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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Nella quarta serata di Trame le “capitane coraggiose”, donne che hanno detto no al pizzo e al racket

Nella quarta serata di Trame le “capitane coraggiose”, donne che hanno detto no al pizzo e al racket

Elena Ferraro, Francesca Miscimarra e Raffaella Ottaviano hanno raccontato la loro esperienza

Nella quarta serata di Trame le “capitane coraggiose”, donne che hanno detto no al pizzo e al racket

Elena Ferraro, Francesca Miscimarra e Raffaella Ottaviano hanno raccontato la loro esperienza

 

 

LAMEZIA TERME – “Mi manda lo zio… “. Con questo saluto si erano presentati al negozio di
Raffaella Ottaviano a Ercolano, ripetendo una frase pronunciata in tanti altri
negozi della città. Ma il pizzo non si paga solo in soldi: possono importi una convenzione
per riciclare denaro come accaduto ad Elena Ferraro a Castelvetrano oppure il
prezzo da pagare consiste nell’ essere costretti a trasferirsi altrove per continuare
le proprie attività, come accaduto a Francesca Miscimarra.

Storie di donne che hanno detto no al racket e all’usura sono state raccontate nella
quarta serata di Trame4, dalla voce di tre “capitane coraggiose”, che non si
sono piegate e con il loro no hanno provato a innescare il cambiamento nelle
loro realtà.

“Da quando ho denunciato Ercolano è cambiata, oggi si parla di modello Castelvetrano”
ha detto Raffaella Ottaviano spiegando che “si trova il coraggio di dire no se c’è
una rete di altre persone che ti accompagna e sostiene in questo percorso”.

La prima imprenditrice a mandare a casa gli aguzzini nella patria di Matteo
Messina Denaro, Elena Ferraro, ha detto tanti no a quelli che gli chiedevano di
sovrafatturare le prestazioni, una sorta di “pizzo legalizzato” per pulire i
soldi frutto delle attività criminali. “Dopo gli arresti capii che la mia vita
non doveva cambiare”, ha detto la Ferraro: “tante persone mi hanno dimostrato
la loro solidarietà e fondamentale è stato il rapporto con l’associazione
Libera Futuro e con altri imprenditori che come me hanno scelto di dire no”.

“Non me ne sono andata per paura ma perché con il nostro no ci avevano fatto terra
bruciata intorno, le commesse diminuivano e non avevamo più soldi”, è la
testimonianza dell’imprenditrice lametina Francesca Miscimarra che, anche
lontana da Lamezia, non dimentica quei giorni e torna nella sua città per dire
ancora una volta che “serve denunciare per riappropriarsi della dignità, perché
gli aguzzini non ti privano solo dei soldi, ma della vità”. “Questa guerra la
si vince insieme” ha detto la Miscimarra che ha sottolineato il ruolo
dell’associazione antiracket lametina “che mi ha sempre sostenuto e
accompagnato, anche ora che non vivo più a Lamezia”

“2000 le denunce contro usura e racket nell’ultimo anno, più del doppio rispetto al
2011″ sono i dati indicati dalla giornalista Raffaella Calandra che ha
evidenziato come grazie alle attività delle associazioni antiracket diffuse sul
territorio “il ministero degli interni ha stanziato nell’ultimo anno 32 milioni
per sostenere le vittime di usura e racket”.