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‘Ndrangheta, Confiscato il patrimonio di un imprenditore nel reggino per un valore di oltre 900 mila euro

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I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della locale Procura della
Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un
provvedimento della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria con il quale è stata
disposta, impregiudicata ogni diversa valutazione negli eventuali successivi gradi di giudizio, l’applicazione
della misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale e quella patrimoniale della confisca di beni nei
confronti di un imprenditore indiziato di “appartenenza chiara ed univoca” alla ‘ndrina Vadalà di Bova Marina
sebbene l’impianto probatorio non sia stato sufficiente a fondare la responsabilità penale.
In particolare, la Compagnia di Melito Porto Salvo ha eseguito indagini ed accertamenti – anche attraverso
l’analisi delle transazioni economico-finanziarie effettuate dall’imprenditore negli ultimi 20 anni – finalizzati alla raccolta di elementi idonei a dimostrarne la pericolosità sociale “qualificata” nonché la sproporzione tra i redditi dichiarati e il patrimonio effettivamente posseduto, anche mediante persone interposte.
Pertanto, nei giorni scorsi i finanzieri hanno confiscato 3 polizze assicurative per un controvalore nominale di
300.000 euro, 12 fabbricati e 10 terreni, ubicati a Bova Marina e Reggio Calabria, ed 1 autoveicolo, già
sottoposti a sequestro di prevenzione nell’agosto 2020.
L’Autorità Giudiziaria ha inoltre disposto, nei confronti del soggetto, la misura personale della sorveglianza
speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel citato Comune jonico, per la durata di tre anni.
L’attività di servizio in rassegna testimonia l’elevata attenzione mantenuta dai militari della Guardia di Finanza
di Reggio Calabria che – nel solco delle puntuali indicazioni dell’Autorità Giudiziaria reggina – continua a essere
rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie
illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento del
mercato e favorire la libera concorrenza, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità e tutelare la sana imprenditoria.