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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Operazione “Rilancio”, ingiusta detenzione imprenditore Luigi Longo: sentenza storica della Cassazione Per il risarcimento bisogna tenere conto della sua personalità e non è applicabile il rigido criterio matematico. La Suprema Corte dà ragione all'avvocato Napoli

Operazione “Rilancio”, ingiusta detenzione imprenditore Luigi Longo: sentenza storica della Cassazione Per il risarcimento bisogna tenere conto della sua personalità e non è applicabile il rigido criterio matematico. La Suprema Corte dà ragione all'avvocato Napoli
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La Quarta sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla difesa dell’imprenditore taurianovese Luigi Longo in ordine al riconoscimento dell’indennizzo per l’ingiusta detenzione subita nell’ambito dell’operazione “Rilancio” della Procura Distrettuale Antimafia di Roma. La Suprema Corte ha infatti ritenuto che le ragioni del ricorso, addotte dal legale di fiducia dell’imprenditore ed editore della testata online Approdonews, l’avvocato Antonino Napoli, fossero da accogliere in toto, dal momento che la liquidazione dell’indennità per i danni subiti, non può essere stabilita con un mero calcolo matematico, ma bisogna tenere conto della reputazione della persona coinvolta.

Luigi Longo venne arrestato nel 2009, perché sospettato di aver costituito, promosso ed organizzato assieme ad altri, un’associazione a delinquere finalizzata, attraverso i confini di terra e gli spazi doganali, a commettere delitti di ricettazione, contraffazione, introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, di contrabbando e di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. In particolare, è stato imputato per aver fornito il proprio contributo all’associazione in qualità di finanziatore – e comunque sostenitore – del progetto criminoso attraverso la M.C.S, Mediterranean Container Service Shipping S.r.l., di cui era socio per una quota pari al 12,40% in qualità di amministratore unico della C.A.M. Srl, utilizzata per le operazioni di sdoganamento della merce contraffatta. Per tale motivo, scontò 11 mesi e 21 giorni di detenzione cautelare in carcere e successivamente ai domiciliari. Il 15 luglio del 2014 il Tribunale Penale di Roma, ha assolto Longo dai reati ascrittigli “perché il fatto non sussiste”. Successivamente, il 16 ottobre del 2014 la sentenza di assoluzione è divenuta definitiva non avendo né il P.M. né il P.G. interposto appello. La difesa del Longo ha, pertanto, presentato presso la Corte di Appello di Roma il ricorso per il riconoscimento dell’ingiusta detenzione patita.

L’avvocato Napoli non condividendo il principio di diritto adottato dalla Corte di Appello secondo cui non rilevano in sede di ingiusta detenzione i danni non esclusivamente riconducibili alla detenzione, ha proposto ricorso in Cassazione per «mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione in ordine ai criteri adottati e per aver omesso di considerare gli effetti della detenzione sulla società di cui Luigi Longo era socio (revoca autorizzazioni, decozione, sequestro documenti ed impossibilità ad operare) nonché i danni all’immagine e morali di una persona che si era distinta per l’impegno nelle associazioni antiracket, per le denunce e le testimonianze contro i tentativi di infiltrazione della ‘ndrangheta nel porto di Gioia Tauro».

L’indennizzo, secondo l’avvocato Napoli, deve essere il più equo possibile in relazione al concreto e specifico pregiudizio sofferto dal soggetto indebitamente privato della libertà personale e, pertanto, il parametro di calcolo indicato, può subire variazioni verso l’alto o verso il basso in ragione di specifiche contingenze proprie del caso concreto, di cui il provvedimento impugnato non da minimamente conto, ferma pur sempre restando la natura indennitaria e non risarcitoria della corresponsione della somma liquidata. La Corte di Cassazione condividendo le riflessioni del difensore ha accolto il ricorso, annullando il decreto emesso dalla Corte di Appello di Roma, demandando alla stessa Corte di Appello di Roma il nuovo calcolo.