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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 23 APRILE 2024

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Natale ieri e oggi

Natale ieri e oggi

La festa arriva troppo presto e troppo presto se ne va

di SALVATORE LAZZARO

Natale ieri e oggi

 

La festa arriva troppo presto e troppo presto se ne va

 

Il fatto è che Natale arriva sempre troppo presto. Il tempo di dire buona Pasqua, che subito devi fare gli auguri  per il 25 dicembre. Non era così nella nostra infanzia. Il tempo, tipico dell’età, era oltremodo dilatato. Le scuole non finivano mai. E Natale era lontanissimo. Ma da quando siamo adulti e pure incanutiti, come ti giri e ti volti, ecco il che bussa alle porte il Natale. Solo che adesso non fai i tempo ad assaporarlo, a coglierne la letizia, che puff!  è già svanito.

E’ una festa consumistica, si sa. Ma era meglio quando non si aveva una lira per comprare i regali ai figli, ai parenti e agli amici? Quando solamente la Befana provvedeva a donare qualcosina di poco costoso ai figlioletti? Forse adesso, spinti dalla pubblicità e dagli sfavillanti inviti delle vetrine dei centri commerciali, si esagera in senso opposto. Ma chissenefrega. La tredicesima non l’hanno inventata apposta?

E la letterina? Ma alle scuole la fanno scrivere ancora? Quel compendio di buoni propositi che, tutti compiti, durante il pranzo di Natale, leggevamo ai nostri genitori. Che sovente erano analfabeti e non è che ci capivano tanto di quello che declamavamo. Ma tant’era. Credevano alle nostre promesse che saremmo stati più buoni e più studiosi. Ma i soldi erano pochi. E dopo la lettura, i padri se la cavavano con una carezza sulla testa del pargolo. Per fortuna c’era sempre in casa uno zio scapolo con il portafogli non completamente vuoto. E ci pensava lui a darci le cento lire per il cinema. Dopo di che, incominciava un nuovo anno e puntualmente nessuno dei nostri buoni intenti contenuti nella letterina di Natale venivano mantenuti.

Ah, l’odore delle zeppole fritte. Quell’aria acre che faceva tossire e smoccolare il marito della massaia che le preparava perché, da fumatore incallito, soffriva di asma. Si incominciava a friggere l’8 dicembre e si terminava con l’Epifania. Adesso si trovano tutto l’anno. Nelle panetterie e nei forni le zeppole le puoi comprare quando ti pare. Ecco perché non fa più tanto impressione provarle a Natale. Manca l’ansia dell’attesa che prolunga il gusto dell’assaggio. Una proposta. E se vietassimo la preparazione e la vendita delle zeppole durante il resto dell’anno, per renderle obbligatorie solo nel mese di dicembre? Anche perché, diciamo la verità, mangiare una zeppola o una crespella (le due pietanze vanno insieme) durante il periodo estivo, in una di quelle tante sudaticce e accaldate sagre strapaesane, non è che sia il massimo della golosità.

Puntuale, alle prime luci dell’alba, arrivava orchestrina della novena. Con il cantante imbacuccato che, già rauco, ripeteva a ogni porta il tu scendi dalle stelle. Il paese era piccolo, non c’era poi tanto da girare. Alla vigilia le famiglie regalavano qualcosa agli orchestrali, i quali consegnavano una figurina della Natività o di  Gesù Bambino benedicente nella mangiatoia. Oggidì, che le città sono cresciute disordinatamente, la novena non passa più. Di tanto in tanto si vede qualche extracomunitario vestito da Babbo Natale che con una fisarmonica strimpella note a casaccio per poi chiedere l’obolo ai passanti. Certo, è qualcosa. Ma non è la stessa cosa.

Ora vanno di moda i “presepi viventi”. Non più le statuine di gesso che affollavano le nostre scenografie  domestiche modellate con la carta del cemento e la farina per neve. Si tratta di gente in carne e ossa. Vestita come all’epoca. Che si muove fingendo varie occupazioni in piazza o per i vicoli dei paesi. E ogni anno c’è la gara a chi deve parteciparvi (si tratta pur sempre di teatro, si tratta pur sempre di mettersi in mostra). E come al solito, partono le raccomandazioni. E certe volte si esagera. Per esempio, l’anno scorso, in un piccolo centro, a interpretare la parte del Bambinello è stato scelto un ragazzotto di 15 anni, figlio del sindaco. E come Madonna una spilungona con fisico di top model, che aveva partecipato alle selezioni per il Grande fratello: era la nipote del parroco.

Per non parlare della tombola. Quando i numeri – rigorosamente estratti da una calzetta rammendata – si puntavano con le bucce dei mandarini o con i fagioli secchi. Che bastava un movimento a spostare tutto. E bisognava ricominciare daccapo. Altro che bingo. Altro che cartelle con i numeri che si segnano abbassando la finestrella. A  casa nostra era sempre il nonno che voleva tenere il tombolone. Lo accontentavamo perché era vecchio e cieco. Vinceva sempre lui: ambo, terno, quaterna, cinquina e tombola. Fino a quando non abbiamo scoperto che, nell’estrarre i numeri, si dilungava un tantinello, giusto l tempo per studiare a fondo il cerchietto di legno onde individuare al tatto il numero contenuto che era in rilievo. Da buon cieco ne faceva la lettura tipo braille.

Eh, già. Natale arriva troppo presto. Se ci fate caso, questo di adesso è già passato. Chissà se facciamo in tempo per formularvi i nostri migliori  auguri di Buone feste. Chissà.

redazione@approdonews.it