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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Pentito Massimo Napoletano: “Nino Lo Giudice aveva programmato un attentato contro un magistrato”

Pentito Massimo Napoletano: “Nino Lo Giudice aveva programmato un attentato contro un magistrato”

Pubblicati oggi sul blog “Guardie o ladri” del giornalista del Sole 24 Ore Roberto Galullo i verbali dell’interrogatorio che il collaboratore di giustizia ha sostenuto nel 2011 davanti ai procuratori Giuseppe Pignatone e Vincenzo Lombardo

Pentito Massimo Napoletano: “Nino Lo Giudice aveva programmato un attentato contro un magistrato”

Pubblicati oggi sul blog “Guardie o ladri” del giornalista del Sole 24 Ore Roberto Galullo i verbali dell’interrogatorio che il collaboratore di giustizia ha sostenuto nel 2011 davanti ai procuratori Giuseppe Pignatone e Vincenzo Lombardo

 

 

CATANZARO – “Nino Lo Giudice aveva programmato un attentato contro un magistrato”. E’ quanto emerge dai verbali dell’interrogatorio che il pentito Massimo Napoletano ha sostenuto nel 2011 davanti ai procuratori Giuseppe Pignatone e Vincenzo Lombardo, pubblicati oggi sul blog “Guardie o ladri” del giornalista del Sole 24 Ore Roberto Galullo. Nell’interrogatorio, Napoletano, che è stato denunciato per calunnia nei confronti di Nino Lo Giudice, e domani dovrà essere interrogato a Campobasso, ha riferito “che Lo Giudice quando era in cella con lui gli disse che il fango sul numero due della Dna Alberto Cisterna era stata un’operazione programmata a tavolino dalle cosche reggine e che Lo Giudice, alias il nano, non era altro che un esecutore”. Nell’interrogatorio del pentito si parla di questo progetto di attentato. “Un attentato – è scritto nel blog – contro un magistrato di Reggio Calabria che però doveva venire da fuori. Un magistrato che si era messo di traverso agli affari della famiglia Lo Giudice, ma che non voleva cedere come del resto Cisterna. Chi sarà questo magistrato – si chiede Galullo – che lavora in Procura a Reggio ma va e viene?”. “Come dice Di Landro – afferma ancora il giornalista nel suo blog – piuttosto che dire la verità, però, Lo Giudice si farebbe ammazzare. E il motivo è semplice: è l’agnello sacrificale della triade Libri-Condello-De Stefano che con questa operazione è riuscita a distogliere l’attenzione sul flusso di traffici a braccetto della cupola massonicopoliticomafiosa. E sono riusciti – prosegue il testo – a distogliere l’attenzione dagli altri veri obiettivi: 1) nella Procura generale di Reggio Calabria il cambio di rotta aveva rotto troppi equilibri della cupola stessa e dunque andava dato un segnale chiaro e forte a chi non poteva più garantire appelli-farsa; 2) fiutato che Cisterna poteva arrivare a Reggio come capo della Procura (o al suo posto persone che come lui avevano fatto della lotta alla cupola una ragione di vita, come Vincenzo Macrì o Roberto Pennisi) era meglio approfittare dell’agnello e spostare subito il tiro su Cisterna che tra l’altro aveva partecipato ad alcune fasi della caccia al superlatitante Pasquale Condello; 3) colpendo Cisterna inoltre si azzoppava Piero Grasso e sui motivi di questo progetto di azzoppamento credo che ci sia molto da scavare anche se nessuno e dico nessuno si azzarda a farlo”.

Roberto Galullo, nel blog che riporta il verbale dell’interrogatorio del pentito Massimo Napoletano, fa riferimento anche a quanto scritto sul quotidiano Calabria Ora dal giornalista Consolato Minniti in merito alle confidenze che Nino Lo Giudice aveva fatto allo stesso Napoletano. Lo Giudice, riporta ancora il blog, “gli disse che il fango sul numero due della Dna, Alberto Cisterna, era stata un’operazione programmata a tavolino dalle cosche reggine”.