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Palermo, sequestrati all’imprenditore Niceta beni del valore di 50 milioni di euro

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La famiglia intratteneva rapporti con la mafia

di ROBERTA STRANO

Palermo, sequestrati all’imprenditore Niceta beni del valore di 50 milioni di euro

La famiglia intratteneva rapporti con la mafia

 

di Roberta Strano

 

 

Ieri, in mattinata, è stato sequestrato a Palermo dalla Guardia di Finanza un patrimonio del valore di circa 50 milioni di euro alla famiglia di commercianti Niceta, su richiesta della Dda del capoluogo siciliano. Il sequestro è scattato nei confronti dell’ imprenditore di 71 anni Mario e dei figli Massimo, Pietro e Olimpia, e che comprende le società che gestiscono una serie di negozi a Palermo (in via Roma, Corso Camillo Finocchiaro Aprile, viale Strasburgo e via Ruggero Settimo con il marchio Olimpia) e a Trapani (Blue Spirit e Niceta

Le Fiamme gialle di Palermo hanno operato insieme ai colleghi dello Scico di Roma e al Ros dei carabinieri, coordinati dal procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi e dal pm Pierangelo Padova. La ricostruzione patrimoniale ha permesso di risalire alle infiltrazioni di Cosa nostra e dei suoi leader storici, fra cui Matteo Messina Denaro.
Tra i beni sequestrati figurano 11 società e relativi complessi aziendali, con sede a Palermo e provincia: società di gestione di beni immobili, vendita di preziosi, intrattenimento e commercio al dettaglio di abbigliamento; 12 fabbricati, 23 terreni, 16 automezzi, 5 quote societarie e disponibilità finanziarie.

Il gruppo risulterebbe, sin dai primi anni ’80, in rapporti di contiguità con i fratelli Giuseppe e Filippo Guttadauro (quest’ultimo cognato di Matteo Messina Denaro, per averne sposato la sorella Rosalia), con i quali avrebbe condiviso interessi economici e l’espansione delle attività nel Palermitano e nel Trapanese.
I legami tra il superlatitante Matteo Messina Denaro e il commerciante palermitano Massimo Niceta sarebbero racchiusi in un pizzino sequestrato al boss palermitano Salvatore Lo Piccolo subito dopo il suo arresto. “Carissimo amico mio – scrive Messina Denaro – ricevo la sua lettera e le rispondo immediatamente. La ringrazio di avere trovato il tempo di occuparsi della vicenda del mio amico massimo n. con lui non ho potuto parlare in quanto è fuori per le ferie sono comunque certo che non avrà difficoltà a farle i due favori che lei gli chiede sarà mia cura informarlo appena possibile”. Secondo gli uomini del Ros «Massimo n.» sarebbe proprio Massimo Niceta.

La vicenda a cui il boss latitante fa riferimento riguarderebbe la gestione nel centro commerciale «Belicittà» di Castelvetrano di due negozi.
Per questa ragione il loro impero è stato sequestrato su disposizione della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo.