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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 23 APRILE 2024

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Politica e Mafia: voto di scambio e infiltrazioni. Raffica di arresti

Politica e Mafia: voto di scambio e infiltrazioni. Raffica di arresti

Desolanti scenari nel futuro della Calabria

LUIGI MAMONE

Politica e Mafia: voto di scambio e infiltrazioni. Raffica di arresti

Desolanti scenari nel futuro della Calabria

 


REGGIO CALABRIA-Liliana Aiello, Francesco Iaria, Antonio Manti, Pietro Nucera, Santi Zappalà questi alcuni  nomi degli indagati per associazione a delinquere di tipo mafioso  legata alla canalizzazione  e alla corruzione elettorale tratti in arresto su  ordine della Magistratura reggina, nel novero di una indagine di cui alcuni particolari verranno resi noti oggi nel corso di una conferenza stampa convocata presso il Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri a Reggio Calabria. Gli indagati e in particolare Santi Zappalà , che era stato eletto consigliere regionale in una delle liste che supportano l’attuale governatore della Calabria, Scopelliti, avrebbero dunque, secondo il dato accusatorio rappresentato un trait d’union fra le ‘ndrine reggine e la massima istituzione regionale. L’operazione che giunge a poche ore dall’arresto del capitano Spadaro Tracuzzi , anch’egli accusato di aver favorito le ‘ndrine ricavando vantaggi personali di carattere patrimoniale , conferma come l’azione della magistratura stia  progressivamente concentrandosi su  quelle zone grigie della società  calabrese  composte da soggetti  apparentemente distanti dal sostrato  mafioso, immuni da pregiudizi penali o addirittura al di sopra di ogni sospetto ma che, evidentemente,  non disdegnano dall’intrattenere rapporti con  le propaggini  attive della onorata società . Strutture criminali  che , attraverso la veicolazione in loro favore di voti o di favori si garantisco  canali privilegiati nel mondo politico e nella palude della burocrazia regionale  che in molte vicende  sono emersi rappresentando la linea di faglia  dentro la quale precipita il crisma della legalità e affonda la certezza del diritto. Una  azione mirata, dunque, quella dei magistrati della DDA  e dei magistrati  reggini  , che ha trovato  nuova energie dopo le inquietanti minacce rivolte,  con ripetute azioni intimidatorie ed attentati ,  contro il Procuratore Generale  della Corte d’Appello ,  Salvatore Di Landro e che ha poi – con canali e metodologie investigative  diverse giacchè derivate da diversa ipotesi investigativa portato anche agli arresti dell’Operazione Crimine . Operazione  , questa, partita dalla Lombardia e i cui indagati – alcuni dei quali nomi mai prima balzati agli onori delle cronache avrebbero  avuto   solo la responsabilità di condividere ideologicamente  le gestualità e le ritualità  e la terminologia della cultura mafiosa: quella antica, fatta di simbolismi e di gradi gerarchici  unita a una sorta di fratellanza  divenuta oggi  intercontinentale .  Markers di mafiosità   che – come  nel caso dell’arresto dell’Ex Sindaco di Siderno , Alessandro Figliomeni, avrebbero  evidenziato un ponte solidaristico teso fra la Locride e l’Australia a conferma di una condivisione ideologica certamente di alcuni postulati etico dogmatici della  cultura ndranghetistica  anche se non è emerso chiaramente, quali reati fine   –  in forza di siffatta  condivisione ideologica –     molti di essi avrebbero compiuto . Tutto  questo a prescindere dal grado che la “Santa” ( detenuta e rappresentata dall’ottuagenario  Don Mico Oppedisano  NdA)  avrebbe loro dispensato a piene mani ( Padrino, Santista, Quartino  Tre quartino , Maestro di giornata, Maestro del crimine ed altro )   . Gradi  di  ‘ndrangheta       che hanno un amaro sapore   folklorico e che appaiono distanti  da quelle mafie  del villaggio globale e dei grandi traffici intercontinentali – narcotrafficanti in primis- , dei grandi appalti , delle joint ventures , delle speculazioni finanziarie, dei flussi  di enormi capitali e del riciclaggio  di quelli sporchi,  e di ogni altro  tipo di malaffare – unite a  pressioni continue sugli imprenditori onesti  fino a provocare la   paralisi dell’imprenditoria non mafiosa   per come evidenziato dal Processo Cent’anni di Storia “ che ha  evidenziato malavitosi che   operano su scenari  e con metodi totalmente diversi  rispetto ai   santisti  che ogni anno si ritroverebbero  a Polsi . Nel caso di Spadaro Tracuzzi e , ora, degli ultimi arrestati di stanotte, non vi sono – si ritiene – gradi di ndrangheta e  terminologie arcaico mafiose  rispettate a prosecuzione di antichi retaggi  comportamentali degli “uomini d’onore” di alvariana memoria, ma solo  l’accettazione  del servirsi o dell’asservirsi a poteri criminali per perseguire  fini personali  obbligandosi al contempo  a garantire  dal versante politico  chi avesse loro canalizzato i voti. L’arresto di Zappalà – uomo del centro destra- pareggia – al momento – il peso sulla bilancia  di quello di Figliomeni   che all’ultima elezione era candidato con il centro sinistra. Questo consente di confermare come il voto  sia da un versante che dall’altro non è immune  dal pericolo  di contaminazione mafiosa. Resta da capire,  come fare ad impedire ai presunti mafiosi-  di poter votare. L’ultima questione è proprio questa. Come possono essere scartati  e selezionati gli elettori buoni da quelli vicini alle cosche? Come possono  i candidati, protesi in campagne elettorali sempre più americaneggianti e dispendiose capire che l’insospettabile  che in uno dei 97 Comuni della provincia reggina,dichiara la propria vicinanza e  offre la propria  collaborazione al candidato tal dei tali, alla fine non sia un uomo delle cosche:uno di quei colletti bianchi  che  vivacchiano in quel limbo grigio e anodino della società calabrese? Quale sarà – continuando su questa strada il futuro dell’azione politica calabrese?  Tutti potrebbero essere tacciati di mafiosità , manifesta, latente, collaterale  e d’occasione. Ma tanto non è possibile. Occorre rivedere qualcosa in tutto il meccanismo. Occorre rivedere i sistemi elettorali creando  basi nuove per la composizione dei collegi elettorali in maniera tale da consentire una azione  di raccolta voti non più dispiegata su un bacino enorme e incontrollabile  ma su  collegi  di minor dimensione ponendo  al contempo sbarramenti  all’esercizio del diritto di voto per coloro i quali abbiano riportato condanne – ancorchè espiate – per delitti di tipo mafioso. Il Ministro degli Interni, nella sua ultima venuta a Reggio, promise linea dura. E’ stato di parola. V’è da dire  che  lo stesso Maroni ,  sua sponte – dopo le accuse – mosse dallo scrittore Saviano nel corso della seguitissima trasmissione TV “Vieni via con me”    si autonominò difensore d’ufficio dell’imprenditoria padana e della Padania in generale dicendo a Saviano e  agli Italiani “Non permettetevi di dire che l’imprenditoria e la classe politica lombarda facciano  inciuci con le ndrine” Un anziano e saggio avvocato del Foro di Palmi, uno dei decani di questa Istituzione  avrebbe argutamente detto” Excusatio non petita, incolpatio manifesta” Ma tant’è . Se gli sviluppi di quanto matura in questi giorni in  Calabria saranno quelli che appaiono e  se i postulati dell’Operazione Crimine – condotta e diretta dalla DDA milanese non sono  infondati riteniamo che il ministro Maroni  finirà per essere smentito dai fatti. Un po’ – con i dovuti distinguo storici – come per il defunto Sindaco Gentile di Gioia Tauro,  che al microfono  del TG7 del celebre  Joe Marrazzo ( padre del  più noto e controverso Piero) smentiva focosamente  perfino l’esistenza iconografica di quella mafia che poco tempo  dopo lo fece uccidere. Il pericolo  è dunque quello della generalizzazione che più che nella “ Inquisizione della Santa “potrebbe  sfociare in una “ Santa Inquisizione “ : Intanto il dramma è  che  l’economia calabrese è al tracollo. Le arance non vengono raccolte. Così pure le olive. Interi comparti economici languono. I giovani  non hanno lavoro e non hanno – quel che è più grave – speranze ed idee. Le banche non aiutano  l’imprenditoria, La classe politica non riesce a costruire  sbocchi sui mercati per i comparti economici. Nel piccolo,  la Calabria, rispecchia tutte le appariscenze e le contraddizioni di una classe politica ormai solo e soltanto autoreferenziale e solidaristicamente  pronta a far quadrato a difesa dei propri privilegi di casta. Il popolo dei calabresi indifesi,   quelli  che non arrivano  alla fine del mese, quelli che hanno le auto e i beni ipotecati dalla Equitalia  e che da 10 anni in qua  hanno valicato la soglia della povertà , senza ritorno,  alla fine , davanti a queste vicende, restano  inani  e l’arresto del potente di turno li lascia indifferenti. Lo Stato , qui è una entità diversa, distante, terza. E’ un mondo diverso, questo . E’ il mondo dei vinti e dei rassegnati   E’ un mondo che solo Garcia Marquez seppe descrivere: quello della  Macondo di “Cent’anni di Solutudine “ Quello del colonnello Aureliano  Buendìa, quello di questi cento e ancora cento e cento ancora anni di solitudine, di miseria , di beffe, di brogli, di illusioni, di promesse mancate,  di povertà culturale, di miseria materiale. Ed è qui che il malaffare germoglia e –  mafia , n’drangheta o camorra non c’è differenza –  prospera e si rafforza duttilmente e costantemente come la goccia  che buca la roccia . Per questo, oltre che con gli arresti ( terapia antibiotica) urgono posti di lavoro e certezze di legalità e di crescita civile ( Vitamine) . Ma  in questa Italia, intrisa di politici  ed escort che fanno fiesta  e che pensano di essere  onnipotenti , per i calabresi onesti non c’è attenzione, né considerazione. Molto più comodo e funzionale fare un unico grande calderone di sola mafia. Forse per questo  moltissimi fra i parlamentari calabresi sono stati inseriti ( o  parcheggiati?) proprio nella Commissione parlamentare antimafia