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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 01 MAGGIO 2024

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Nomina Sarlo, assolti “perchè il fatto non sussiste” Scopelliti e Tallini Nessuna irregolarità nella nomina a dirigente della moglie dell'ex giudice Giglio. L'ex governatore e l'ex assessore erano accusati di abuso d'ufficio

Nomina Sarlo, assolti “perchè il fatto non sussiste” Scopelliti e Tallini Nessuna irregolarità nella nomina a dirigente della moglie dell'ex giudice Giglio. L'ex governatore e l'ex assessore erano accusati di abuso d'ufficio
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CATANZARO – Assolti perché il fatto non sussiste. E’ questa la sentenza emessa dai giudici del tribunale di Catanzaro nei confronti dell’ex presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, e dell’ex assessore Domenico Tallini, attuale consigliere regionale di Fi, a conclusione del processo sulla nomina di Alessandra Sarlo a dirigente del Dipartimento controlli della Regione. I due erano accusati di abuso d’ufficio.

La decisione è stata assunta in serata da tribunale collegiale (Tiziana Macrì presidente, a latere Sergio Natale e Annamaria Raschellà, assistente Liliana Di Lieto). Le motivazioni saranno rese note entro 90 giorni. Il processo era scaturito dalla denuncia presentata dal dirigente regionale escluso, Luigi Bulotta.

Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a un anno ed otto mesi di reclusione e l’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Gerardo Dominijanni che ha coordinato le indagini insieme a Domenico Guarascio, la nomina di Alessandra Sarlo sarebbe avvenuta, nell’agosto 2011, in maniera irregolare dopo che un avviso interno non aveva portato all’individuazione di un candidato che avesse i requisiti per l’incarico nella nuova struttura controlli. Tallini era difeso dagli avvocati Enzo Ioppoli e Francesco Scalzi, Scopelliti dall’avvocato Aldo Labate.

La stessa Sarlo, nel 2010, è stata, per un breve periodo, commissario dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia. La dirigente regionale è la moglie del giudice Vincenzo Giglio, arrestato nel novembre 2011 nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Milano sulle attività in Lombardia della cosca Lampada della ‘ndrangheta.