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Oppido Mamertina, vanno ai domiciliari Michele e Domenico Moio, difesi dall’avv. Pasquale Loiacono

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Per la Corte d’Appello di Reggio Calabria non sussiste l’aggravante dell’ingente quantità di coltivazione di sostanza stupefacente per Michele e Domenico Moio.
La riforma parziale della sentenza di primo grado permette a Moio Domenico, di 61 anni, e Moio Michele, di 26 anni, di lasciare il carcere di Arghillà ove risultavano detenuti dallo scorso mese di febbraio e adottare gli arresti domiciliari. La Corte d’Appello, infatti, accogliendo gli argomenti esposti durante la celebrazione del processo di secondo grado dai difensori dei Moio, avv. Pasquale Loiacono e avv. Antonio Attinà, ha riformato la sentenza emessa lo scorso mese di giugno dal GUP del Tribunale di Palmi per mezzo della quale padre e figlio del centro aspromontano erano stati entrambi condannati a quattro anni e mesi sei reclusione per il rato di coltivazione di una vasta piantagione di cannabis. Il giudizio di secondo grado si è concluso con l’esclusione della circostanza aggravante dell’ingente quantità e con rideterminazione della pena in anni tre di reclusione e revoca delle pene accessorie del divieto di espatrio e del ritiro della patente di guida per anni due. I due erano stati arrestati dai carabinieri di Oppido Mamertina unitamente allo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria nel febbraio del 2019 e condannati dal GUP di Palmi per il reato di coltivazione di sostanza stupefacente aggravata dall’ingente quantità. I Giudici di Piazza Castello, in accoglimento della tesi difensiva, hanno prima riformato la sentenza di primo grado escludendo l’aggravante dell’ingente quantità riducendo le pene da quattro anni e mesi sei a tre anni di reclusione e successivamente hanno sostituito la custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari.