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Ponte Stretto: Occhiuto, può diventare acceleratore di investimenti che altrimenti non verrebbero mai stanziati

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“Ponte sullo Stretto? Sono stato a Roma, giorni fa, a parlarne col ministro dei Trasporti. Matteo Salvini ha mostrato una determinazione reale. Col presidente della Sicilia, l’amico Renato Schifani, c’è comunione d’intenti. Nessuno si tirerà indietro. Allo stesso tempo, occorre potenziare le infrastrutture connesse, a partire dalle Statale Jonica, che necessita investimenti”.
Così Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, in un’intervista a “Il Foglio”.
“Il fatalismo non ci aiuta. Ricordo, peraltro, che anche quando si costruiva l’Autostrada del Sole c’era chi denunciava l’assenza di connessioni lungo il tracciato. Poi, però, proprio l’autostrada s’è rivelata la ragione per realizzare le opere contigue. E lo stesso può valere per il Ponte sullo Stretto: può diventare l’acceleratore di investimenti che altrimenti non verrebbero mai stanziati”.
“E’ la convinzione di chi sa che coi No non si va avanti in nessun caso. La Calabria ha bisogno di sviluppo, ne ha un bisogno assoluto. Nel mio giardino, dunque, si faccia tutto quello che si può”.

Occhiuto al “Foglio” rivendica la sua posizione sviluppista: stop col Nimby, le scelte giuste che sono impopolari, se davvero sono giuste, diventano anche popolari

“Si dovrà pure superare quella logica assurda per cui in Italia, qualunque opera si decide di fare, si innesca puntualmente un conflitto tra le istituzioni centrali e le comunità locali. Io, forse in controtendenza, mi ritrovo da un anno a chiedere al governo un Dpcm per autorizzare il rigassificatore di Gioia Tauro”.
La sua posizione “sviluppista”, sottolinea “è quella di Forza Italia, è quella che il nostro partito porta alla coalizione di centrodestra, da sempre”. Il che, dice il governatore azzurro, vale tanto più oggi, “oggi che la sindrome Nimby si fa trasversale, alligna ovunque ci sia populismo e incapacità di gestire i problemi”.
“C’è una constatazione di buonsenso, che vale per tutti. Qualsiasi scelta, quando si parla di infrastrutture, ha delle ricadute ambientali che spaventano i territori coinvolti. Ma i malumori delle comunità locali vanno gestiti, non assecondati. Perché solo cosi, le scelte giuste che sono impopolari, se davvero sono giuste, diventano anche popolari”.
“Ogni terra ha la sua storia. Di certo anche io, qui, quando ho scelto di raddoppiare il termovalorizzatore, ho incontrato qualche protesta. Anche sul rigassificatore il mio sembrava un puntiglio. Ma l’attivazione di quella struttura è decisiva, oltreché per l’approviggionamento nazionale, anche per attivare quella cosiddetta ‘piastra del freddo’ che consentirebbe di trasformare il retroporto di Gioia Tauro in un grande distretto dell’agroalimentare. Questo i cittadini calabresi lo hanno capito.
Ma una cosa, in questa faccenda, credo di averla capita anche io. Ospitare una infrastruttura deve essere conveniente, per la comunità locale. Nel caso dell’energia, ad esempio, bisogna che il governo pensi a forme di esternalità positive per le città che accolgono centrali o rigassificatori. E vale anche per le rinnovabili: se, come nel caso della Calabria, il saldo tra energia pulita prodotta e consumata è positivo, se insomma doniamo al resto del Paese gigawatt verdi che noi produciamo con l’eolico, il fotovoltaico e l’idroelettrico, dovrebbe esserci in qualche modo un ritorno positivo sulle bollette dei calabresi. Si innescherebbe un circuito virtuoso, e si renderebbero più inconsistenzi le istanze di chi vuole dire No a prescindere”.