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TAURIANOVA (RC), VENERDì 26 APRILE 2024

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Morte Nino Candido, i familiari del vigile del fuoco, “Infangata la sua memoria” La madre, "Il tentativo di condizionare un processo in corso costituisce un insulto nei confronti della vita ormai persa dei Vigili Matteo, Marco e Nino e ancora di più l’ennesima offesa alla giustizia"

Morte Nino Candido, i familiari del vigile del fuoco, “Infangata la sua memoria” La madre, "Il tentativo di condizionare un processo in corso costituisce un insulto nei confronti della vita ormai persa dei Vigili Matteo, Marco e Nino e ancora di più l’ennesima offesa alla giustizia"

Riceviamo e pubblichiamo

La Sig.ra IELO Maria Stella, madre del povero Antonino, dichiara quanto
segue:

“Avrei potuto immaginare che la memoria di mio figlio Nino non ricevesse la
meritata giustizia, ma mai mi sarei aspettata che qualcuno, dopo il dolore arrecatomi,
la potesse infangare al punto da spezzarmi l’ultima parte di cuore che mi è rimasta.
Chi ha diffuso questa notizia lo ha fatto con un intento ben preciso, tutto a vantaggio
di coloro i quali, oggi imputati, cercano, ancora una volta, di trarre il massimo profitto
dalle disgrazie altrui.
Matteo, Marco e Nino non sono eroi e mai avrebbero voluto esserlo; erano semplici
Vigili del Fuoco che, chiamati ad intervenire, hanno semplicemente svolto il loro lavoro.
Condivido il titolo dell’articolo del giornale “Il Piccolo”, “Gli eroi hanno perso il
mantello”, perché quel mantello gli è stato brutalmente strappato con la pubblicazione
di circostanze assolutamente ininfluenti ai fini processuali.
Il tentativo di condizionare un processo in corso costituisce un insulto nei confronti della
vita ormai persa dei Vigili Matteo, Marco e Nino e ancora di più l’ennesima offesa
alla giustizia.
L’unico dato sicuro e dimostrato, è che gli imputati hanno previsto e voluto ad ogni costo
fare esplodere la seconda cascina alle ore 1.30 di quella maledetta mattina del 5.11.19,
pur sapendo della presenza di quei giovani pompieri. Nulla di più.
A me rimane solo il pensiero e la speranza che un giorno, da quei maledetti 1287 km
che separano Alessandria da casa mia, torni mio figlio; purtroppo so che ciò non potrà
mai più avvenire. Non voglio alcun centesimo da parte degli assassini di mio figlio,
voglio e invoco, con le poche forze rimaste della mia anima perduta nel dolore, solo
giustizia.”
Aggiungono gli Avvocati Fabio Federico e Sergio Mazzù: “non abbiamo
elementi per individuare chi ha diffuso tali informazioni, ma possiamo con grande
serenità affermare che quanto riportato nell’articolo del 15/01/2021 dal quotidiano
il Piccolo, nulla ha a che vedere con le responsabilità degli imputati i quali hanno
deliberatamente accettato il rischio, al fine di frodare l’assicurazione e cagionare la morte
dei vigili soccorritori.
Ogni altra valutazione al riguardo, anche all’imprecisa notizia sulle condizioni
tossicologiche dei pompieri intervenuti, vittime della strage, tra l’altro, non tiene conto
dell’effettivo grado e tasso di determinazione delle sostanze presumibilmente assunte.
Tenuto conto anche che l’intervento dei vigili del fuoco è stato compiuto come da
regolamento e l’accesso presso la seconda cascina è avvenuto dopo aver utilizzato
l’esplosimetro e che l’esplosione si è verificata per la predisposizione certa ed inequivoca
del timer alle ore 1.30. Circostanza conosciuta agli imputati che deliberatamente e
consapevoli della presenza dei pompieri intervenuti sul luogo del disastro, sceglievano di
non comunicare nulla ai soccorritori, anzi, come provato dalle tempistiche della
comunicazione della prima esplosione, avvenuta alle ore 1.02, attendevano
appositamente, ritardando il loro intervento, che esplodesse la seconda cascina. Infatti è
stato accertato che dalle 1.02 per giungere sul luogo dell’omicidio il Vincenti anziché
impiegarci circa 20 venuti, percorreva il tragitto da casa sua alla cascina di Quargnento
in oltre 32 minuti, guarda caso, giungendovi tre minuti dopo la seconda esplosione.”.