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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Oro e argento nei depuratori In Ticino si pensa di recuperarli assieme ad altri metalli il cui rilascio in natura potrebbe essere pericoloso. Lo “Sportello dei Diritti”: un’idea da sviluppare anche in Italia per l’economia e per l’ambiente

Oro e argento nei depuratori In Ticino si pensa di recuperarli assieme ad altri metalli il cui rilascio in natura potrebbe essere pericoloso. Lo “Sportello dei Diritti”: un’idea da sviluppare anche in Italia per l’economia e per l’ambiente
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Parte da uno studio svizzero l’idea di recuperare oro, argento e metalli preziosi
dalle acque di scarico e dai fanghi di depurazione. Secondo la ricerca condotta dall’Eawag,
l’istituto per la ricerca sulle acque dei politecnici federali di Zurigo e Losanna,
infatti, nella sola Svizzera in tale modo vengono dispersi tra oro e argento circa
1,5 milioni di franchi (pari a oltre 1,3 milioni di euro) all’anno, assieme ad
altri elementi, per esempio terre rare. Nel solo Ticino l’oro sarebbe talmente tanto
che si ritiene potrebbe essere conveniente recuperarlo. L’Eawag ha ricordato che
nell’industria high-tech o in medicina vengono usati sempre più elementi in piccole
quantità. Tra questi il tantalio (elemento di transizione) o il germanio (semimetallo)
nei componenti elettronici, il niobio e il titanio nelle leghe e nei rivestimenti
o il gadolinio come mezzo di contrasto e per i colori luminescenti. Eppure la destinazione
finale di tutti questi elementi dopo esaurimento della loro funzione non è stata
ancora veramente studiata. Molti, anche se non tutti, finiscono nelle acque di scarico.
Su mandato dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) un gruppo di ricerca diretto
da Bas Vriens e Michael Berg, chimici ambientali dell’Eawag, ha quindi esaminato
per la prima volta sistematicamente, in 64 impianti di depurazione elvetici, quali
elementi e in che quantità scorrono a valle con l’acqua depurata o quali vengono
smaltiti con i fanghi di depurazione. Interessante risulta il valore giornaliero
per persona nella popolazione svizzera per ciascun elemento, calcolato in base alla
sua concentrazione. Si tratta di quantità che variano da pochi microgrammi (per
esempio per oro, indio, lutezio) ad alcuni milligrammi (zinco, scandio, ittrio, niobio,
gadolinio), fino ad arrivare a diversi grammi (fosforo, ferro, zolfo). A prima vista
potrebbero apparire risultati di scarso rilievo, ma se riferiti all’intera popolazione
svizzera su tutto l’arco dell’anno si totalizzano quantità considerevoli: circa
3000 chilogrammi d’argento, 43 d’oro, 1070 di gadolinio, 1500 di neodimio e 150 di
itterbio. I valori medi e i valori dei tonnellaggi complessivi forniscono scarse
informazioni sulle concentrazioni degli elementi effettivamente rilevate. Variano
molto in base all’impianto di depurazione considerato, talvolta di un fattore 100.
Per esempio, sono stati registrati valori elevati di rutenio, rodio e oro nel Giura
(verosimilmente causati dall’industria orologiera) o alti valori di arsenico in alcuni
distretti dei Grigioni e del Vallese (probabilmente di origine geologica). In singole
località del Ticino, la concentrazione di oro nei fanghi di depurazione è così
elevata – il motivo è da attribuire alle raffinerie di oro della regione – che potrebbe
addirittura risultarne conveniente il recupero, rilevano i ricercatori. Nonostante
ciò, al momento gli studiosi ritengono che complessivamente un recupero degli elementi
dalle acque di scarico o dai fanghi di depurazione non sarebbe conveniente, né dal
punto di vista economico né da quello quantitativo. Per esempio, la quantità di
alluminio trovata corrisponde a circa lo 0,2% delle importazioni annuali, mentre
per il rame si parla di un 4% scarso. La ricerca ha infine esaminato da vicino l’importanza
delle concentrazioni di elementi per l’ambiente. Studi condotti in Germania hanno
rilevato nel Reno valori localmente critici per le terre rare lantanio e samario.
Non sembra però che ciò sia rilevante per la Svizzera: nella maggior parte delle
località non vengono superati valori limite di rilevanza ecotossicologica o stabiliti
per legge. Unicamente per i metalli pesanti rame e zinco sono stati osservati valori
troppo alti nelle acque di scarico o nei fanghi di alcune località. Tuttavia per
molti “nuovi” elementi si conosce ancora poco sul loro eventuale effetto tossicologico,
sottolineano gli autori. Per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei
Diritti”, in ogni caso, l’idea dello sviluppo di tecnologie per il recupero
di tutti i tipi di metalli, potrebbe essere implementata anche in Italia non solo
per fattori economici ma anche per la tutela dell’ambiente.