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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Polistena, Ciconte: “Rischiamo una secessione silenziosa” Nel presentare il suo ultimo libro che focalizza tre secoli di guerra al brigantaggio, il fine studioso ha lanciato un monito ai calabresi: lamentarsi di meno e fare di più. I giovani, la speranza per il cambiamento

Polistena, Ciconte: “Rischiamo una secessione silenziosa” Nel presentare il suo ultimo libro che focalizza tre secoli di guerra al brigantaggio, il fine studioso ha lanciato un monito ai calabresi: lamentarsi di meno e fare di più. I giovani, la speranza per il cambiamento
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di Giuseppe Campisi

Polistena (RC) – Un racconto veritiero e talvolta crudo della storia di tre secoli di brigantaggio vista come lotta di classe o guerra civile che non ha solo interessato il mezzogiorno ma l’intero paese. Con queste premesse il professor Enzo Ciconte ha presentato il suo ultimo lavoro “La grande mattanza. Storia della guerra brigantaggio” presso la corte di palazzo Avati in un incontro pubblico organizzato dall’associazione Libera Università degli Studi di Polistena al quale hanno preso parte il presidente Giovanni Laruffa, don Pino Demasi, referente di Libera per la Piana ed il presidente della Pro Loco, Renato Fida. Ciconte ha così potuto spiegare de visui meccanismi più intimi di una vicenda storica figlia dell’incapacità politica di risolvere la vera questione alla radice «il cui pugno di ferro non ha risolto un problema evidentemente sociale» ma che ha prodotto solamente una decisa criminalizzazione della povertà. «È un problema che si ripete anche oggi» ha continuato Ciconte non risparmiando il parallelismo con una certa politica del terrore presente nel panorama nazionale illustrando come in verità «il brigantaggio nasca da un profondo senso di ingiustizia» prevalentemente legato alla questione terriera ed all’annoso conflitto di classe sul latifondo. In questo contesto,non potevano non emergere in tutta la loro drammatica chiarezza, le colpe omissive e criminali di una certa borghesia collaborazionista che accordandosi con l’usurpatore esercito piemontese altro non ha fatto se non tutelare e, semmai, accrescere il proprio influente potere a discapito dell’anello debole della catena ovvero le classi contadine e diseredate trasformando «un problema sociale in problema criminale». Ecco svelata la chiave di volta del brigantaggio di necessità decisamente distinta dall’evoluzione della filiera mafiosa che – ha voluto sottolineare con decisione lo studioso di Soriano – non mise mai in discussione la proprietà terriera, rimanendone semmai connivente interessata. Un libro storico, come riferito in premessa da Laruffa, ma che apre le porte alla comprensione del complesso fenomeno della questione meridionale, tutt’ora irrisolto, facendo luce su una «verità documentale che attesta una repressione atroce e sanguinosa» – ha esordito il giornalista Gianfranco Manfredi, moderatore dell’incontro – attuata con criteri di assoluta crudeltà e nel pieno favoreggiamento del potere istituzionale dell’epoca, per stroncare ogni forma di ribellione e banditismo verso un territorio, il sud, ritenuto più che altro “un problema da risolvere”. In chiusura, Ciconte– che ha intramezzato un colloquio con Demasi, Fida e l’attento pubblico – è ritornato sull’ attualità politica italiana e meridionale: «Prima la smettiamo di lamentarci degli altri, prima risolveremo i nostri problemi. Dobbiamo avere la forza di mettere al centro le vere questioni; il rischio è quello di subire una secessione silenziosa. La nostra unica speranza – ha detto – è credere in una nuova leva di giovani che sostituisca questa classe dirigente».