Il ciclismo è uno sport praticato da tutte le ètà, dai più giovani , ai non più giovani.
Tralasciando il sesso femminile, si discute in questo articolo dei probabili problemi clinici che il ciclismo può determinare nell’uomo.
I pareri sulla pratica dell’attività ciclistica per chi soffre di prostata sono spesso discordi e confusi.
Alcuni medici generici e urologi pensano che la pratica del ciclismo debba essere vietata a causa del sellino, la quale per la sua forma durante l’esercizio sportivo comprime la zona dove è situata la prostata.
Altri medici addirittura , discutono dell’influenza del ciclismo sulla funzione stessa degli organi genitali, ritenendo che possa causare impotenza e/o sterilità.
Il Problema è che anche nella classe medica ad eccezione degli specialisti, non esiste molta cultura sportiva, e per molti è difficile capire come proibire un’attività sportiva, l’attività fisica più amata, sia invalidante, specie da un punto di vista psicologico.
Fare sport sicuramente fa bene, ma molti medici pensano che quando uno sport può essere lontanamente causa anche solo di un aggravamento di una malattia, è meglio sconsigliarlo, trattandosi di un’attività ludica di cui, tra virgolette, si può fare tranquillamente a meno.
Precisiamo da subito, i problemi ciclistici, più che a livello prostatico, si ripercuotono sulla zona perineale.
Possiamo considerare due differenti tipologie di problemi:
cutanei, legati allo sfregamento,
compressivi, che interessano le strutture profonde di questa zona.
La compressione, interessa i vasi e i nervi che transitano in questa zona, vale a dire vasi e nervi diretti ai genitali.
La compressione cronica di queste strutture, per anni e per ore consecutive, può, effettivamente, causare disturbi a carico dei genitali.
Importante prendere in considerazione i segni temporanei come l’addormentamento dei genitali, i formicolii in questa sede e i disturbi a urinare.
Sono disturbi che compaiono durante l’attività e che regrediscono spontaneamente variando la posizione in sella o alzandosi per qualche attimo sui pedali. Il perdurare durante l’attività o il persistere al termine della stessa, sono sicuramente sintomi da tenere sotto controllo.
Per quanto riguarda la prostata , l’attività ciclistica non entra direttamente in causa.
Una prostata sana, di dimensioni normali, non risente della posizione in sella.
Diverso il discorso in caso di patologie e di dimensioni aumentate.
Di fronte a patologie acute che interessano la prostata, l’attività ciclistica deve essere sospesa temporaneamente fino a guarigione avvenuta.
Quando la prostata è interessata da una patologia cronica: ipertrofia, aumento delle sue dimensioni, prostatite cronica, continuare o no l’attività ciclistica deve essere una decisione ben valutata. Sicuramente si dovrà intervenire sulla posizione in sella e sulla sella stessa.
Se si è correttamente seduti sulla sella o, meglio, se la sella è adatta, si appoggiano su di essa, passatemi il termine medico preciso, le tuberosità ischiatiche, quelle due protuberanze ossee del bacino, si possono palpare a livello dei glutei, lateralmente al perineo.
La zona perineale dovrebbe solo toccare la sella, sfiorarla, senza appoggiarsi con tutto il peso, dato che si trova più in profondità rispetto alle due tuberosità.
Quindi, se tutto è corretto, la zona perineale non deve venire compressa. I problemi sono quindi la morfologia e le dimensioni della sella, che devono essere adatte alla anatomia del ciclista.
La distanza fra le due tuberosità ischiatiche non è identica in tutti gli individui. Questo fa sì che non tutte le selle siano adatte allo stesso ciclista.
In particolare, la larghezza deve essere tale per cui le tuberosità si appoggino bene su di essa e la parte più stretta della sella non si incunei fra di esse, comprimendo il perineo. La sella, poi, deve essere posizionata a misura, in modo tale che sia più parallela possibile al terreno, così che la punta non sia volta né verso l’alto né verso il basso. Nel primo caso, infatti, può comprimere eccessivamente e, nel secondo, si rischia di tendere a scivolare in avanti, aumentando lo sfregamento e obbligando la muscolatura della schiena a un eccessivo lavoro. Comprime eccessivamente il perineo anche chi tende a stare seduto sulla punta della sella.
La sella ideale non esiste. Ogni sella può essere ideale solo se ben si adatta alla conformazione personale.
E’ importante e fondamentale, provare la sella prima di acquistarla è l’unico metodo che può guidare alla scelta più idonea alla propria conformazione. Sicuramente, una sella già da subito deve risultare confortevole. Attenzione, però, alla sua morbidezza, che può trarre in errore: infatti, una sella morbida, eccessivamente imbottita, può causare compressione, dovuta all’imbottitura stessa, pur risultando molto confortevole a un primo impatto. I problemi si evidenziano, quasi sempre, dopo almeno un’ora di pedalata e su terreni o con impegni che obbligano a posizioni stabili protratte.
Inutile dire che, in questo caso, estetica e leggerezza devono subito essere messe da parte.
La sella deve essere rigida, indeformabile, dura, e la sua forma e le sue dimensioni devono adattarsi alla conformazione personale.
Esistono numerose selle ideate e costruite per chi ha problemi di prostata, ma anche in questo caso non è detto che la sella si adatti alla propria conformazione. Il disegno di queste selle si basa sull’anatomia e sono concepite per evitare compressioni, ma le soluzioni sono diverse e i tipi diversi.
Le due importanti conclusioni alle quali si giunge sono:
La compressione del piano perineale ed il conseguente schiacciamento delle strutture neuro vascolari possono essere causa di problemi e patologie, anche piuttosto serie, all’apparato uro-genitale.
La geometria della sella influisce direttamente e in modo determinante sulla riduzione della compressione ed è perciò un parametro fondamentale da considerare e valutare al momento della scelta.