico a quello di non
essere oggetto di una insostenibile pressione fiscale; dal diritto ad avere
servizi pubblici moderni ed efficienti a quello di non essere discriminato
per questioni geografiche, come troppo spesso accade nel Meridione d’Italia.
Insistere negli eccessi di posizioni estreme, anche se assunte nel nome di
una causa vitale, forse consente di cogliere nella sua pienezza il senso di
una profonda riflessione dello scrittore Mimmo Gangemi sulla rassegnazione
che ormai porta i calabresi ad ammirare la loro terra solo attraverso gli
occhi degli altri.
Ed appare superfluo sottolineare che non possono essere gli occhi dell’On.
Rosy Bindi.

 

Oreste Romeo