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Pakistan, il n.2 di Al Qaida ucciso nell’attacco di un drone americano

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Nel nord Waziristan, due missili lanciati da un aereo senza pilota contro un sospetto covo di talebani

Pakistan, il n.2 di Al Qaida ucciso nell’attacco di un drone americano

Nel nord Waziristan, due missili lanciati da un aereo senza pilota contro un sospetto covo di talebani

 

 

(ANSA) NEW YORK – Dopo aver beffato gli americani per anni, Abu Yahya al-Libi, ideologo e “numero 2” di Al Qaida, é stato infine scovato e “terminato”. Ieri è stato inquadrato nel mirino di un drone della Cia, in Pakistan, e i missili Hellfire sono prontamente partiti: sul terreno sono rimasti i cadaveri, carbonizzati, di almeno 15 qaidisti, tra cui il suo. La conferma è arrivata oggi dalla Casa Bianca, secondo cui al-Libi era il ”general manager” di Al Qaida, con un’esperienza ”difficile da replicare”. Era, secondo il portavoce Jay Carney un ”leader operativo…responsabile della supervisione delle attivita’ giornaliere del gruppo”.

E una conferma arriva anche fonti talebane in Pakistan, che hanno definito la sua morte ”una grossa perdita”. Conferme dopo ore di incertezza. Fonti Usa, protette dall’anonimato, avevano solo detto che al-Libi, uno dei ‘duri e puri del nucleo storico’ di al Qaida, era l’obiettivo del raid nella regione tribale del Waziristan, al confine tra Pakistan e Afghanistan. E anche fonti della sicurezza pachistana avevano riferito di aver intercettato telefonate in cui si parlava della morte di “uno sheikh”, confermando che “il libico” era in una abitazione o in una vicina auto distrutte dai missili sparati dal drone, ma non che fosse rimasto ucciso.

I talebani pachistani avevano provato anche a smentire, sostenendo che invece al Libi era scampato al raid e avevano pure affermato con sprezzante ironia che “non è la prima volta che viene dato per morto”.

In effetti, già nell’estate dello scorso anno gli Usa avevano annunciato di avere eliminato, sempre con un drone e sempre nel Waziristan, la primula rossa al-Libi, che peraltro avevano una volta catturato vivo, per poi lasciarselo scappare, nel 2005, da una prigione nella base di Bagram, in Afghanistan. Questa volta però non sembrano esserci più dubbi, e la sua morte rappresenta per la Cia uno dei più significativi colpi messi a segno contro al Qaida dall’uccisione di Bin Laden, la notte del primo maggio dello scorso anno, sempre in Pakistan.

Assieme alla conferma che le operazioni segrete con i droni della Cia sono particolarmente efficaci, anche se ogni volta fanno infuriare le autorità pachistane.

Anche oggi, l’incaricato d’affari statunitense in Pakistan Richard Hoagland è stato convocato al ministero degli Esteri di Islamabad proprio per parlare di droni; mentre un alto funzionario ha ricordato la posizione ufficiale pachistana secondo cui i blitz realizzati con i velivoli senza pilota sono “illegali, contrari alle leggi internazionali e una violazione della sovranità del Paese”.

Una presa di posizione che, assieme al blocco del transito dei vitali rifornimenti per le forze Nato in Afghanistan, si inserisce nelle relazioni già tesissime tra Washington e Islamabad sin dal blitz dei Navy Seal contro Bin Laden. E ulteriormente peggiorate sei mesi fa, quando 24 militari pachistani sono rimasti uccisi in seguito ad un raid aereo Usa al confine tra Afghanistan e Pakistan. Una vicenda per cui Islamabad reclama le scuse da parte del presidente Barack Obama, come ha ricordato ancora ieri il ministro degli Esteri Hina Rabbani Khar, sostenendo che si tratta di “qualcosa che doveva arrivare il giorno stesso dell’incidente e che una partnership non solo richiede ma necessita anche”.