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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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Monna Lisa forse parte di un trittico?

Monna Lisa forse parte di un trittico?

Proseguono gli studi di Salvatore Guadalupo

di TERESA COSMANO

Monna Lisa forse parte di un trittico?

Proseguono gli studi di Salvatore Guadalupo

 

«Una scoperta che potrebbe minare le basi del cristianesimo». Queste le parole dello studioso Salvatore Guadalupo, riguardo gli studi da lui stesso intrapresi, sulla Bibbia e la cristianità, partendo da Leonardo Da Vinci e dall’emblematica Gioconda. “Gli studi e le ricerche su Monna Lisa non sono ancora terminati – ha sottolineato Guadalupo – c’è infatti da appurare ancora se Thomas Coll, autore del dipinto che mi diede l’indizio, circa l’attribuzione del ponte alle spalle della Gioconda, quale ponte di Tivoli (ndr vedi articolo precedente “Gioconda: il ponte alla sinistra è quello di Tivoli”), abbia un nesso con le ricerche. Pare infatti che Coll, fosse proprietario, nel 1717, di un codice, detto codice “Hammer”, dal nome del suo successivo proprietario, che svela i misteri legati a questa figura e che oggi appartiene a Bill Gates”. Guadalupo comincia quindi le sue dissertazioni partendo da un disegno. Si tratta di una lettera dell’alfabeto, una B, capo lettera di pagina 33 del libro D’orè  della Monumenta Bergomensia XXIX. Nel libro si legge, spiega Guadalupo, «Mariae Virginia “secundum consuetudinem Romanae Curiae” (secondo consuetudine  curia romana), o “fratrum minorum” (frati minori) o “ordinis carmelitanum” (ordine dei carmelitani) passato poi nei libri liturgici. Papa Martino V nell’indulgenza del giubileo (giubileo in latino: iubilaeum, dall’ebreo Yòbèl che significa corno) del 1423, introdusse la visitazione della quarta basilica di Santa Maria Maggiore, spostando quindi l’interesse ecclesiastico sulla Madonna». «Secondo gli studiosi – continua Guadalupo –  il miniaturista della lettera B è di origine francese e si è formato negli ambienti umanistici italiani, più legati al libro (dorè) che alla pittura. Da tali affermazioni emerge che l’autore era a conoscenza degli stessi codici e della loro storia. Il tutto deriva dagli intrecci arabeschi di tipologia musulmana e dalle decorazioni “siriache” che usa e che gli valgono l’appellativo di “esperto bibliofilo” e “bibliotecario”». A questo punto Guadalupo passa a spiegare, il significato della frase latina. «Carmelitani o della Vergine Maria del monte del Carmelo, in quanto papa Eugenio IV nel 1432 ne mitigò regole antiche derivanti dal ritenersi discendenti dei discepoli del profeta Elia. Ordine del Carmelo o dei mendicanti: istituito in Siria verso il XII secolo. Questa cronologia esclude quindi che l’autore del capo lettera B  abbia seguito l’ordine dei carmelitani o della vergine Maria del monte del Carmelo, sorto per opera di San Bertoldo nel 1154, ma verosimilmente, vista l’accettazione della regola, secondo consuetudine  curia romana accettata, abbia invece fatto riferimento all’ordine delle Carmelitane, fondato nel 1452 e adeguato alla riforma  successiva del 1562, di papa Pio IV». «In sostanza – conclude Guadalupo – il periodo in cui il capolettera B fu disegnato è da collocarsi al XV secolo, previa riforma di Pio IV». Da qui cominciano le sue riflessioni sulla Gioconda. «Ricollegandosi al periodo in cui visse Leonardo Da Vinci – spiega lo studioso – possiamo addebitargli il disegno. La lettura della frase, il cui capoverso è la B e quindi B-eatus  vir  Q vidi non abitit in consilio (accorgimento) impioret (implorare) in via peccator (peccato) non stetit (non stare)”,  può essere tradotta “Beata vergine concepita senza peccato? O bisogna concepire quel Beatus sostantivo maschile e quindi beato, verbo nato senza peccato? Se si osserva il capo lettera nella parte alta, si nota un bambino che fuoriesce dal ventre  materno, se si gira il disegno fino a quando il bambino resta orizzontale si possono notare le gambe della partoriente, che sono i due segni rossi, quindi una dimostrazione di parto cesareo. I due gigli tenuti in mano dalla “partoriente” e quindi da Maria sono simboli di purezza e i due uccellini a fianco ci fanno pensare ad una doppia maternità. Con una doppia maternità s’intende un parto gemellare». «Oggi quasi tutti sanno che l’apostolo Tommaso era detto “didimo”, che significa “gemello”. Nel cenacolo lo ritroviamo alle spalle di Gesù con il dito indice sollevato. Il dito alzato emerge in alcuni disegni di Leonardo Da Vinci, e precisamente nel San Giovanni con il dito indice alzato”, che ha le fattezze dell’aiutante del maestro, un tale Salai (che significa demonio). Il collegamento dell’ambiguità sessuale del disegno è reso doppiamente ambiguo se ciò si collega al San Tommaso del cenacolo e alla Monna Lisa. Quest’ultimo accostamento alla Gioconda è dato dalla rassomiglianza tra i due a dir poco impressionante. In definitiva  si puntualizza che la Monna Lisa  è effettivamente una donna, ma nei vari passaggi  simbolici fino a rintracciare il Salai,  il maestro ne usa l’immagine e richiama una doppia simbologia “sessuale” non tanto legata alla sessualità della Gioconda, ma del suo fido aiutante, forse amante omosessuale. Il sospetto dell’amante deriva anagrammando il titolo del quadro, scritto in inglese. THE MONA LISA = SI HO L’AMANTE = NOME SALAI …. TH (i puntini indicano che il quadro San Giovanni, di cui fu musa il Salai, è il quarto quadro di Leonardo)». Secondo Guadalupo la Gioconda farebbe parte di un trittico. «Si è scritto che – spiega lo studioso milanese – due gemelli nacquero a Maria  e altri due figli ne seguirono. Attraverso la lettura della Bibbia, possiamo identificarli. Cosa lega Maria, madre di Gesù alla Gioconda? Il quadro di Leonardo, detto Mona Lisa, mona è l’altro modo in cui si definiva una donna in quei tempi, ed è abbreviativo di Madonna. Il primo quadro da accostare alla sinistra di Monna Lisa, è la “Madonna dei Fusi”, facendo combaciare i due ponti ed il colore delle ombre delle rocce della Madonna con la riva del fiume sulla spalla di Lisa. Il collegamento tra le due immagini è chiaro, entrambe ebbero quattro figli. Il secondo quadro da accostare è stato smarrito, ma ci viene incontro un’artista che praticamente copiava maniacalmente tutte le opere di Leonardo, ossia Cesare Da Sesto. L’opera è “Leda ed il cigno”, anche qui troviamo il ponte. L’accostamento avviene facendo combaciare la linea orizzontale, quindi il terreno alle spalle dei bambini con il terreno ai fianchi della Monna Lisa. Cosa significa tutto ciò? Leda regina greca, secondo la leggenda, attraverso un rapporto con Dio ebbe quattro figli, di cui i primi due erano gemelli, ma solo uno di essi era il vero figlio di Dio. Sembra ovvio che la simbologia sui figli unisca tutti i quadri e non solo. Se proviamo a ritagliare la testa del disegno di Leda e lo sovrapponiamo alla testa della donna seduta nel Cenacolo, si nota la stessa immagine, e come se non bastasse, un altro dipinto della Leda con il cigno, di cui non conosco l’autore, in bianco e nero, mostra di avere il ponte all’altezza tra collo e spalla, come la Monna Lisa. Se si osserva il quadro di Leda, troviamo tre uccellini di cui due adulti o grossi e l’altro più piccolo, (feto), un pò come dire che nel quadro Monna Lisa è incinta in attesa del terzo figlio. Gli stessi due uccellini si ritrovano nel capo lettera “B”».

 

001

Lettera B

trittico_mona_lisaok

Trittico

salai-san_giovanni

San Giovanni

Cenacolo1

Cenacolo

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Particolare della donna (?) alla destra di Gesù

leda_e_il_cigno

Leda e il cigno, il cui capo è simile alla donna del Cenacolo

t.cosmano@approdonews.it