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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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Operazione “Tela del ragno” nel cosentino

Operazione “Tela del ragno” nel cosentino

Indagate 250 persone in tutta Italia. Ecco i nomi degli arrestati

Operazione “Tela del ragno” nel cosentino

Oltre 500 militari coinvolti tra Calabria, Lazio, Lombardia e Veneto per sgominare cosca con base in provincia di Cosenza e diramazioni in tutta Italia

 

 

Una pax mafiosa cercata negli anni, ma non sempre trovata per lo scontro tra cosche per alcuni appalti pubblici come l’ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria negli anni scorsi e, più recentemente, per quelli della stazione ferroviaria di Paola. E’ lo spaccato che emerge dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri di Cosenza e del Ros che stamani ha portato a 63 arresti, tra vertici e gregari, accusati anche di una serie di delitti commessi tra il ’79 ed il 2008. All’indagine hanno collaborato anche alcuni boss della ‘ndrangheta cosentina, quali Giuliano Serpa, capo dell’omonima cosca di Paola, Francesco Bevilacqua, capo della cosca degli Zingari di Cosenza, Francesco Pino, reggente dell’omonima cosca di Cosenza, Francesco Modio, dei Lanzino di Cosenza. Ad avviare il progetto di pacificazione, sul finire degli anni ’90, secondo le indagini, e’ stata la cosca Lanzino – Cicero, facente capo ai boss storici Gianfranco Ruà e Francesco Perna. L’obiettivo era costituire una “locale” con competenza provinciale, composta da più ‘ndrine attive sul territorio, per accentrare la gestione degli interessi sulla realizzazione di alcune opere pubbliche, superando le conflittualita’ interne, anche attraverso l’eliminazione dei soggetti che si opponevano. Eliminati i dissidenti, fra i quali Vittorio Marchio, Marcello Calvano, Francesco Bruni e Antonio Sena, i Lanzino-Cicero indicarono come referenti, sulla costa tirrenica, Mario Scofano a Paola, Sergio Carbone a San Lucido, Tommaso Gentile e Pasqualino Besaldo ad Amantea, stabilendo un’alleanza con i Muto di Cetraro. Si è formata così una nuova compagine allargata con gli Scofano, i Martello i Serpa ed i La Rosa. I proventi illeciti confluivano in una cassa comune, detta “bacinella”. Il nuovo assetto provocò lo scontro con il nascente gruppo degli Imbroinise, il cui capo, Salvatore, fu ucciso il 13 marzo 2000. La cosca capeggiata da Mario Scofano assunse così la gestione di tutte le attività illecite. Ma nuovi attriti si verificarono ben presto tra Scofano e Giuliano Serpa, superati con una sorta di tregua armata. Un nuovo scontro ben più profondo si verificò il 19 dicembre 2002 con il tentato omicidio, a Paola, di Giancarlo Gravina, legato a Giuliano Serpa, ad opera della cosca Scofano-Martello-La Rosa-Ditto. Ne nacque un violento conflitto tra la stessa consorteria e i Serpa che nel frattempo si erano alleati con i Bruni di Cosenza, con Francesco Tundis di Fuscaldo e Pasqualino Besalto di Amantea che portò a quattro delitti ed a due tentati omicidi. Le perdite subite sia per lo scontro che per gli arresti, portò a nuovi assetti tra le cosche; all’omicidio di Stefano Mannarino, ucciso a Paola il 25 ottobre 2008; al ruolo centrale di Mario Serpa che, dalla semilibertà, riprese il controllo. Tra gli omicidi su cui è stata fatta luce ce ne sono anche due “storici”, quello di Giovanni Serpa, ucciso a Paola l’11 settembre 1979 durante la prima guerra di mafia, e quello di Alfredo Sirufo, ucciso a Paola il 17 dicembre 1993, nell’ambito di una faida sorta all’interno della cosca Serpa.

58 I PROVVEDIMENTI ESEGUITI

Sono 58 i provvedimenti di custodia cautelare eseguiti dai carabinieri di Cosenza sui 63 emessi dal gip su richiesta della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione “Tela del ragno”. Alla cattura è sfuggito Ettore Lanzino, latitante da tempo, ed altre due persone attualmente irreperibili. Luca Bruni, invece, è scomparso all’inizio dell’anno e gli investigatori temono si tratti di un caso di “lupara bianca”. La quinta persona, Franco Sangineto, è morto per cause naturali tre giorni fa. Gli arrestati sono: Gennaro Bruni, di 56 anni, residente Paola; Luigi Bruni (27), residente Paola; Antonio Buono (48), residente a Paola; Paolo Calabria (33), residente Paola; Giovanna Caratelli (41), di Roma; Sergio Carbone (54), di San Lucido; Aldo Caruso (32), residente a Paola; Romolo Cascardo (67), residente a Paola; Valerio Salvatore Crivello (33), residente a Preganziol (Treviso); Giuseppe Curioso (33), residente a Paola; Antonella D’Angelo (51), residente a Roma; Francesco Desiderato (24), residente a Fuscaldo; Antonio Esposito (56), residente a Fuscaldo; Guerino Folino (45), residente Dorno (Pavia); Giacomino Guido (45), residente ad Amantea; Giuseppe La Rosa (32), residente a Paola; Luca La Rosa (34), residente a Paola; Vincenzo La Rosa (55), residente a Roma; Daniele Lamanna (38), residente a Cosenza; Giuseppe Lo Piano (45), residente a Fuscaldo; Pietro Francesco Lofaro (30), residente a Paola; Piero Mannarino (32), residente ad Amantea; Sonia Mannarino (48), residente a Paola; Alessio Martello (22), residente a Fuscaldo; Francesco Martello (24), residente a Fuscaldo; Mario Matera (31), residente a San Lucido; Mario Mazza (28), residente a Fuscaldo; Giovanni Neve (30), residente a Fuscaldo; Alfredo Palermo (29), residente a Paola; Fabrizio Poddighe (34), residente a Fuscaldo; Luciano Carmelo Poddighe (31), residente a Fuscaldo; Ilario Pugliese (30), residente a Paola; Fabrizio Rametta (40), residente ad Amantea; Gianluca Serpa (37), residente a Paola; Livio Serpa livio (45), residente a Paola; Mario Serpa (59), semilbero nella casa circondariale di Pavia; Nella Serpa (57), residente a Paola; Francesco Pino Trombetta (28), residente a Fuscaldo; Giovanni Abruzzese (53), di Cosenza, detenuto a Parma; Alessio Natale (38), di Cosenza, detenuto; Mario Attanasio (40), di Cosenza, detenuto; Pasqualino Besaldo (46), di Amantea, detenuto ad Ascoli Piceno; Michele Bloise (37), di Laino Borgo, detenuto a Roma Rebibbia; Domenico Cicero (55), di Cosenza, detenuto a Viterbo; Antonio Ditto di Seminara (Reggio Calabria), detenuto a Napoli Secondigliano; Gennaro Ditto (36), di Paola, detenuto a Messina; Tommaso Gentile (54), di Amantea, detenuto a Parma; Carmela Gioffré (58), di Seminara (Reggio Calabria), detenuta a Taranto; Giancarlo Gravina (47), di Cosenza, detenuto a Vibo Valentia; Domenico La Rosa (57), di Paola, detenuto a Melfi; Carlo Lamanna (45), di Cosenza, detenuto a San Gimignano; Mario Martello (36), di Paola, detenuto a Volterra; Umile Miceli (46), di Cosenza, detenuto; Mario Scofano (42), di Paola, detenuto a Palermo; Salvatore Serpa (25), di Paola, detenuto a Cosenza; Giuseppe Sirufo (29), di Paola, detenuto a Cosenza; Francesco Tundis (42), di Cosenza, detenuto a Varese; Pietro Sebastiano Vicchio (33), di Siracusa, detenuto a Rossano.

 

(ANSA) – COSENZA – Una vasta operazione dei carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e’ in corso per l’esecuzione di decine di arresti contro i presunti appartenenti a cosche della ‘ndrangheta operanti nella provincia e con diramazioni in altre regioni. Nell’inchiesta sono indagate, complessivamente, 250 persone. Gli arresti sono in esecuzione, oltre che in Calabria, anche nel Lazio, in Lombardia ed in Veneto. All’operazione partecipano 500 militari, oltre ad elicotteri ed unità cinofile.

Autori e mandanti di numerosi omicidi ed attentati compiuti nell’ambito di una guerra di mafia che ha viste contrapposte, tra gli anni 1999 e 2004, diverse cosche del cosentino per il controllo delle attività illecite sul territorio, figurano tra le persone arrestate stamani nell’operazione condotta dai carabinieri. Gli investigatori sono convinti di avere fatto luce anche su altri delitti, uno del 1979, uno del 1993 ed uno del 2008. L’operazione, condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e del Ros e coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha consentito di disarticolare sette cosche attive nell’area del Tirreno cosentino e nel capoluogo e con interessi in varie regioni.

COSCHE INFILTRATE IN APPALTI PUBBLICI

Le cosche della ‘ndrangheta del cosentino sono riuscite ad infiltrarsi in numerosi appalti pubblici, soprattutto nella zona tirrenica. E’ quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri di Cosenza e del Ros che stamani hanno portato all’operazione “tela del ragno” per l’esecuzione di 63 ordinanze di custodia cautelare in carcere. Nell’operazione sono anche stati sequestrati beni per 15 milioni di euro. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, omicidi, tentati omicidi, usura ed estorsione. In particolare sono stati ricostruiti 12 omicidi e tre tentati omicidi. Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ci sono le dinamiche criminali di Cosenza e del versante tirrenico della provincia, con la ricostruzione della maggior parte dei fatti di sangue avvenuti negli ultimi 30 anni di guerre di mafia. In particolare sono state colpite le cosche Lanzino-Locicero di Cosenza (subentrata a quella dei Perna-Ruà), Muto di Cetraro, Scofano-Mastallo-Ditto-La Rosa e Serpa di Paola, Calvano e Carbone di San Lucido, e Gentile-Besalvo di Amantea.

PM: DOPO 30 ANNI RISTABILITA LEGALITA’

“Dopo 30 anni si è ristabilita la legalità”. A dirlo è il sostituto procuratore generale di Catanzaro Eugenio Facciolla, applicato alla Dda per coordinare l’inchiesta che oggi ha portato all’arresto di 63 persone. “Quella di oggi – ha aggiunto – è una grande operazione che disarticola alcune pericolose consorterie criminali”.

SEQUESTRATI BAR E LIDI BALNEARI

Otto imprese sono state sequestrate, insieme a beni mobili ed immobili, per un valore complessivo di 15 milioni di euro, nel corso dell’operazione condotta dai carabinieri nel cosentino. In particolare, i carabinieri hanno sequestrato un’impresa di affittacamere a Paola, la società cooperativa Semas, il bar tavola calda “La Rinascente”, l’impresa di installazione di impianti idrici e termici Clima Planet System, la società che gestisce lidi balneari Pro Toru e le rispettive concessioni demaniali, una ditta per i commercio ambulante di ceramiche, oggetti in plastica e souvenir, una ditta attualmente inattiva operante nello stesso settore, e l’impresa N.S. che si occpua del commercio all’ingrosso di articoli sportivi, abbigliamento e accessori.

UN ARRESTO IN VENETO, ACCUSATO OMICIDIO

E’ stato tratto in arresto nel trevigiano Salvatore Valerio Crivello, 32 anni, coinvolto nell’inchiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro che ha portato stamani da parte dei carabinieri dei Ros a decine di arresti in varie regioni d’Italia contro la ‘ndrangheta. Crivello, che si era stabilito con la famiglia a Preganziol, e’ considerato un esponente di primo piano della cosca e ritenuto reSponsabile dagli investigatori di un omicidio e di intimidazioni finalizzate alle estorsioni e azioni intimidatorie anche nei confronti di appartenenti alle forze dell’ordine. Pochi giorni fa era stato licenziato dal supermercato dove lavorava perché avrebbe approvvigionato i familiari con prodotti a prezzi “di favore”.

PM SENTIRANNO AMMINISTRATORI LOCALI

Alcuni amministratori locali saranno sentiti, gia’ nelle prossime ore, dai magistrati della Dda di Catanzaro nell’ambito dell’inchiesta contro le cosche del consentino che stamani ha portato a 58 arresti sulle 63 ordinanze emesse. Tre destinatari sono risultati irreperibili, altri due sono morti recentemente. Gli amministratori, che non sono indagati, saranno sentiti dagli inquirenti che intendono così chiarire alcuni aspetti emersi nel corso delle indagini in merito agli appalti pubblici ed alla loro gestione.

PM, RIAFFERMATA PRESENZA STATO. PROCURATORE AGGIUNTO CATANZARO: NON ABBIAMO CARTA PER ORDINANZE

”Il messaggio che vogliamo lanciare è quello di una riaffermata presenza dello Stato in un’area dove segni visibili dello Stato erano assenti da troppo tempo”. A dirlo è stato il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell’operazione contro le cosche del cosentino. Complimentandosi con i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e del Ros, Borrelli ha poi sostenuto che “é quasi inutile dal momento che è il livello qualitativo è tale che certi risultati sono scontati”. Il magistrato, infine, è tornato a denunciare il disagio degli uffici giudiziari di Catanzaro. “Non abbiamo – ha detto – nemmeno la carta per stampare le ordinanze. In ufficio sono rimasti solo pochi pacchi. Non sono ancora stati trasferiti i fondi statali e questo sta creando gravi problemi”. Il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo ha dato merito al pm Eugenio Facciolla “di aver saputo ricostruire con pazienza e sapienza il quadro storico e l’evoluzione delle cosche. La cosca in principio era una sola, poi si è scissa. Le consorterie hanno vissuto momenti di pace per controllare il territorio. L’ultimo omicidio è stato causato da una discussione su chi dovesse riscuotere la tangente per i lavori nella stazione ferroviaria di Paola”. “Un aspetto di particolare interesse emerso nelle indagini – ha sottolineato il vicecomandante del Ros, gen. Mario Parente – é la posizione di assoluta rilevanza ricoperta da una donna, Nella Serpa, al’interno dell’omonima cosca di Paola. Altre donne figurano tra i destinatari del provvedimento, ma in questo caso, come documentato dalle intercettazioni degli affiliati e dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, si trattava di una vera e propria reggenza del sodalizio, con l’assunzione anche di decisioni in ordine ad omicidi da commettere”. “Quella di oggi – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri, col. Francesco Ferace – è un’operazione importante, a partire dai numeri dei soggetti coinvolti: 250 tra gregari e affiliati a sette consorterie operanti sul tirreno cosentino e nel capoluogo, tra cui 58 arrestati. Le indagini sono iniziate nel 1999 dopo un omicidio. Le investigazioni hanno iniziato a tessere la tela del ragno ricostruendo gli assetti delle consorterie operanti in provincia”.

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