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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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Parlamento, il valzer dei 500 Dall'inizio della legislatura sono 493 i cambi di casacca tra i vari gruppi politici. Un parlamentare su tre ha fatto il salto del fosso accasandosi altrove. Una media di 10 spostamenti al mese per tenersi strette poltrone e vitalizio

Parlamento, il valzer dei 500  Dall'inizio della legislatura sono 493 i cambi di casacca tra i vari gruppi politici. Un parlamentare su tre ha fatto il salto del fosso accasandosi altrove. Una media di 10 spostamenti al mese per tenersi strette poltrone e vitalizio
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di Giuseppe Campisi

Una legislatura assai travagliata quanto instabile la XVII. Che i voltagabbana fossero una figura assai presente nel panorama politico italiano era cosa nota ma che il cambio di casacca si compisse con la stessa facilità del cambio stagione un po’ meno. Come spiega molto significativamente Openopolis, il totale dei cambi di gruppo dalle ultime politiche ha toccato quota 493. Giri di valzer, piroette, migrazioni e ritorni di cui a voler tenere la contabilità si fa una certa fatica. Vige un sostanziale equilibrio tra i due rami del parlamento in quello che è diventato un vero e proprio sport della politica nazionale: a Montecitorio sono stati 268 i cambi di gruppo da inizio legislatura, che hanno coinvolto 188 deputati (il 29,84% dell’aula) mentre a Palazzo Madama i cambi di casacca sono stati 225 portati a termine da 133 senatori (il 41,56% dell’aula).

Sia chiaro, tutto perfettamente lecito quanto legittimo in quanto i parlamentari – come recita chiaramente l’art. 67 della Costituzione – svolgono il proprio ruolo ed esercitano le proprie funzioni senza vincolo di mandato verso il partito che ha contribuito alla loro elezione. Una franchigia nella franchigia utile a manlevare il parlamentare dall’ostacolo dei diktat di scuderia certo, ma che non lo preserva dalle ricadute di responsabilità politica verso gli elettori di riferimento sul territorio. «Nel calderone del trasformismo parlamentare per ricordare numeri simili a oggi, è necessario tornare indietro di vent’anni, al 1996, quando la vittoria dell’Ulivo e la successione di quattro governi diversi (Prodi, due volte D’Alema e Amato) inaugurava la stagione dei cosiddetti “voltagabbana”» scrive la cronista politica Lodovica Bulian.

Una verità conclamata ed avvalorata dai fatti poiché ciò che si pensava essere un record riferito appunto alla XIII legislatura (400 cambi di casacca in 5 anni e 4 governi) è stato già frantumato dall’attuale (493) con all’orizzonte il molto probabile superamento di quota 500 allo spirare naturale del mandato (2018). In totale il 33% del parlamento nella sua interezza ha cambiato gruppo almeno una volta con una media mensile di salto del fosso e «forse è questo il dato più significativo – riporta lo studio – di 10 parlamentari cambiano gruppo di appartenenza» che è più di due volte superiore a quella della scorsa legislatura, quando erano 4 ogni 30 giorni. A “guadagnare” parlamentari da inizio legislatura alla Camera sono stati Art.1-MDP (+40) ed AP-CpE (+27) non solo grazie alla formazione di neo gruppi ma anche per effetto dei saldi dello scambio di senatori e deputati.

Sempre attivo il Gruppo Misto (+21) mentre una vera e propria emorragia hanno subito i gruppi FI-PdL (-47) Civici ed Innovatori ex Scelta Civica per l’italia (-30) e lo stesso M5S (-21). Al Senato spiccano i saldi +24 di AP-CpE, i +16 di Ala, Misto ed Art.1-MDP a cui fanno da contraltare le emorragie dei -48 del gruppo FI-PdL, -21 di Civici ed Innovatori e -18 del M5S. Il Pd, principale azionista di Governo, vanta un saldo negativo di -9 deputati e -7 senatori perduti per strada dall’inizio della legislatura mentre la palma della diaspora più imponente va al gruppo Fi-PdL con -96 tra deputati e senatori accasatisi altrove dal 2013. Dunque, non solo le vicende Razzi e Scilipoti, ma quelle di una intera moltitudine di neoredenti e vetero-illuminati dell’ideale politico spiegano bene all’italico elettore il paradigma di cosa non si fa per tenersi strette poltrone e vitalizio.