Ndrangheta, indagato per corruzione Armando Veneto. IN ESCLUSIVA SU APPRODONEWS L’INTERVISTA AL NOTO PENALISTA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE CAMERE PENALI
Giu 03, 2020 - redazione
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Soldi dati nelle mani di un magistrato per ottenere in cambio la scarcerazione di alcuni capi e gregari della cosca di ‘ndrangheta dei Bellocco con l’intermediazione anche di un avvocato. Un’accusa che mesa come un macigno per sette indagati a cui la Dda di Catanzaro ha notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari, che vale come informazione di garanzia. Si tratta del noto penalista Armando Veneto, 85 anni, residente a Palmi; Domenico Bellocco, alias Micu u Longu, 43 anni, residente a Rosarno; Vincenzo Puntoriero, 66 anni, domiciliato a Vibo; Gregorio Puntoriero, 41 anni di Vibo; Vincenzo Abanese, 43 anni, di Rosarno; Giuseppe Consiglio, 50 anni, di Rosarno e Rosario Marcellino, 47 anni, di Rosarno, nei confronti dei quali si ipotizza il reato di corruzione in atti giudiziari aggravato dalle modalità mafiose. Denaro in cambio della libertà. Secondo la Procura distrettuale, tutti e sette gli indagati, avrebbero dato danaro o comunque avrebbero svolto il ruolo di intermediari nella dazione di soldi al magistrato Giancarlo Giusti (deceduto) per ottenere in qualità di giudice relatore ed estensore del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria l’annullamento di alcune ordinanze di misure cautelari emesse dal gip su richiesta della Dda Reggina. I fatti contestati risalgono al mese di agosto 2009, Giusti avrebbe accettato una somma complessiva di 120 mila euro da Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco, 41 anni, i tre indagati da favorire, definiti dalla Dda “corruttori”, ciascuno dei quali avrebbe dato 40mila euro cadauno per ottenere la libertà, attraverso l’intercessione con Giusti da parte dei Puntoriero, di Domenico Bellocco, 43 anni, Vincenzo Albanese, Giuseppe Consiglio, Rosario Marcellino e l’avvocato Veneto. Fatto aggravato dalla mafiosità “avendo posto in essere tali condotte per agevolare le attività della cosca di ‘ndrangheta denominata clan Bellocco e in particolare per consentire il ritorno in libertà di tre esponenti di spicco della cosca e per agevolare la stessa in un momento di grave difficoltà generato dall’esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di capi e gregari della cosca disposta dal gip del Tribunale di Reggio su richiesta della locale Dda a seguito dell’esecuzione di alcuni provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nell’ambito di un’ indagine volta a disarticolare la struttura organizzativa della cosca. L’avvocato Veneto e Domenico Puntoriero in forza del rapporto di amicizia con Giusti, proprio per il loro ruolo di intermediari nella dazione di danaro, “avrebbero fornito un concreto apporto al rafforzamento, alla conservazione e alla prosecuzione della cosca Bellocco, attraverso la ripresa operativa che ciascuno dei tre indagati posti in libertà ricopriva, con inevitabile vantaggio dell’associazione mafiosa, peraltro in un frangente di particolare fibrillazione interna al sodalizio criminale, determinato dall’intervento repressivo della Dda. Fin qui le ipotesi di accusa, di fronte alle quali gli indagati, assistiti dai loro legali difensori, potranno chiedere di essere sentiti, depositare memorie e compiere ogni atto utile per l’esercizio di difesa. Il fascicolo è passato nelle mano della distrettuale di Catanzaro competente a giudicare magistrati provenienti dal distretto reggino.(fonte Zoom)